Insomma, il caso non esiste, non sempre, tantomeno la sfortuna: esistono piuttosto dei segni che decidiamo di vedere oppure, all’opposto, di ignorare, per le ragioni più diverse.
Negli ultimi giorni, una serie di eventi e discorsi ha fatto sì che tornassi a leggere a voce alta dei brani. Alla scuola di scrittura narrativa, l’atto è parte integrante della formazione: ciò che metti su carta, o foglio elettronico, devi saperlo trasmettere, senza paura, senza remore né imbarazzi. Leggere per una persona che ci ascolta, invece, è un po’ diverso, è una specie di catarsi, fa bene a tutti i coinvolti.
Durante gli stessi giorni, per la consueta curiosità mista a desiderio di conoscenza, ho approcciato la libroterapia, in punta di piedi e con discrezione, prima di spalancare la porta, fiondarmi nella stanza e chiedere dove siano «Le parole che ci salvano», per citare un libro di Eugenio Borgna.
Ognuno, nel suo dolore — poiché la scialuppa e l’approdo si cercano nella tempesta, più che col mare calmo — è solo. Quindi come fare per aiutare o chiedere aiuto? La risposta è nei libri — con un parallelo nelle canzoni —, che hanno un doppio ruolo fondamentale: parlano a tutti e sono in grado di creare relazioni. In particolare, tali relazioni hanno caratteristiche per niente banali: è necessario essere presenti nell’ascolto, aver cura nello scegliere le parole che saranno risposta, o l’eventuale silenzio, essere onesti con le proprie emozioni, trovando il modo giusto per esprimerle.
Del resto, la vita di ciascuno di noi è un romanzo, ciascuno di noi sceglie le parole con cui raccontarla, innanzitutto a sé stesso.
Le parole sono creature viventi, ma sono anche prigioni sigillate dal mistero, e ogni volta dovremmo essere capaci di aprire queste prigioni, di togliere loro i sigilli.
— Eugenio Borgna, citando Hugo von Hofmannsthal
Per tutti questi motivi, la percezione delle parole stesse è mutevole: varia sia in chi si esprime sia in chi riceve e, soprattutto, una volta pronunciate, le parole non ci appartengono più, sono libere di creare gioia, speranza, delusione, orrore. Ogni parola veicola un’informazione, certo, ma carica su di sé tutto ciò che di non verbale esiste. Ancora, il bisogno di parole dovrebbe creare relazioni di cura, non di diagnosi, che vorrebbe dire avere un pregiudizio, affibbiarlo senza utilità né motivo.
Forse, anche per tutto questo ingombro del non detto, letteratura, poesia e arte in generale arrivano a definire le emozioni ancor prima di filosofia e persino psicologia.
Immagine di Dollar Gill da Unsplash
Dato che, per l’appunto, il caso non esiste, non sempre, ho ricominciato a leggere a voce alta, dopo un discorso intrapreso camminando sotto i soffitti antichi di una stazione vuota, tra il riverbero delle frasi da un mosaico all’altro, con un’ottica diversa, mettendo ordine in cose già note ma che ora sembrano avere un senso.
La voce è la musica del contatto che abbiamo con noi stessi e con quelle profondità insondabili che celiamo in noi.
— Jacques Bonhomme
Quindi è questo che fanno, le parole e la musica: ci uniscono, se abbiamo voglia, se abbiamo fiducia.
Una storia di libri e racconti
Esiste una libreria peculiare, con decine e decine di filiali nel mondo: qui non si prendono in prestito libri dagli scaffali, bensì esperienze. Alla Human Library, per venti minuti, è possibile chiedere qualsiasi cosa a una persona, ascoltare i suoi racconti, fare tesoro della sua conoscenza.
Le persone sono davvero libri aperti e, come si dice, da non giudicare solo osservando la copertina, bensì leggendo tra le righe, approfondendo, assimilando. Del resto, la trasmissione orale è una delle più antiche forme di conservazione, insegnamento, protezione del patrimonio culturale, una delle più antiche e intime.
Della Human Library ha raccontato la sempre ottima newsletter Reasons To Be cheerful.
Una canzone
C’è una nuova canzone dei National, nell’aria. Il brano è parte della colonna sonora del film Cyrano, con protagonista Peter Dinklage, curata dai fratelli Aaron e Bryce Dessner, ovvero chitarre e anima della band.
L’inedito si intitola Somebody desperate e la voce di Matt Berninger danza sulle note del pianoforte.
Un libro
Il mio bosco è di tutti
di Luigi Torreggiani (Compagnia delle Foreste, 2021)
Le storie per ragazze e ragazzi parlano a tutti, anche a chi così tanto giovane non lo è più: parlano alla parte più vibrante e genuina di noi, che dovremmo imparare ad accudire e ascoltare. Luigi Torreggiani scrive una storia di amore e amicizia, una storia che vive in bilico tra due mondi tanto vicini eppure così distanti e dissimili, come la città e il bosco. Il suo libro ha soprattutto il pregio di rivelare, con grazia e competenza, con uno sguardo fresco e attento, come le differenze possano trasformarsi in ricchezza e i preconcetti infrangersi verso nuovi punti di vista.
È possibile acquistare il volume sul sito di Ecoalleco, la libreria online dedicata alle tematiche forestali.
Aperitivo letterario con «Polvere e cenere»
L’appuntamento è al Circolo Gagarin di Busto Arsizio (Varese), domenica 12 dicembre: il mio Polvere e cenere sarà infatti protagonista del consueto Aperitivo letterario del fine settimana, a partire dalle 19.30.
Al mio fianco, e ne sono davvero lieta, ci sarà Paolo Gamerro, scrittore, amico del Circolo e stimato concittadino.
L’ingresso è gratuito con tessera Arci, la prenotazione è consigliata via Whatsapp al numero 3519763540. Tutte le info sono raccolte nell’evento Facebook e sul sito.
Ci vediamo al Gagarin?
Nel negozio di musica online Diecisei, puoi acquistare i dischi presenti su Scribacchina, scoprire una selezione ampia e approfondita di musica, vinili, merchandising, ma soprattutto contare sui consigli e la disponibilità di un professionista come Andrea Spampinato. Se vuoi fare o farti un regalo, ti suggerisco di dare un’occhiata allo shop.
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