«Ho sviluppato un modo di pensare al suono come presenza, memoria e respiro del mondo» racconta Steven Feld a La Lettura del Corriere della Sera (la sua intervista è sul numero #511). Etnomusicologo e antropologo, Feld ha una visione sconfinata della disciplina, professa una continua interazione tra culture, uomo e ambiente, società e memoria.
Durante le ricerche in Papua Nuova Guinea, nel mezzo della foresta pluviale, dove i suoni di natura, fauna e creati dall’uomo vivono in millenaria simbiosi, ha agguantato un concetto fondamentale: il suono non è solo la chiave per capire gli uomini, bensì un mezzo per avvicinarsi anche all’ambiente in cui vivono, avere uno sguardo sulle tradizioni, scoprire gli antenati. Il suono è «produzione di conoscenza» e i racconti orali, che nascono dal più intimo e primordiale degli strumenti, la voce, ne sono l’essenza. Per Feld, ancora, universi musicali e culture distanti non si dispongono certo su una scala gerarchica, bensì si giustappongono, presentano analogie e differenze, creano vortici di commistioni: sono un tassello nella complessità del mondo. La stessa musica, creazione umana, è parte del dialogo tra uomo e ambiente, parte del cammino verso il futuro.
Quando visualizziamo un simile grande disegno, la musica è insomma una linea tracciata su una mappa vasta, variegata, a tratti incomprensibile; diventa atto politico, nel rifiutare le supremazie e ricordare a tutti la ricchezza delle differenze, l’importanza della storia. E che per capire e conoscere non serve né ostentare né sbraitare, quanto piuttosto, spesso umilmente, fermarsi a riflettere.
Steven Feld, dal sito ufficiale.
Per i più curiosi: sul sito ufficiale di Steven Feld sono presenti molti dei suoi lavori, articoli, libri, registrazioni audio e video delle numerose ricerche che lo vedono protagonista instancabile: www.stevenfeld.net.
Una storia tedesca
È il 1981 quando due punk di Hannover, nella Germania allora spaccata in due dal muro, fondano Die Anarchistische Pogo-Partei Deutschland (il Partito dell’anarchico Pogo della Germania).
Dalla fine degli anni Novanta, l’APPD partecipa alle elezioni federali, statali e locali tedesche, con un peculiare e variegato manifesto programmatico. Quest’anno non sono stati ammessi alle prossime votazioni, tuttavia si sono presentati alla commissione elettorale, tra le mura solenni del Bundestag, professando qualcosa spesso estraneo alla politica: coerenza verso un’idea.
Qualche approfondimento in questa discussione su Twitter.
Die Anarchistische Pogo-Partei Deutschland, immagine Twitter.
Un disco
Robert Levon Been
Original Songs From The Card Counter (Epizootic, 2021)
Il fango del Mississippi e l’odore del nichel delle corde di chitarra, cupi orizzonti espressivi e bagliori improvvisi, lucentezza acustica e distorsioni: i Black Rebel Motorcycle Club, nella pur breve discografia, sono stati tutti questo e molto altro. Il loro futuro, al momento, è incerto — ci saranno dei concerti? Un nuovo album? — eppure, e non potrebbe essere altrimenti, il loro spettro aleggia nell’ultimo lavoro solista di Robert Levon Been, fondatore della band con Peter Hayes.
Original Songs From The Card Counter è la colonna sonora del film Il collezionista di carte di Paul Schrader, da poco presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, e alterna canzoni a brani strumentali, rock ruvido a sonorità impalpabili. È presente anche la cantautrice S.G. Goodman, nel brano Mercy of man.
Un concerto, anzi due
Dal 17 al al 26 settembre, si tiene Choruses. Drammaturgie vocali, la nuova edizione della Biennale Musica di Venezia, diretta da Lucia Ronchetti.
Per le strade della città, rinascono grazie alla musica storie dimenticate. Ad esempio, c’è Anto Wilhelm Amo, vissuto nel Settecento: in tenera età, fu ridotto schiavo, strappato alla sua terra natia (l’attuale Ghana) e portato in Europa. Donato come se fosse merce a una nobile famiglia, la sua vita non è eccezionale: è il primo studente di origine africana a frequentare un’università europea e si afferma poi come filosofo e intellettuale. Piccola parentesi: lo scorso agosto, nel quartiere berlinese di Mitte, una strada chiamata Mohrenstraße (Strada dei Mori), dopo numerose proteste ha cambiato denominazione e porta oggi il suo nome.
Tornando ad Amo, la sua storia è arrivata a George Lewis, compositore, filosofo, artista afroamericano che da alcuni anni approfondisce il tema della diaspora. Nasce così Amo, un’opera per cinque voci ed elettronica.
Il 19 settembre, il Neue Vocalsolisten Stuttgart eseguirà Amo in anteprima e, lo stesso giorno, un brano tratto da un testo sull’omosessualità in Russia negli anni Trenta del secolo scorso, osteggiata e stigmatizzata: Die Einfachen, di Sergej Nevski.
Vi consiglio di dare uno sguardo al programma della Biennale Musica.
Due libri, «non ora, non qui» (cit.)
Una favola contemporanea e un grande classico, due libri diversi tra loro, accomunati da un’idea di profondo rispetto per la natura e l’ambiente: li trovate nell’ultimo invio della newsletter Areale di Ferdinando Cotugno. La sottoscritta ha fatto capolino con un paio di consigli libreschi: e, se vi va, iscrivervi.
Nel negozio di musica online Diecisei, puoi acquistare i dischi presenti su Scribacchina, scoprire una selezione ampia e approfondita di musica, vinili, merchandising, ma soprattutto contare sui consigli e la disponibilità di un professionista come Andrea Spampinato. Se vuoi fare o farti un regalo, ti suggerisco di dare un’occhiata allo shop. Inoltre, presto ci saranno novità!
Vuoi condividere questa newsletter o inviarla a qualcuno? Ecco qua:
Se hai ascoltato i canti della Papua Nuova Guinea nel mezzo della foresta, se vuoi fondare un Pogo-Partei o andare in gita alla Biennale Musica, se hai consigli, se non dormi: scrivimi. Nel mentre, grazie.