Quando scrive di immortalità, Cesare Pavese la indica ne il ricordo che porta e il ricordo che lascia ogni essere umano e, se a scriverne è lui, c'è poco di cui dubitare. Se poi il ricordo è una forma d’arte, beh è scontato approdare a un livello superiore.
Dal gennaio di cinque anni fa, il ricordo di David Bowie riempie ancora il mondo, e lo fa in modo vivo, luminoso. L’iniziale abisso di assenza si è colmato di nuova consapevolezza, gratitudine, pura gioia nel sapere quanto (e come) egli sia presente.
Del resto, Bowie non è solo un artista eccelso, in grado di riverberare la sua lezione su musica, cultura, costume: è sinonimo di libertà, confronto, sperimentazione; della voglia di conoscere l’altro, abbattere i confini senza diventare schiavo né del pensiero comune né delle più intime paure. La sua linfa vitale scorre tra pagine di libri, tele di artisti, tracce di dischi, pellicole cinematografiche, paesaggi urbani. I suoi frammenti sono disseminati impalpabili in una moltitudine di esperienze, in grado di segnare una vita tanto quanto il mondo intero, in una supernova di arte pura.
“Aspiravo a un’arte che avesse un peso simbolico dove potessero confluire il teatro e altre esperienze”, confessa lui stesso, anni fa, in un'intervista realizzata da Hanif Kureishi.
Il suo raccontare e raccontarsi trasforma ogni brano in una storia, che si rinnova a sua volta in una luminosa dimensione teatrale, dipinta dalle visioni del suo autore. Poetica, scrittura musicale, mise-en-scène concretizzano in più dimensioni la bellezza, le influenze dissimili incanalate in energia creativa. Il talento è innescato da stimoli diversi, il grande dono è quello di averlo condiviso con tutti, senza limiti di tempo e spazio, abbattendo i confini di genere per diventare archetipo culturale.
La carriera di Bowie abbraccia mezzo secolo, un’opera omnia che, per mole e natura, deve essere affrontata un capitolo — anzi, un paragrafo — alla volta: la passione per Tintoretto, tanto da dedicare al pittore la sua casa discografica; il periodo berlinese condiviso con Iggy Pop e Brian Eno; l’amore per la fucina creativa newyorchese; il metodo di scrittura creativa dadaista, geniale, ipnotico e tanti, tanti altri aspetti più e meno noti. Eppure, c’è sempre qualcosa di abissale, inafferrabile, che spinge ogni giorno ad avvicinarsi a lui.
In questo universo dalla bellezza travolgente, è la collega (e amica) Eleonora Bagarotti, musicista e giornalista, a riassumere uno degli insegnamenti più profondi di Bowie, durante una puntata della trasmissione radio Book Of Dreams:
Libertà e attenzione verso l’altro fanno sì che la nostra linfa scorra sempre e che quanto vediamo nemico o lontano andrebbe solo approfondito.
— Eleonora Bagarotti
Questo, come sottolinea sempre lei, non omaggia tanto un semplice ricordo, bensì ravviva una presenza: perché David Bowie è qui, è il bianco tra le parole, l’attesa del suono, il pensiero libero.
Ascoltare un suo disco, uno a caso o il preferito; guardare un film, che sia The Prestige o Labyrinth o la meravigliosa sequenza di Inglorious Basterds con la colonna sonora di Cat People (Putting Out Fire); sfogliare il catalogo della mostra David Bowie Is Inside; sono innumerevoli le cose da fare e queste sono solo le prime che mi vengono in mente, per celebrare ogni giorno, più che mai in questi giorni, il genio di David Bowie. Un modo per ricordare, in primis a noi stessi, che l’arte è lasciare qualcosa, è un dono, che continua a vivere risplendendo in altre vite.
PS: il sette è un numero incredibile, ricorre in storia, mitologia, cultura. Sette, per citarne un paio, sono le arti liberali, sette è la completezza secondo il buddhismo. Sarà un caso che il Dispaccio #7 sia dedicato a Bowie? Ebbene...
Foto di Matthew Davis (Unsplash)
Una lettura
Il book club di David Bowie, John O’Connell, traduzione di Fabrizio Coppola, illustrazioni di Luis Paadin (Blackie Edizioni, 2020)
Tre anni prima della scomparsa, David Bowie svela una lunga lista di letture, le più importanti e influenti della sua esistenza. Immaginario, idee e ispirazioni letterarie scorrono da sempre nella sua vita e nella sua opera; vorace lettore sin da piccolo, le pagine sedimentano, riemergono in una sorta di processo alchemico per trasformarsi in meraviglia musicale e visiva. Questo libro non è un trattato o una biografia, tantomeno un elenco di volumi, è piuttosto una panoramica degli “strumenti che [Bowie] ha usato per navigare la propria vita”, per diventare unico. Così, è possibile collegare all’estetica e alla poetica di Bowie Arancia Meccanica di Anthony Burgess e Il gabinetto delle meraviglie di Mr. Wilson, l’Iliade di Omero e The Age of American Unreason di di Susan Jacoby, passando per Dante, George Orwell, Mikhail Bulgakov, John Cage e tanti altri. Del resto, come scrive l’autore, la lettura “ci porta fuori da noi stessi solo per poi rimetterci al nostro posto infinitamente arricchiti”. Nel caso di Bowie, per dar vita al capolavoro della sua arte.
Ecco i 100 libri che hanno cambiato la vita di una leggenda sul sito di Blackie Edizioni.
Un ascolto... in arrivo
Mother / Tryin’ To Get To Heaven, David Bowie (Parlophone/ISO Records, 2020)
Dopo Blackstar, il disco di commiato di David Bowie al mondo terreno, sono stati pubblicati diversi album, come le session registrate per uno speciale della BBC di ChangesNowBowie o i concerti No Trendy Rechauffé (Live Birmingham 95) e Ouvrez Le Chien (Live Dallas 95). L’8 gennaio, giorno in cui Bowie avrebbe compiuto 74 anni, l’appuntamento è con un singolo contenente due brani: una cover di John Lennon e una di Bob Dylan. Le canzoni sono state registrate entrambe a fine anni Novanta, per la precisione Mother nel periodo tra Earthling e Hours, mentre Trying’ To Get To Heaven arriva dalle registrazioni di LiveAndWell.com.
Per i feticisti del collezionismo, saranno disponibili delle sontuose edizioni limitate del singolo, che tuttavia è possibile ascoltare anche in digitale, ad esempio sul canale Spotify di David Bowie.
DA ROLLING STONE
David Bowie (tra le tante cose) ci ha insegnato a superare i limiti e pensare fuori dagli schemi. L’anno scorso, di questi tempi, ne scrivevo su Rolling Stone cercando di capire non tanto la sua eredità, bensì gli insegnamenti che hanno cambiato profondamente musica, cultura, il mondo in cui tutti noi viviamo e che è nostro dovere rendere migliore.
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