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#46. Endesani, canzone di viaggio
In Malawi con Ella Kidney, la prima a raccogliere testimonianze di musica tradizionale, e poi via di musicofilia, con Oliver Sacks.
Ciao,
l’estate è iniziata, la natura ci presenta il conto delle nostre privilegiate scelleratezze, i Rolling Stones sono tornati a Milano e la poeta Patrizia Cavalli se n’è andata, lasciandoci versi eterni. In questo periodo movimentato, sono tornata a occuparmi di etnomusicologia, sono tornata in particolare sul Malawi, nel Sud-Est africano, un paese dalla tradizione musicale varia, ricca e antica, ma con una miriade di criticità sociali e ambientali.
Una delle cose che si imparano, con l’etnomusicologia intendo, è entrare in punta di piedi nella vita delle persone: quando ciò accade, si innesca infatti un forte debito, poiché chi incontri non solo sta condividendo con te storie e melodie, bensì ti sta insegnando quanto profonda possa essere la traccia che reciprocamente lasciamo nelle nostre vite.
In un mondo in cui pensiamo di entrare e uscire a piacimento dalle esistenze altrui, mi sembra un insegnamento da tenere a mente.
Ora però, andiamo da quelle parti.
Uno scorcio di Malawi, foto di Maria Zardoya da Unsplash.
Ella Kidney e la musica tradizionale malawiana
Ella Florence Douse è spacciata: mentre vive con la famiglia a Delhi, poco più che adolescente, contrae la peste bubbonica e ci sono ben poche possibilità che sopravviva. L’unico lato positivo della faccenda è che il suo corteggiatore, Allan Kidney, almeno le può fare visita, benché non stia particolarmente simpatico alla famiglia.
È stata la musica a farli incontrare: nata a Londra nel maggio del 1879, Ella Douse è un talento del pianoforte e una concertista che lascia senza fiato. Sarà il buonumore per le visite del ragazzo per cui ha avuto, ricambiata, un colpo di fulmine, sarà la tempra inossidabile, ma sopravvive e la sua vita cambia per la prima volta (innanzitutto, continuando).
Poco tempo dopo, diventata la moglie di Kidney, lo segue in Africa, dove egli diventa general manager della African Lakers Corporation, in quello che, con l’indipendenza dai colonizzatori britannici del 1964, è conosciuto come l’odierno Malawi.
Diventata Ella Kidney, la donna non si limita a fare il soprammobile: ha un dono, l’orecchio musicale assoluto, è determinata, non la spaventano i viaggi anche scomodi, attraversamenti in canoa compresi, apprende in fretta le lingue, capisce i dialetti locali. Così, inizia a trascrivere un gran numero di canzoni tradizionali, dando alla luce partiture minuziose.
Come racconterà in diverse occasioni, si sentirà sempre combattuta tra curiosità e privilegio, tra dovere documentaristico e senso di colpa, la donna bianca, l’elemento di disturbo: sarà sempre afflitta dal dubbio dell’intrusione, dal terrore di non arrecare offesa.
I brani trascritti e raccolti da Ella Kidney, da The Kidney Papers, JSTOR.
Nel mentre, raccoglie un patrimonio enorme: le sue Songs of Nyasaaland (dal nome del protettorato britannico) sono studiate, ben recepite e, alla fine degli anni Venti, trasmesse anche dalla BBC.
Tra le ricerche, appare persino un fatto curioso: è una canzone della tribù weashenzi, che non ha mai avuto contatti con europei e che sta ben isolata dai vicini, a catturare l’attenzione. Anzi, quando discute del brano con altri studiosi, emerge la somiglianza con la struttura di opere europee del quindicesimo secolo.
Approfondendo le ricerche, Kidney scopre che la melodia è una forma utilizzata nella chiesa portoghese e caduta in disuso, probabilmente arrivata nel cuore africano tramite le missioni e che, a differenza di queste, sterminate dalla febbre gialla, è sopravvissuta. Eccolo, il viaggio della musica senza barriere né confini.
Il nome di Ella Kidney — insieme, ad esempio, a quello di Mary Kingsley, scrittrice ed etnologa — è legato alle prime donne che hanno raccolto parole e melodie africane, in particolare le prime in Malawi. Tra le canzoni trascritte, compare infatti già nel 1903 Endesani, un brano di viaggio, raccolto nella città di Blantyre.
Il patrimonio musicale del paese è estremamente vario, la tradizione si intreccia con le influenze internazionali, la giovane storia radiofonica e discografica è di per sé un universo pieno di sincretismi, innovazione, talento.
Con il passare del tempo, le tradizioni tuttavia svaniscono, scarseggiano i fondi da dedicare loro e i documenti di Kidney, pur nati in un passato controverso e discutibile, restano una fonte preziosa. Restano una fonte per capire come si debba sempre entrare in punta di piedi nelle altrui vite, lasciare una traccia e far sì che il ricordo onori il passato e illumini il presente.
Tra musica e mente
Musicofilia
di Oliver Sacks, traduzione di Isabella Blum (Adelphi)
È proprio strano vedere un’intera specie – miliardi di persone – ascoltare combinazioni di note prive di significato e giocare con esse: miliardi di persone che dedicano buona parte del loro tempo a quella che chiamano «musica», lasciando che essa occupi completamente i loro pensieri. [...] D’altra parte, sulla quasi totalità di noi, la musica esercita un enorme potere, indipendentemente dal fatto che la cerchiamo o meno, o che riteniamo di essere particolarmente «musicali». Una tale inclinazione per la musica – questa «musicofilia» – traspare già nella prima infanzia, è palese e fondamentale in tutte le culture e probabilmente risale agli albori della nostra specie.
Tra le tracce della prima prova dell’esame di maturità, oggi è comparso un estratto da Musicofilia di Oliver Sacks: agli studenti il compito di riassumerne il contenuto e spiegare il significato del termine.
Il libro è una lettura fondamentale per chi desidera vedere nella musica la chiave per capire il mondo, un volume che raccoglie ventinove saggi sul rapporto tra musica e mente. Sacks lo esplora attraverso casi neurologici, anche attingendo da opere precedenti come Un antropologo su Marte e L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello.
Eppure, nonostante i progressi della scienza, nonostante la filosofia, le teorie e gli esperimenti, il rapporto tra musica e cervello resta ancora per molti aspetti un mistero, un mistero splendido in cui immergersi.
Per il Dispaccio di oggi, è tutto.
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A presto,
Samantha
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Sono Samantha Colombo, etnomusicologa di formazione, digital editor ed entusiasta delle parole per professione: scrivo, su carta e online, e aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura.
Sul mio blog puoi trovare un’intera sezione dedicata alla musica, tra recensioni, concerti e interviste.
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