Ciao !
In una delle prime scene di Oppenheimer, il fisico Niels Bohr fa un’affermazione precisa: non è tanto importante che tu sappia leggere la musica, bensì che tu la sappia ascoltare. E tu, la sai ascoltare?
La musica può essere scomposta, sezionata, analizzata: è possibile studiare i singoli intervalli che ne scansionano il tempo, indagare la sintassi melodica, strutturare lo spazio sonoro secondo precise regole, eppure ci sarà sempre qualcosa di sfuggente, un pulviscolo di particelle dal potere alchemico e trasformativo.
Mi piace pensare che lì, negli spazi infinitesimali che sfuggono al nostro controllo, risieda la magia che ci porta lontano.
Oggi il Dispaccio è un po’ particolare, parla di cura per sé stessi e per chi ci è accanto con le parole di Nick Cave, il libro Reverberation, lo studio di un gruppo di ricercatori newyorchesi e le sinfonie da camera avveniristiche dei Brooklyn Rider.
Ascoltare per costruire
Ascoltare musica malinconica quando si è tristi è uno dei guilty pleasure dei musicofili, attività nella quale per prima indulgo più che volentieri. Eppure uno dei consigli che più spesso mi trovo a elargire si riassume così:
«Se sei triste, prova ad ascoltare musica allegra»
Con me, ad esempio, funziona Got My Mind Set On You di George Harrison, usata con la dovuta parsimonia (e solo dopo essere incappata in almeno un paio di dischi dei National, che peraltro hanno pubblicato all’improvviso un nuovo album).
L’ascolto della musica, dicono gli studiosi, riduce innanzitutto i livelli di cortisolo, meglio noto come “ormone dello stress”; inoltre sembra interessare la produzione di sostanze come dopamina e ossitocina, comunemente collegate al piacere e all’amore. Insomma, ascoltare musica è un atto di clemenza verso noi stessi, un atto di cura.
La sofferenza è alla base dei nostri comportamenti più distruttivi. Per questo la musica è importante. La musica nella sua stessa essenza è una forza positiva. Ha una grandezza morale intrinseca. Nel suo profondo, la musica ha la capacità di migliorare le cose, di riformare la condizione del cuore facendo appello agli angeli migliori della nostra natura. Questo è il suo dovere legittimo e sacro. La musica ci fa agire meglio. Essere migliori. Ci aiuta a liberarci dalla nostra sofferenza e ci indirizza verso il bene.
Nick Cave, The Red Hand Files #209
In generale, tutta la cultura migliora la nostra vita, e lo fa in concreto.
Pensa a cosa rappresenta realmente andare a un concerto: ci aiuta a stare in mezzo ad altre persone, a uscire dalla comfort zone, esponendoci, condividendo opinioni, sviluppando il senso critico; è un’esperienza dove il caso e l’improvvisazione costruiscono una storia, la nostra storia, modificando un tassello dell’esistenza. Questo vale per tutte le arti, il cinema, la fotografia, la pittura, la scultura e via dicendo. L’esperienza di visitare un museo non si esaurisce una volta imboccata l’uscita o gironzolando tra le opere; un film non è solo (almeno non sempre) una sequenza di immagini su uno schermo. A proposito, secondo il regista Billy Wilder, il cinema raggiunge il suo obiettivo quando riesce a far dimenticare una bolletta non pagata o un bisticcio sul lavoro: cose straordinariamente semplici e altrettanto incisive.
La cultura è uno spazio di costruzione della nostra più intima persona, e allo stesso tempo un’opportunità di confronto; aiuta a sviluppare il rispetto e la tolleranza verso chi ci è accanto, per quanto diverso possa essere da noi.
E poi succedono cose che hanno dell’incredibile. Alcune realtà, come il National Museum of Scotland, hanno incoraggiato attività culturali per persone affette da demenza senile: tra cocci di meteorite e monili dell’antico egitto, donne e uomini hanno socializzato, riso, scherzato; la loro condizione clinica non li ha fermati dall’affrontare nuove scoperte e accendere nuovi interessi, dall’essere felici.
E forse questo è un insegnamento prezioso da custodire: quale che sia la nostra condizione, dalla malinconia alla diagnosi di una patologia, mai rinunciare all’arte.
Tre cose
🔸 I quattro elementi in musica
Raccolgono quattro partiture per quartetto d’archi, tra le più celebri degli ultimi cent’anni, ispirate ai quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco; accostano poi loro quattro composizioni contemporanee. Così i Brooklyn Rider costruiscono The 4 Elements, uno spettacolo dove affrontano il tema del riscaldamento globale.
Il quartetto esplora in modo innovativo il repertorio classico, con notevoli incursioni nel jazz, e lo propone in esibizioni coinvolgenti; la musica è un invito all’attenzione e, nella performance dal vivo, un invito alla riflessione comune e all’azione collettiva su un uno dei temi più urgenti dell’oggi. (Ed è un ottimo modo per attenuare l’ecoansia).
Ho assistito a un loro concerto al Teatro Studio Melato di Milano, in occasione di MiTo: se dovessero capitare dalle tue parti, non perderteli.
🔸 Cervello e musica, un sodalizio che migliora la vita
«Ognuno di noi interagisce in modo diverso con la musica, e molti la ascoltano senza pensarci, come quando respiriamo. Ma se riuscissimo a comprendere un po' meglio questo oggetto dalle mille sfaccettature che è la musica, potremmo avere a disposizione uno strumento potentissimo da utilizzare in qualunque situazione, dalla medicina all'educazione e alla psicoterapia»
Sono le parole di Peter Gabriel, cofondatore di Studio Reverberation, un progetto incentrato sul rapporto tra musica e cervello. Nasce da qui il libro Reverbaration, dalla cui prefazione sono tratte le frasi citate.
Le esperienze di artisti e neuroscienziati si incrociano e contaminano, le voci di Laurie Anderson, David Byrne, Youssou N’Dour, Hans Zimmer e tanti altri spiegano come la musica sia assorbita dal nostro subconscio ogni giorno, creando stati d’animo, ma anche sedimentandosi nella memoria e influendo su gesti e abitudini.
Non solo: è possibile scoprire come la musica possa essere utilizzata a livello terapeutico, ad esempio per stimolare la creatività sul lavoro, nelle cure delle dipendenze, persino per contrastare gli effetti dell’Alzheimer.
Per chiosare con un’altra frase dall'introduzione di Gabriel: «Questo libro non saprà dare tutte le risposte, ma spero ci aiuterà a formulare domande migliori».
Trovi Reverberation. Cervello e musica: una relazione speciale che migliora la vita, di Keith Blanchard e con la traduzione di Francesco Zago, nel catalogo di Corbaccio.
🔸 Una ricerca scientifica sulle note dei Pink Floyd
La musica è un’esperienza universale, vissuta in ogni cultura, ed è un pilastro nella vita emotiva, sociale e cognitiva. Tuttavia le dinamiche neurali alla base della sua percezione rimangono un universo sconosciuto.
Un gruppo di ricercatori della New York University ha deciso di esplorare questo territorio: 29 pazienti affetti da forme di epilessia resistenti ai farmaci hanno ascoltato Another Brick In The Wall dei Pink Floyd. Gli elettroencefalogrammi ottenuti sono stati poi analizzati con dei modelli informatici e hanno rivelato conferme e novità. Tra le prime, una dominanza dell’emisfero destro, quello “creativo”, nella percezione della musica; tra le seconde, l’emergere di una regione cerebrale sintonizzata proprio sul ritmo
L’obiettivo dello studio — che si aggiunge a ricerche simili sulla ricostruzione del linguaggio tramite il monitoraggio dell’attività cerebrale — è mettere a punto dispositivi che aiutino a esprimersi chi non è più in grado di parlare. La musica ne diventa parte integrante, un elemento utile alle applicazioni cervello-computer.
Se vuoi approfondire lo studio, trovi i materiali sul sito di Plos Biology.
Il Dispaccio di oggi finisce qui.
Ci ritroviamo, come al solito, tra un paio di mercoledì; nell’attesa, se ti va di raccontarmi cosa la musica significa per te, o se semplicemente vuoi scrivermi, rispondi a questa mail oppure lascia un commento.
Un grazie a Laura per le scoperte musicali.
A presto!
Samantha
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I Red Hand Files di Nick Cave sono una delle cose più belle di sempre 🤩