#47. La buca degli spiriti
Dopo il concerto di Nick Cave e dei Bad Seeds all’Arena di Verona e con un paio di letture da viaggio in tasca.
Ciao,
rientrata da Verona, torrida e rovente proprio come la descriveva un tale diversi secoli fa, sono qui per il penultimo Dispaccio dell’estate. Dopo una breve pausa, spero di tornare con qualche novità, per ora custodita nei miei quaderni e in alcune chiacchiere con persone fidate.
Per essere un po’ utile, oggi qui ci sono un paio di consigli per chi mi ha chiesto quali libri portarsi in viaggio, qualcosa di leggero, poco ingombrante, ma che lasci un segno nel cuore.
A proposito, ero in Veneto per seguire Nick Cave coi suoi Bad Seeds, sciamano della parola che si fa melodia.
L’Arena di Verona (quasi) pronta per il concerto di Nick Cave & The Bad Seeds.
La liturgia di Nick Cave all’Arena di Verona
Uno spazio vuoto, un’assenza tangibile che sembra ribollire. Tra Nick Cave e il pubblico c’è il nulla, un nero pronto a inghiottire la vita intorno.
Cave è irrequieto, poi furioso, esplora il palco, lo divora a falcate, una bestia legata da catene invisibili, lo sguardo fisso sul convitato di pietra davanti a lui, la distanza scura tra palco e prima fila.
Chi lo segue in tour, sa che qualcosa non va: l’artista è un predicatore, abbraccia la folla, afferra mani che afferrano il suo corpo, afferra sguardi. All’improvviso, sulle note di From Her To Eternity, l’incantesimo si spezza: scende dal palco, infrange la barriera. Durante il concerto, sosterrà che quel vuoto è colmo di spiriti, sospeso tra carnale ed etereo come è sempre di più negli ultimi anni della sua carriera.
Una dimensione che trascende il mondo reale è parte integrante di ogni concerto dei Bad Seeds: il palco è scarno, essenziale, le ombre dei musicisti, i riflessi lucenti degli strumenti sono spettri da cui deflagra il suono, un suono nitido nell’acustica antica e sfavillante dell’Arena.
Tutto questo, questa catarsi collettiva, avrebbe potuto non esistere: Bright Horses è dedicata all’impegno della crew tecnica, in grado di rimettere in piedi il concerto, iniziato con oltre un’ora di ritardo, dopo che il vento impazzito ha distrutto il palco; I Need You è invece dedicata proprio al pubblico, che ha atteso e sperato madido di pioggia.
Nell’ordito di una scaletta che si ripete immutata durante il tour europeo, la trama vive nei gesti dello stesso Nick Cave, che si trasforma ed esiste nel contatto con donne e uomini presenti, una liturgia che cambia di sera in sera, un evento che esiste proprio in relazione allo scambio fisico, che culmina in una Into My Arms, chiusura della serata, allo scoccare della mezzanotte, come sofferta e liberatoria preghiera.
Letture in viaggio
Due libri dal peso di una piuma, due autrici che compiono il miracolo di imprimere in poche pagine mondi unici, spalancare le porte verso l’universo dell’interiorità, accomunate da riflessioni profonde in un mondo che, negli ultimi due anni, spesso è difficile mettere a fuoco.
Cristina Faggion
L’improbabile condominio (Bookabook, 2022)
Aleandro è il portiere di un condominio come tanti, sotto ai suoi occhi scivolano volti, ombre, molteplici esistenze. Eppure, come sempre, la vita è una fucina di contrasti, un caleidoscopio di emozioni, segreti, efferatezze.
Nel suo romanzo d’esordio, Cristina Faggion racconta la storia di un condominio che diventa metafora del mondo intero, esplora il buio della notte e socchiude porte lasciate misteriosamente aperte per addentrarsi, senza timore, nell’inafferrabile e segreto mistero nascosto in ognuno di noi.
Leonida Tanushi Hoxhaj
Amati! (Bertoni Editore, 2022)
Le parole, spesso, sono in grado di fermare il tempo, compiono un grande atto di ribellione verso un mondo che sembra dimenticare, se non schiacciare, l’interiorità. Leonida Tanushi Hoxhaj, nella sua ultima silloge, infonde un alito di vita nei dettagli, nei frammenti solo in apparenza trascurabili che rendono ogni attimo speciale.
In copertina e tra le pagine, le evocative illustrazioni di Martina Scandiuzzi.
Diventiamo,
dettaglio indelebile che sfugge,
pioggia tempestosa che rovina,
onda che distrugge pietre corrose
accostate lungo la nostra via.
Per il Dispaccio di oggi, è tutto.
Se eri anche tu a Verona, se hai voglia di condividere le tue idee, se hai domande, consigli, se non dormi: scrivimi.
Nel mentre, mi raccomando, non sprecare acqua.
A presto,
Samantha
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Sono Samantha Colombo, etnomusicologa di formazione, digital editor ed entusiasta delle parole per professione: scrivo, su carta e online, e aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura.
Sul mio blog puoi trovare un’intera sezione dedicata alla musica, tra recensioni, concerti e interviste.
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