#55. Infinito
Da una galassia lontana, arriva il canto di Perseo. La musica come materia per plasmare il futuro. Sfoglia, la newsletter di Francesca Romana De Bernardino negli Accenti.
Ciao !
Lo scorso anno, la scrittrice Rebecca Solnit ha stilato per il Guardian una guida per confrontarsi con la crisi climatica. Dei dieci punti, un vero e proprio vademecum per evitare di soccombere al pessimismo, l’ultimo in particolare ha le sembianze di una legge universale: è necessario, sottolinea Solnit, «prestare attenzione alla bellezza nel tempo presente».
La bellezza, inscindibile dalla speranza, è ciò che fa sì riusciamo a guardare verso l’orizzonte e oltre, verso l’ignoto, per trasformare il presente e plasmare il futuro.
La bellezza, nel Dispaccio di oggi, si rivela nell’armonia del cosmo, nel canto di Perseo che arriva da una galassia lontana; è nella musica che ci aiuta a cambiare noi stessi e il mondo attraverso la ricerca. Negli Accenti, invece, la protagonista di oggi è
con la sua newsletter .Le sinfonie del cosmo
I borboglii cosmici ricordano il canto delle megattere. Si inseguono e dipanano creando trame armoniche e melodiche, distillano poesia.
La mente ha bisogno di similitudini, di agganciare l’ignoto con un’esperienza conosciuta: nella realtà, il fenomeno è ben diverso da quanto avviene negli oceani. La sinfonia che arriva dalle profondità dell’universo è generata da onde elettromagnetiche scagliate all’esterno di un buco nero; l’ammasso di gas lì presente è attraversato da increspature che danno origine a un suono, una melodia sgorgata da un punto dell’universo a circa 250 milioni di anni luce da qui, da noi. È il canto di Perseo, il canto di galassie lontane, che continua incessante da miliardi di anni.
Sulla Terra, dopo decenni di studi, oggi possiamo udire la voce degli abissi spaziali che, dall’Ammasso di Perseo, è intercettata, mixata e resa fruibile per le nostre orecchie. A capo del progetto di sonorizzazione, complesso e articolato, c’è Kimberly Arcand, data visualizer e divulgatrice scientifica per Chandra, l’osservatorio a raggi X della NASA. La missione è trasformare i dati raccolti dal telescopio orbitale in qualcosa di accessibile e vicino alla nostra sensibilità: la musica.
Tutto ciò rappresenta una nuova frontiera, supera persino il concetto dell’assenza di suono nello spazio, concetto valido nei paraggi, nel nostro lembo di galassia dove non c’è alcun mezzo di trasmissione sonora. Eppure laggiù, nelle profondità recondite dell’ignoto, proprio gli ammassi di gas possono generare bellezza.
Trasformare l’irraggiungibile e, molto spesso, l’incomprensibile in musica è una nuova chiave di lettura del mondo e della vita, senza frontiere né confini, una nuova prospettiva necessaria per guardare avanti. Anzi, lassù e oltre.
Puoi leggere un approfondimento completo su Big Issue.
Musica, memoria e sperimentazione
L’ignoto, con il suo fascino, spinge da sempre ogni essere a superare i propri limiti, a cercare e imboccare nuove strade. Ecco una delle idee che animano gli spazi della Triennale di Milano, dove è possibile visitare le mostre dalla 23° Esposizione Internazionale, in particolare le tre principali (prorogate fino a gennaio): Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, Mondo Reale e La tradizione del nuovo.
Proprio nell’ambito di quest’ultima, è possibile scoprire la rassegna Sinestesia e Musica. A tal proposito, ho incontrato Pierluigi Ledda, Managing Director dell’Archivio Storico Ricordi, il cui contributo per l’allestimento è stato fondamentale, per approfondire il ruolo della ricerca musicale nelle nostre vite.
Credo che la musica migliori le vite in tanti modi, primo perché amplifica la nostra socialità e il piacere della condivisione, poi perché stimola l’immaginazione e la fantasia.
Ogni esperienza musicale, piccola o grande, domestica o pubblica, ha un qualche peso, costituisce un tassello in un percorso personale, questo vale ancora di più per i curiosi che non si accontentano di subire passivamente la musica ma che si avventurano in territori inesplorati. Quindi in tal senso quanto più sono “forti” queste esperienze, tanto più è grande l’impatto che la musica avrà esercitato su ciascuno di noi.
Nota a margine: l’Archivio Storico Ricordi ha un podcast: si chiama The Music Folder e il suo cuore pulsa tra le intersezioni di musica, arte e memoria. In particolare, ti suggerisco di ascoltare il quinto episodio, che vede protagonisti il critico musicale Simon Reynolds e il compositore Gavyn Briars.
Se poi avrai voglia di leggere l’intera conversazione su musica, sperimentazione e futuro con Pierluigi Ledda, puoi trovarla sul mio blog, basta cliccare qui:
Conversazioni con chi ascolta, osserva, immagina, scrive:
Francesca Romana De Bernardino, Sfoglia
«Davvero il cibo è l’argomento che ci accomuna tutti, ovunque!» osserva Francesca durante il nostro carteggio. Così, mi racconta che Leonard Cohen era un grande amante dello smoked meat sandwich e ogni volta che tornava a Montreal da un tour si fiondava in questo ristorante vicino casa, il Main Deli, per addentarlo.
Come nasce Sfoglia?
Fin da quando osservavo mia nonna scartabellare tra le pagine del Talismano della Felicità, i libri di cucina hanno esercitato un fascino particolare su di me, l’idea di avere qualcosa su cui studiare prima di cucinare, per capire cosa stessi facendo ai fornelli, confrontare diverse tradizioni, mi ha sempre attratto. Nel tempo ho iniziato a scoprirne e comprarne o farmene regalare (in famiglia sanno tutti che sono il tipo di regalo che preferisco) sempre di più, fino ad arrivare all’ultimo trasloco in cui mi sono accorta di non avere più posto nella libreria e che un po’ di libri di cucina avevano di gran lunga superato il numero consono, sconfinando nella collezione.
(Ancora non ho finito di catalogarli, ma un po’ mi vergogno a dire il numero).
Da sempre quando ho voglia di cucinare qualcosa apro il mio quaderno, prendo i libri che mi interessano e inizio a studiarli, a comparare le ricette, a leggerne le storie, e a un certo punto ho pensato «Ma forse tutto questo lavoro potrebbe interessare a qualcuno!».
Era un’idea vaga, all’inizio sapevo solo che mi sarebbe piaciuto scrivere di libri e di autori che si occupano di cibo, perché mi sembrava che in Italia non se ne parlasse abbastanza. Però non sapevo (e tuttora non credo di sapere) nulla di progetti digitali, di scrittura per il digitale, e venendo da un background completamente diverso avevo anche paura che fosse solo una sciocchezza, una mia velleità priva di sostanza. Per questo ho cercato un’esperta che mi aiutasse a trovare la giusta direzione e, fortuna ha voluto, che incontrassi
Dove trovi l'ispirazione per ciò che scrivi e come organizzi le idee?
Per quanto riguarda l’ispirazione, il mio spirito guida è Tess McGill (aka Melanie Griffith in Una donna in carriera) che, nella scena in cui viene irrisa perché legge riviste scandalistiche, risponde «Io leggo molte cose, non si sa mai da dove può venire una grande idea». Quando ero all’università andavo alla libreria Mondadori Multicenter in Via del Corso a Roma, che proprio all'ingresso aveva una bella selezione di riviste internazionali, e facevo scorta (si è capito che sono un'accumulatrice seriale?) di riviste di cucina, di moda, di viaggi. Ora per fortuna esistono gli abbonamenti digitali e anche se, ovviamente, non riesco mai a leggere tutto, le informazioni sono lì, le ispirazioni rimangono tra quelle pagine, nelle mille newsletter a cui sono iscritta, nei libri, nei blog. Siamo così fortunati oggi ad avere il mondo sempre a portata di mano, che alcune volte è forse controproducente, ma in compenso ci dà la possibilità di assorbire una quantità enorme di bellezza che inevitabilmente genera idee. La mia è probabilmente una curiosità patologica, ma avere tutte queste diverse fonti mi dà tanta gioia.
Per l’organizzazione, che onestamente non è moltissima, il mezzo più immediato è prendere appunti. Sono molto anziana in questo e se non scrivo a penna faccio davvero fatica a fissare le idee, quindi uso l'agenda come un raccoglitore di idee varie: argomenti di cui vorrei parlare, libri da trattare, spunti per le introduzioni. Poi ho un quaderno specifico in cui appunto le cose più importanti dei libri quando li studio, che diventano poi la bozza dei numeri di Sfoglia sui 3 libri di cucina. Uso anche molto la funzione "aggiungi a Elenco lettura" di Safari per salvare elenchi di articoli online che voglio rileggere o citare nella newsletter. Sto lavorando su me stessa per cercare di diventare meno caotica e più organizzata e facilitarmi il lavoro, un passo alla volta ce la farò!
Mi piacciono sempre le tue storie, perché danno un punto di vista altro. In che modo pensi che il cibo possa aiutarci a guardare la vita attraverso una nuova prospettiva?
Prima di tutto: grazie, è un grande complimento. Oggi siamo bombardati di contenuti a tema cibo, si trova davvero qualunque cosa, ma il cucinare e mangiare (per quanto adori entrambe le cose) sono in realtà gli aspetti che mi interessano meno. Credo che il cibo racconti chi siamo, come persone, come famiglie, credo racconti tantissimo della società, dei cambiamenti culturali, generazionali. Anche semplicemente confrontandoci con i nostri amici, sui gusti e le tradizioni culinarie, ci accorgiamo di tante differenze, ma anche di quanto abbiamo in comune. Basta prendere un ricettario degli anni ‘80, confrontarlo con un libro di oggi e notare quanti cambiamenti ha subito il nostro gusto: si vedono nelle foto, nella scelta dei piatti, nel tono, nelle persone a cui si rivolgono.
Dirò sicuramente una banalità, ma secondo me il cibo, e il racconto del cibo, andrebbe usato come veicolo di scoperta, per aprirci la mente, più che per riempirci la pancia.
Se la tua giornata avesse una colonna sonora, che musica sarebbe?
Sicuramente sarebbe una serie di canzoni, più che un tema musicale. Ho sempre ascoltato musica di tanti generi diversi, anche se quelli che preferisco in assoluto sono rock/indie rock e hip hop. Includerei i miei pezzi preferiti di The Who, Iggy Pop, Velvet Underground insieme a Run DMC, Beastie Boys, Dr.Dre, Eminem, Missy Elliot e magari un po' di Leonard Cohen e Nick Cave per spezzare il ritmo.
Continuiamo poi parlando di libri!
Per quanto riguarda i libri, invece, come libro proprio di cucina per iniziare un titolo che consiglio sempre è Scuola di cucina di Martha Stewart (Giunti, 2017) perché è un’enciclopedia completa, ma non un ricettario noioso, ci sono tutte le tecniche, spiegate benissimo, tante foto, assolutamente piacevole.
Per assaporare quanto è bello quando il cibo entra in una narrazione dirò una cosa banalissima, ma un titolo imprescindibile secondo me è Kitchen di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 2014) per la delicatezza e la poesia con cui racconta cose semplicissime.
Ma dato che Dispacci parla di musica non posso non consigliare un libro geniale: è di Questlove (il batterista di The Roots) si intitola Mixtape Potluck (Abrams, 2019) l'idea è che lui invita ad una cena immaginaria alcuni chef, musicisti ed attori, ai quali chiede la loro ricetta preferita, per ogni ricetta lui suggerisce la canzone più adatta per cucinarla e nel capitolo finale mette, invece, la playlist perfetta per la cena. Direi imperdibile, anzi adesso mi è venuta voglia di parlarne su Sfoglia!
Se ti va, qui puoi leggere (e iscriverti) a
.Gli Accenti si prendono una piccola pausa e tornano a gennaio, con nuovi incontri, ispirazioni e idee: grazie per averli accolti e letti con indomito entusiasmo!
Per il Dispaccio di oggi è tutto.
Mentre arriva da te, sono in viaggio verso il Marocco e spero di tornare, come ogni volta, con uno sguardo rinnovato, l’anima traboccante di nuovi orizzonti. Puoi seguirmi su Instagram, se ti va.
Prima che mi scordi, da qualche tempo Substack ha inaugurato una chat (disponibile tramite app). Non ho ancora estrema confidenza col mezzo, però mi trovi qui:
Infine, se hai voglia di condividere le tue idee, se vuoi esplorare il cosmo, se hai domande, consigli, se non dormi, se pensi che parole e musica possano e debbano cambiare il mondo: scrivimi.
Grazie a Roberta, come sempre, per la consulenza in astrofisica.
A presto,
Samantha
Che grande emozione essere in questo numero di Dispacci, che parla addirittura delle melodie del cosmo, grazie Samantha, come sempre una lettura da studiare piena di spunti meravigliosi!