Quando siede, la fronte è aggrottata, le gambe incrociate, una mano massaggia la tempia mentre lo sguardo scivola dal pavimento alla folla intorno, per poi tornare a rifugiarsi ai suoi piedi. Quasi non lo riconosco, è un’ombra, riemersa dalle nebbie impalpabili della coscienza. Poi, la voce: bastano alcune parole, un saluto accennato, per riconoscerla. Una voce accompagnata da accordi cristallizzati nel profondo; una voce che, nel corso degli anni, ho ascoltato con sentimenti contrastanti. Le strade si dividono, seguono percorsi talvolta tortuosi, i pensieri assumono contorni dissimili. A un tratto, siamo grandi abbastanza, accettiamo che le nostre guide possano avere idee diverse dalle nostre, ci dichiariamo indipendenti, anche grazie a loro. Forse, c’è un punto di merito se le stesse guide riescono in un intento: farci riflettere, nonostante tutto.
Così, Giovanni Lindo Ferretti è lì, sul palco della Sala Rossa del Salone del Libro di Torino. Sono seduta in disparte e, a pochi passi, in piedi, Nicola Lagioia osserva la scena con gli occhi che brillano. Accanto a Ferretti, ecco Franco Arminio: due poeti, due personalità sfaccettate, autentiche nel senso vero del termine, due individui distanti nello spazio e nelle idee, eppure uniti da un laccio ancestrale, dalle riflessioni su un’Italia assopita, quella dei piccoli centri abitati, dei boschi e delle montagne.
Il contrasto è quantomeno grottesco. Il Salone è la prima occasione, vera e tangibile, di ritorno alla vecchia vita: incontri, cene, una città vissuta nella sua interezza, il bozzolo dell’isolamento consacrato alle fiamme da un rituale collettivo. Tra la cenere, Ferretti racconta, quasi in maniera distratta, di quei meravigliosi volantini che riceve nella casa di Cerreto Alpi, lontana da tutto. Sono inviti a mostre spediti da ogni dove, soprattutto da realtà italiane e tedesche, inviti colorati, accattivanti, segno di un’arte che non ha mai smesso di pulsare. Eppure «I cromatismi di cui sono piene le gallerie d’arte, sono quelli della natura, dei boschi» sostiene Ferretti. Cerchiamo in ogni modo di colmare con l’arte, le relazioni sociali, un vuoto che non si può riempire, un vuoto creatosi con l’inurbamento, continua lui, con l’incapacità di stare in equilibrio tra due mondi, continuo io, che possono — pur con difficoltà e un accenno di sacrificio — coesistere, dialogare, sfumare l’uno nell’altro: quello delle città, della vita pulsante, e quello della natura, fatto di rispetto, attenzione, sano silenzio. Guardarsi dentro è certo più terribile che guardarsi intorno, del resto.
Giovanni Lindo Ferretti, foto del Salone Internazionale del Libro.
Così, tra il pubblico, c’è chi annuisce convinto: si percepisce lo strappo, il clangore di qualcosa che si spezza dentro i corpi, forse non tutti. Dunque, è questo che manca? La ricerca del benessere — quella ricerca spasmodica, senza limiti né obiettivi — ci distacca davvero da ciò che è naturale, in ogni senso? Inconsciamente, è per questo che corriamo, giorno dopo giorno, troppo spesso a inseguire il futile?
Ecco cosa fanno le guide, scrivevo, anche quando riappaiono dopo lungo tempo: fanno riflettere. A me, quella voce ricorda versi di una indelebile asprezza, di una tormentata e incessante emozione. Quella voce, a un tratto, sussurra e trafigge, perché, come esclama lui stesso: «La vita sa essere sorprendente e meravigliosa, pur nella sua crudeltà».
Un libro
L’Italia profonda. Dialogo dagli Appennini
di Franco Arminio e Giovanni Lindo Ferretti
(GOG, 2019)
Pagine che descrivono i margini del Paese, lontani dai ritratti patinati e da una narrazione feticista di un piccolo mondo antico, l’entroterra appenninico, tra strade sul punto di sbiadire, silenzi, avamposti di vita dove la vita langue. Le parole sono di Franco Arminio, paesologo e poeta, e Giovanni Lindo Ferretti, la fu anima di CCCP e CSI: due personalità dissimili, unite nel respirare ogni giorno, dall’alba al tramonto, legami ancestrali tra donne, uomini e le terre che abitano, un dialogo poetico, a tratti malinconico, vibrante, sulla vita autentica.
Un podcast
VAIA - Alberi, esseri umani, clima
Compagnia delle Foreste
Nell’autunno di tre anni fa, un vento dalla forza inaudita sferza le terre dalla Lombardia al Friuli, falciando milioni di alberi: la tempesta Vaia è protagonista di un reportage, vocale e sonoro, il racconto di una delle notti più buie della storia recente. Testimoni, esperti, letterati ricordano il passato e volgono lo sguardo al futuro, gesto eroico di forza in un mondo sempre più vulnerabile.
Nota a margine: tra gli alberi schiantati dalla furia del vento, c’erano quelli della Val di Fiemme, a Paneveggio, nella Foresta dei Violini. Qui, liutai tra i migliori al mondo sceglievano il legname per i loro strumenti musicali e, si racconta, tra gli abeti rossi passeggiava anche un certo Antonio Stradivari, impegnato a costruire pregiati violini.
Foto di Luigi Torreggiani.
Vaia è un podcast in quattro puntate (La tempesta, L’infestazione, Il legno, Il futuro) scritte e narrate da Ferdinando Cotugno e Luigi Torreggiani, disponibile da oggi su Spreaker, Spotify e altre piattaforme.
Un film da rivedere
Dove sognano le formiche verdi
di Werner Herzog (1984)
Nel deserto australiano, Werner Herzog gira un docufilm su una terra contesa.
Un anziano aborigeno ammonisce: «Voi uomini bianchi vi siete perduti. Voi non capite la Terra. Troppe domande stupide. La vostra presenza sulla Terra terminerà. Voi non avete giudizio, finalità, direzione».
Un disco
Nick Cave & The Bad Seeds, B-Sides & Rarities (Part II)
(BMG Rights Management, 2021)
È arrivato il secondo volume di b-side e rarità di Nick Cave e soci, con una rigorosa selezione curata direttamente dal cantautore e da Warren Ellis. In tutto sono 27 tracce, realizzate negli anni che vanno dal 2006 al 2020. Per fissare dei tasselli temporali, il periodo dalla fondazione dei Grinderman all’emblematico Idiot Prayer, il concerto solista di Cave all’Alexandra Palace di Londra.
Sullo shop di Diecisei puoi acquistare Part II, appena pubblicato, oppure l’edizione deluxe completa, tutti in vinile.
Nel negozio di musica online Diecisei, puoi acquistare i dischi presenti su Scribacchina, scoprire una selezione ampia e approfondita di musica, vinili, merchandising, ma soprattutto contare sui consigli e la disponibilità di un professionista come Andrea Spampinato. Se vuoi fare o farti un regalo, ti suggerisco di dare un’occhiata allo shop.
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