#58. Perle
Celebrare gli 80 anni di Janis Joplin, un film francese, una colonna sonora tra lirica ed elettronica e gli Affanni di Virgnia Pignata.
Ciao !
Una perla nasce da un parassita, da una reazione a un corpo estraneo, a un ospite indesiderato. È uno dei fenomeni naturali che più mi colpiscono, una metamorfosi lenta e inesorabile, il talento prezioso di un essere vivente nel plasmare il dolore nella meraviglia, l’effimero in eterno. Essere perle è un dono scavato nel tempo, un lungo cammino, trovarle è sinonimo di gratitudine: senza infastidire le creature marine, che hanno già abbastanza criticità cui badare, le perle sono disseminate ovunque, basta saperle notare.
Seguendo questa ispirazione, il Dispaccio di oggi celebra l’ottantesimo compleanno di Janis Joplin, suggerisce un film francese da scoprire, Petite Maman, e una colonna sonora da ascoltare, quella della serie La vita bugiarda degli adulti, che riserva una sorpresa. Infine, e non certo per importanza, sono tornati gli /ac·cèn·ti/: la protagonista è Virginia Pignata coi suoi Affanni.
Gli 80 anni (dell’eterna) Janis Joplin
Quando sale sul palco, un pomeriggio di metà giugno del 1967, splende nel suo abito dai riflessi dorati. È accompagnata dai musicisti con cui ha condiviso mesi di musica e armonia nel quartiere di Haight-Ashbury, a San Francisco. C’è un prima e un dopo l’attimo in cui la voce di Janis Joplin ammalia il Festival di Monterey, c’è un prima e un dopo l’attimo in cui la sua voce conquista il mondo.
Troppo spesso ricordata per le circostanze tragiche della sua scomparsa, vorrei celebrare Janis Joplin ricordando l’anniversario della sua nascita, il 19 gennaio 1943 a Port Arthur, sul confine tra Texas e Louisiana, ottant’anni fa.
Joplin incarna l’archetipo della rockstar femminile forgiato alla fine degli anni Sessanta, intriso di successo ed eccesso, ma è molto più di questo: è una donna colta, amante dei libri, attivamente schierata contro le iniquità sociali. In lei albergano consapevolezza del talento e tensione al miglioramento, esuberanza indomabile e sensualità senza filtri. Incide due dischi con i Big Brother and the Holding Company e appena due da solista, I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama! (1969) e Pearl (1971), prima che le sue ceneri siano sparse nell’oceano.
Il viaggio di Janis Joplin nella vita terrena è il viaggio dell’eroina, che persegue vocazione ed emancipazione in un mondo — quello discografico, ma anche della controcultura stessa — dominato da ingombranti figure maschili, brillando di luce propria, smarcandosi dai cliché sociali e musicali per puntare all’essenza.
Il blues che le scorre nelle vene ricorda, prima della sua, le esperienze di artiste come Ma Rainey e Billie Holiday. Quel pomeriggio, al Monterey Pop, canta cinque brani, siglati dalla cover di Ball And Chain della cantautrice blues Big Mama Thornton (la stessa che ha scritto Hound Dog, celebre nella versione di Elvis Presley).
Negli anni successivi, da Chrissie Hynde a Debbie Harry, sono innumerevoli le artiste che la ascoltano dal vivo, cambiando la propria esistenza. Nel romanzo autobiografico Just Kids (tradotto da Alessandro Mari, Feltrinelli), Patti Smith racconta i momenti trascorsi con lei al Chelsea Hotel di New York, racconta di come Janis Joplin fosse «il sole attorno a cui tutto orbitava».
Non accettare compromessi,
sei tutto ciò che hai.
Janis Joplin in una lettera a Peter de Blanc (1965)
Nella sua vita, e nell’immagine viva e presente, Janis Joplin è tormento e grazia, estasi e solitudine, una guaritrice che, attraverso il potere catartico e salvifico della sua voce e della sua musica, dona al mondo un’anima pura.
Lo scrigno favoloso di Petite Maman
L’infanzia è uno scrigno che custodisce misteri, dolcezza e malinconia, un viaggio dove imparare a decifrare la complessità del mondo intorno, con uno sguardo sgombro da pregiudizi e pronto ad accogliere la magia. In Petite Maman (2021), piccola perla un po’ nascosta del cinema francese, è dipinta un’atmosfera in bilico tra favola e romanzo di formazione. Tra lunghi silenzi e suoni della natura, i brani originali della colonna sonora, opera di Para One, hanno il sapore dell’aria frizzante che invade i polmoni.
Il film si trova su Mubi ed è diretto e sceneggiato da Céline Sciamma, un paio d’anni dopo Ritratto della giovane in fiamme. Nota a margine: c’è Sciamma anche tra le pagine del copione di un’altra pellicola favolosa sull’infanzia, La mia vita da zucchina, del 2016.
La vita bugiarda degli adulti e un salto nella Milano noir
Alle lezioni di scrittura creativa di Raul Montanari, Susanna Wong indossava sempre grandi occhiali dalle lenti rosa: mi piaceva il suo sguardo vivace sul mondo, uno sguardo che instillava poi nelle parole. È una donna alchemica, insomma.
Un pomeriggio, mentre seguivo distrattamente la serie tv La vita bugiarda degli adulti, sono rimasta incantata da una scena: l’aria di un’opera, un locale fumoso di una Milano scomparsa. Sul momento, non l’ho riconosciuta; qualche ora dopo, ecco la scoperta: la protagonista delle immagini è proprio lei, una delle mie preziose sorelle di scrittura.
Questo fotogramma appartiene alla sesta puntata della serie Nextflix La vita bugiarda degli adulti, dove canto l’aria della Carmen, L'amour est un oiseau rebelle, in presa diretta (sottolineo con orgoglio).
Sono pochi secondi, avevo appena partorito la mia seconda figlia e non mi sentivo pronta fisicamente per farlo, ma Edoardo De Angelis, il regista, voleva creare un quadro che riproducesse Le Trottoir. Un dettaglio che mi incuriosì. Mi ritrovai dietro le quinte con un sosia di Andrea Pinketts che non gli somigliava per niente e tutta una serie di personaggi che molto mi ricordarono la fauna che gli girava intorno quando era in vita.
Prima di cantare, la voce di Andrea pronunciò con quel suo tono da baritono «Fammi sognare, baby» dalle casse che si trovavano nel locale, e l'illusione divenne realtà.
In pochi attimi, grazie alla sua voce, Susanna Wong ha dato vita a un tempo cristallizzato nella memoria e nell’esperienza collettiva, ha trasformato il passato in un dono. E ha creato una delle scene più autenticamente emozionati della serie, un vero tableau vivant.
Puoi scoprire La vita bugiarda degli adulti su Netflix: ha una colonna sonora stupenda, come illustra Valentina Giampieri nel suo articolo su GQ Italia.
Conversazioni con chi ascolta, osserva, immagina, scrive:
Virginia Pignata, Affanni
Una sera, in Alaska — non tra i ghiacci, bensì nel milanese, tra gli scaffali della libreria e crocevia culturale di Affori — ho conosciuto Virginia Pignata. Eravamo entrambe lì per onorare la pubblicazione di un libro sull’attivismo climatico, ci siamo intercettate, abbiamo chiacchierato e, qualche tempo dopo, sono incappata nei suoi Affanni: credo che chiunque dovrebbe perdersi dalle sue parti, per il modo straordinario di unire delicatezza e profondità, di acquerellare e scavare a mani nude nei sentimenti più autentici.
Cosa fai nella vita?
Così di botto, la domanda madre. E una risposta che richiede più tempi futuri di quelli presenti. Cosa faccio, e cosa vorrei fare. Sono nel limbo tra università e lavoro, ho appena finito un tirocinio in Olanda, ne inizio un altro a Roma, e poi direi che sarebbe anche l’ora di pagare dei contributi veri. Provo a rendere un lavoro il mio fardello originario: la polemica. Mi piace farne parlando di cibo e di ogni fatto umano (e politico) che lo riguarda, le storture dei sistemi alimentari sono per me un crocevia di rabbia e possibilità e intercettano tanti degli snodi che mi sembrano più urgenti.
Come nascono gli Affanni?
Nascono da un giovedì mattina di transizione. Mi ero laureata da poco, mandavo curriculum e intanto lavoravo a Decathlon. Lavorare su turni impone una scansione dei giorni diversa da quella degli altri, e la serenità coincide spesso con il desiderio di sentirsi normali.
L’affanno credo sia una condizione di stasi inquieta, di fame e pigrizia, è un luogo di contraddizione e niente è interessante come i luoghi dove stanno le cose un po’ rotte.
Sono sempre stanca, e mai ferma, è la mia forma personale d’ansia, ma è anche (mi sembra) una forma davvero collettiva d’ansia.
Da dove arriva l'ispirazione?
Alcuni affanni nascono da una conversazione, altri sono la sommatoria di appunti mentali presi a zonzo: le cose che capitano per davvero, e quelle anche solo pensate. Tanta verità, che sconfina sempre un po’ nella finzione, in dialogo continuo.
Scriverne in forma pubblica è stata un’attivazione, mi ha fatto venire voglia di osservare più a lungo e più forte il mondo intorno, un esercizio di presenza e di curiosità. È una cosa divertente da concedersi.
Come riesci a conciliare la tua intimità con riflessioni molto contemporanee e universali?
Onestà e vulnerabilità possono essere una cosa un po’ brutale, a volte, io ci trovo senso nel momento in cui la catarsi non è solo mia. Ogni confessione è relazionale, e il blog esiste perché qualcuno mi ha detto che ci trovava una verità anche propria.
Vedersi è un modo per avvicinarsi: apro il cancelletto del mio giardino di ortiche per cercare insieme bellezza e significato nel disordine, e decidere che non è necessario estirpare ogni cosa prima di coltivare i fiori. L’erba cattiva è assolta dalla sua colpa, e noi pure.
Qual è la colonna sonora della tua giornata ideale?
Ci sono sempre un sacco di musica e parole nelle mie giornate.
Per me le canzoni sono un ulteriore modo per distillare parole con cui giocare: le ascolto ma soprattutto le leggo, colleziono e catalogo per titoli e fraseggi interni.
Sono generalmente il cliché di ragazza indie malinconica, ma per lavorare metto spesso musica elettronica, per cucinare e guidare (col sole) musica soul. Ritorno sempre a Florence and The Machine, e le mie canzoni-cuccia italiane sono quelle di Niccolò Fabi.
Quali libri faresti materializzare sui nostri comodini?
Viaggiando verso un’amica, in primavera, ho comprato in aeroporto una copia di Niente di vero di Veronica Raimo (Einaudi), da regalarle. Me lo sono letta durante il viaggio, ridendo di gusto tutto il tempo, e credo sia stato l’inizio di qualche movimento vitale interno. È un libro che mi ha fatto un po' a pezzi e intanto riparato, che poi è circa tutto quello che chiedo ai libri. Per altre consolazioni episodiche a cui aggrapparsi: una città invisibile di Italo Calvino (nel romanzo Le città invisibili, Mondadori, ndA) o una poesia di Antonia Pozzi (le raccolte sono tante, tutte con versi splendidi, ndA), si apre una pagina a caso e si legge da lì.
Ci vediamo live, su Instagram?
Domani, giovedì 19 dicembre, la mitica Valentina Aversano e io saremo live su Instagram: sarà una chiacchierata sull’importanza di raccontarsi, sulla ricerca di ispirazioni e su come organizzare il tempo e lo spazio per scrivere, tra parole, musica e colori. Parleremo anche della mia adorata creatura — sì, i Dispacci! — e di newsletter.
L’appuntamento è su Instagram alle 12.00, ci farai compagnia?
Per il Dispaccio di oggi è tutto.
Se hai voglia di condividere le tue idee, se ti piacciono i film francesi, se apprezzi la polemica, se hai domande, consigli, se non dormi, se pensi che parole e musica possano e debbano cambiare il mondo: scrivimi.
Grazie a Serena per gli adorati consigli su Céline Sciamma!
A presto,
Samantha
Céline Sciamma è portentosa: riesce a diventare infanzia, libera e liberata dagli sguardi degli adulti. E straordinario in uguale modo è anche "Tomboy".