Le trame più sottili del suono svelano paesaggi interiori, visioni e desideri a chi sa ascoltare lasciando da parte i pregiudizi.
Ciao !
Oggi ci avventuriamo nell’universo sonoro di Silvia Cignoli, musicista e compositrice che trasforma ogni nota in un’eco emotiva, ogni timbro in un frammento di mondo.
Ci siamo incontrate prima di un suo concerto al di Busto Arsizio, e dalle nostre conversazioni è nata un’intervista intensa, che racconta le sue ricerche tra natura, sperimentazione e desiderio di condivisione.
Scoprire territori musicali inesplorati
«La musica è un linguaggio: si evolve, si contamina». Nella penombra del Circolo Gagarin di Busto Arsizio, poche ore prima del suo concerto, Silvia Cignoli mi regala questa frase con la stessa naturalezza con cui dà forma a nuovi universi musicali.
Queste parole racchiudono l’intera filosofia di una musicista che ha fatto della sperimentazione sonora un percorso per raccontare il mondo. La sua voce è al contempo pacata e appassionata, e mentre si racconta i suoi occhi brillano di una luce curiosa.
C’è una solida formazione classica a sostenere Cignoli: studia chitarra alla Civica di Milano e si distingue presto come interprete di musica contemporanea. «Ho fatto tantissima chitarra classica, pur frequentando i concerti di musica contemporanea», ricorda. «Finché al biennio in Svizzera ho dato sfogo a tutta la mia passione per la musica contemporanea scritta».
Al Conservatorio di Lugano infatti trova lo spazio per esplorare repertori nuovi e non convenzionali. Da studentessa curiosa diventa così un’interprete impegnata a scovare partiture di giovani compositori e compositrici, per poi suonarle offrendo la sua versione. È in quel periodo che nasce un universo di sperimentazione: dapprima nel ruolo di esecutrice audace, poi anche come compositrice.
Oggi Silvia Cignoli è chitarrista classica ed elettrica, compositrice e sound artist: una musicista camaleontica che spazia tra improvvisazione radicale, avant-rock ed elettronica — anche se entrambe guardiamo con sospetto le etichette di genere.
La ricerca timbrica è al centro del suo fare musica: con chitarre preparate e aumentate, sintetizzatori, oggetti sonori autocostruiti e pedali elettronici, Cignoli costruisce delicate atmosfere sonore pronte però a deflagrare, in un dialogo continuo fra assenza e presenza. I suoni si trasformano, si stratificano, danno vita a una materia incredibilmente viva e palpabile. Ascoltandola, si ha l’impressione di attraversare territori inesplorati: ogni timbro è un colore, ogni melodia una strada che conduce in un inedito luogo emotivo.




Il disco Allegory of Earth and Water
Non sorprende allora che il suo ultimo lavoro discografico nasca da un’ispirazione visiva. Allegory of Earth and Water, album uscito nel 2024, è un omaggio alla natura e alle emozioni tradotte in suono.
Il titolo richiama un dipinto seicentesco — l’Allegoria della terra e dell’acqua di Jan Brueghel il Giovane — e più in generale l’idea del sublime in natura.
«Non c’è un vero e proprio concetto materiale; il disco è una continua creazione di atmosfere emotive che vogliono in qualche modo celebrare la natura»
Silvia Cignoli
In queste tracce, terra e acqua si scambiano idealmente di posto sopra e sotto l’orizzonte, fondendosi in un ciclo inesorabile di suoni che si trasformano.
La dimensione audiovisiva è parte integrante della sua arte. Non a caso uno dei brani di Allegory of Earth and Water è accompagnato da un cortometraggio sperimentale, realizzato in collaborazione con il videomaker Salvatore Insana e arricchito dai filmati dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.
Suoni e immagini si alimentano a vicenda, creando un’esperienza immersiva in cui lo sguardo completa l’udito. Del resto, per l’artista ogni elemento può diventare voce: dalle vibrazioni di una corda alle ombre proiettate su uno schermo, tutto concorre a costruire un racconto multisensoriale.
Contaminazione, evoluzione e dialogo
Accanto alle esplorazioni individuali, Cignoli ama aprire la propria musica all’incontro con altri artisti. «Le collaborazioni sono frutto di grande ispirazione», afferma, e la lista dei sodalizi creativi è ricca e variegata.
Negli ultimi tempi, ad esempio, si è lasciata contaminare da musiciste provenienti da mondi diversi: Francesca Remigi, batterista jazz dalla travolgente energia; Laura Faoro, flautista classica prestata alle avanguardie, e altre colleghe con cui condivide residenze artistiche e progetti interdisciplinari. «Mi lascio volentieri contaminare da loro», confessa con un sorriso, rivendicando l’importanza di tenere la mente aperta.
Questa apertura reciproca arricchisce il suo linguaggio musicale di nuove sfumature e, allo stesso tempo, permette anche a chi ascolta di avvicinarsi a universi sonori normalmente lontani.
Discutendo con lei, emerge forte una riflessione sul ruolo della musica oggi. «Molte volte la musica contemporanea è chiusa in un linguaggio astratto… se fai musica ma nessuno la capisce perché non ha appigli, è un po’ limitante», osserva con schiettezza. Oggi difende con convinzione l’idea di una musica “colta” accessibile e comunicativa, senza barriere.
«Cerco sempre di non avere pregiudizi», precisa. L’invito è chiaro: abbattere i muri tra generi e lasciarsi sorprendere. In fondo, sostiene Silvia Cignoli, la musica è evoluzione continua, contaminazione: uno specchio del momento storico in cui viviamo, se sappiamo ascoltare davvero, senza paraocchi.
Per l’artista che ho di fronte, la musica non è mai solo suono: è racconto, condivisione, esperienza umana. In ogni brano da lei firmato, le note costruiscono un linguaggio universale in grado di connettere mondi lontani — il passato e il futuro, l’essere umano e la natura, la ragione e l’emozione — in una sintesi coerente. L’urgenza è diretta e sincera: comunicare un messaggio autentico, trovare un punto di incontro tra l’intimità dell’artista e la sensibilità del pubblico.
Quando le ultime note si spengono e resta solo il silenzio, aleggia una domanda: può la musica, quella vera, farsi carico di raccontare il mondo e riavvicinare le anime, in un’epoca così frammentata?
L’arte di Silvia Cignoli ci offre una risposta aperta e luminosa; una suggestione da esplorare, lasciandoci guidare dalle vibrazioni delle corde che risuonano dentro di noi.
Puoi ascoltare Silvia Cignoli su Bandcamp e visitare il sito ufficiale.
Il Dispaccio di oggi finisce qui, come stai?
Qualche giorno fa, sono stata sul punto di non salire su un volo di ritorno da Belgrado, davvero; ho gli occhi e il cuore che straripano di gratitudine per le persone incontrate, i luoghi scoperti, le idee condivise. Sono tornata in Serbia per capire meglio un paese, alla fine ho capito me stessa.
Nella prossima newsletter, i giorni serbi saranno protagonisti; e non vedo l’ora di annunciare una sorpresa, anzi, due!
A presto, stai bene.
Samantha