Che mondo sarebbe senza Il dottor Živago? Il rischio c’è stato: se non avesse mai trovato una breccia nella cortina di ferro, anche grazie alla preziosa volontà di Feltrinelli, suo editore, forse la storia non sarebbe mai cambiata, di certo sarebbe stata meno ricca, molte vite avrebbero un piccolo vuoto.
Ero una bambina durante la guerra fredda, rileggere la narrazione a posteriori sarebbe un esercizio retorico privo di senso. Ero un po’ più grande quando ho iniziato a chiedermi come fosse vivere senza sapere cosa accade a poche migliaia di chilometri da casa, come fosse possibile che, al di qua e al di là di un muro, due giganti esistessero senza rivelare nulla all’altro, in costante minaccia. Nel farlo, scoprivo avanguardie, dissidenti, meraviglie.
Il regime staliniano, ad esempio, non apprezza le opere di Marina Ivanovna Cvetaeva, in particolare quei versi che esaltano l’armata bianca e la lotta anticomunista. Trascorrono vent’anni dopo la morte per approdare alla riscoperta e rivalutazione delle sue opere: ben prima, isolamento, ostilità della comunità poetica e letteraria e povertà la conducono sulle rive del fiume Kama, in una piccola isba presa in affitto, ultima casa, dove si toglie la vita.
Ritratto di Anna Achmatova, di Nathan Altman (1914)
Sempre per due decenni, dominati da censura, dolore per la fucilazione del marito e l’imprigionamento del figlio, Anna Andreevna Achmatova — la più celebre tra le poetesse russe, nata vicino Odessa, in Ucraina — non scrive nemmeno un verso. Achmatova cerca la bontà nelle persone intorno, in un periodo dominato da odio e sospetto. Il risultato della costante tensione alla bellezza è un dolore indicibile, che sgorga nei suoi versi. Pur nel silenzio ufficiale, non smette mai di lavorare e, attraverso la poesia, racconta una nuova visione della storia, nel suo Poema senza eroe.
Le parole fanno questo: si aggrappano ai polsi e instillano, sulla carta, negli occhi di chi legge, la speranza, sfidano il potere, sovvertono l’ordine costituito, incutono terrore e infondono coraggio. Il prezzo? È altissimo.
Un diario in musica
Quartetto per archi n. 8
di Dimitri Šostakovič
Il Quartetto per archi n.8 non è una semplice opera da camera, è innanzitutto un diario in musica.
Dimitri Šostakovič lo scrive nel 1960, in un periodo di profonda depressione, nella Dresda dove Kurt Vonnegut ambienta il suo capolavoro di pacifismo, Mattatoio n.5, pubblicato qualche anno più tardi. Racchiude, a livello musicale, citazioni delle sinfonie del compositore e di altre opere, come un canto ebraico, ma soprattutto è distillato della vita di Šostakovič stesso.
Tra le note, racconta degli amici finiti nei gulag, dei lutti, del rapporto controverso con il potere che dilania la sua coscienza: se da un lato infatti il compositore si trova costretto a giurare fedeltà e obbedienza a un regime, dall’altro disperatamente grida, e il suo grido trova espressione proprio nell’intensità dei movimenti di questa composizione.
Una biografia-romanzo
Amore e furia
di Samantha Silvia, traduzione di Daria Restani (Neri Pozza, 2022)
Le donne devono studiare, realizzare i propri sogni, avere piena consapevolezza di sé e del loro ruolo nel mondo, conquistare la libertà dentro e fuori le mura domestiche: è la seconda metà del Settecento e Mary Wollstonecraft ha le idee chiare, fin da adolescente.
Per tutta la vita, lotta per e con le donne, lotta per un futuro libero, in un mondo giusto. Considerata la prima femminista liberale, muore di setticemia, dopo il parto, nel 1797, sfiorando appena il secolo dove le sue idee, fissate su carta, si diffondono e deflagrano.
La vita e il pensiero di Wollstonecraft, scrittrice e filosofa, madre di Mary Shelley, sono oggi raccontati, in un romanzo scritto in prima persona, da Samantha Silva.
Una storia epica da riscoprire
Una storia da non dimenticare è quella dell’Endurance, anche perché, la scorsa settimana, il suo relitto è stato ritrovato nelle profondità degli abissi.
Avrei migliaia di parole da inanellare al riguardo, anni di letture e leggende, tuttavia consiglio di immergersi nelle foto del Guardian.
Il Circolo Gagarin di Busto Arsizio ha attivato una raccolta fondi a favore di UNHCR, Agenzia Onu per i rifugiati. Per info:
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