Anni fa, quando ho messo piede nel Dipartimento di Musicologia, sono stata subito travolta dalla prima di un’infinita serie di rockstar: Wolfgang Amadeus Mozart. Mi affascina sempre pensare come un personaggio, vissuto in un passato remoto e all’apparenza così distante dall’attuale orizzonte, possa cambiare il nostro modo di pensare e guardare il mondo intorno.
Tuttavia, non è lui il protagonista di oggi, bensì qualcuno che, nei tomi e tomi da studiare per ogni singolo esame, occupava migliaia di pagine e altrettanti spartiti; un artista famoso per genio e parrucca, scomparso sei anni prima della nascita di Mozart: Johann Sebastian Bach.
A proposito di date, per (quasi) ogni sua biografia, la questione è la stessa: il compleanno di Bach è oggi oppure dieci giorni fa? Molte fonti riportano il 21 marzo, ma secondo il calendario giuliano, utilizzato nella Germania protestante; stando a quello gregoriano, quello corrente, il compositore sarebbe nato proprio oggi, ad Eisenach, nel 1685.
Discordanze a parte, col protagonista del genetliaco, ho capito l’arte del contrappunto, mi sono entusiasmata per l’abilità nel non porsi confini, mescolando musica sacra luterana e opere profane, ho ammirato la volontà di sbirciare oltre le frontiere tedesche e assorbire le influenze dei grandi maestri francesi e italiani: un genio, appunto, abile nel comporre, nel disegnare musica nella mente e tradurre questa complessità sulle partiture, grazie alle quali vive ancora oggi. In effetti, il nome di Bach riverbera nei secoli anche grazie anche a un certo Johann Nikolaus Forkel, il musicologo che ha pubblicato la sua storia, imprimendone su carta l’immortalità.
Insomma, Bach fa pensare a come un individuo possa andare oltre, superando le barriere del tempo e dello spazio. Già, perché quando la Nasa spedisce in orbita il Golden record — un’ora e mezza di musica, da Stravinsky a Chuck Berry passando per le cornamuse dell’Azerbaijan —, c’è anche lui. Per la precisione, Bach fluttua da qualche parte, nell’infinito, col Primo movimento del Concerto brandeburghese n. 2 in Fa maggiore, suonato dalla Munich Bach Orchestra diretta da Karl Richter.
Johann Sebastian Bach, particolare del ritratto di Elias Gottlob Haussmann, Bach-Archiv di Lipsia (Wikimedia Commons).
Quindi, riusciamo a creare cose splendide: certo, forse non tutti siamo in grado di scrivere melodie immortali che diventano un baluardo dell’umanità nell’universo, tuttavia, con le dovute proporzioni, un po’ di impegno e fantasia possono condurci davvero lontano, lasciare un segno. L’alternativa è rimanere sempre lì, a fissare il nostro ombelico e narrare la nostra storia come pensiamo sia meglio per noi e il nostro ego, mentre le macerie cadono intorno.
Dal canto mio, preferisco guardare le stelle, preferisco Bach.
Un concerto in streaming
Ben Ottewell, Bring It On - Solo acoustic
È la voce dei Gomez, ruvida e intensa, è un cantautore dalla sensibilità innata, è un musicista di talento: qualche accordo limpido alla chitarra e un accenno delle sue canzoni sono sufficienti a svoltare ogni giornata, persino la più buia. Lo scorso sabato, Ben Ottewell ha organizzato un personale concerto dal salotto di casa sua, due set, uno pomeridiano e uno serale (con tanto di incantevole partecipazione della figlia), di una forza dirompente. Doverosa segnalazione: è possibile versare un obolo digitale, l’offerta è libera, direttamente sul conto PayPal dell’artista.
Le due dirette sono ancora disponibili sulla sua pagina Facebook.
Un libro di poesia
Papavero bianco. Storia di una consolazione, Ilaria Spadaccini, illustrazioni di Giuliet Françoismarie (Foschi Editore, 2020)
Dolore, ribellione, amore: Ilaria Spadaccini inanella cicatrici e speranze in una raccolta di poesie che, pagina dopo pagina, rivela una forza speciale, una forza che, dalla carta, arriva a scorrere sottopelle. I suoi versi, accompagnati dai tratti delicati delle illustrazioni, sottili linee in bianco e nero che traggono linfa vitale dalle parole, affrontano un lungo cammino, prendendo per mano il lettore, piegano la scrittura alla forza delle emozioni; sono purezza, sono “un viaggio che spinge chi legge / a seminare su terra bruciata semi di papavero / per segnare una terra che non sarà mai più la stessa / permettendole di rigermogliare”.
Ecco la pagina Facebook di Foschi Editore e il sito di Ilaria Spadaccini.
L’articolo della settimana
Carnage, Nick Cave e Warren Ellis cantano la risurrezione
Carnage, letteralmente carneficina, già nel titolo presenta un doppio risvolto: il crollo delle certezze, la distruzione del mondo così come lo conosciamo, ma anche il precipizio dinanzi cui si ritrova il singolo individuo, alle prese con il proprio vissuto e il proprio quotidiano. In questo senso, ognuno di noi è protagonista di una storia epica, affronta gli ostacoli imposti da una narrazione collettiva, da un mondo ostile, ma pure dai suoi dubbi e dalle sue paure, persino dalla presa di coscienza della distruzione intorno e dei sogni infranti.
Qui arrivano la musica e la poesia come salvatrici, salvano chi le crea, salvano però, per un processo alchemico, anche chi le ascolta, instillando bellezza e forza. Sospeso fra luce e tenebre, condanna ed espiazione, Carnage ricorda l’unica cosa che ci salverà tutti, nonostante tutto: la speranza.
La foto dell’articolo è di Joel Ryan.
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