#82. Accogliere
Spiriti delle campagne sudanesi, creature fantastiche, cantastorie radiofoniche e il potere della musica di unire.
Il protagonista di Perfect Days, l’ultimo film di Wim Wenders, ama ascoltare audiocassette nella sua autoradio. Dalle casse del minivan fluisce un’archeologia musicale di brani, come The House of the Rising Sun e Redondo Beach, brani di un’altra epoca, di un altro mondo. E la cosa che più mi ha colpito sono i fantasmi del passato che frusciano come le note impresse su quei vecchi nastri. L’ho trovato un film di una disperazione lancinante, altro che gioia nelle piccole cose, altro che serenità: del resto, Hirayama, così si chiama questo signore giapponese di poche parole, legge Le palme selvagge di William Faulkner, scrigno della frase «Tra il dolore e il nulla sceglierò il dolore».
Ciao !
Credo sia un dono dei grandi maestri, quello di imbastire opere in grado di frammentare punti di vista e interpretazioni, di lasciarsi sfogliare fotogramma dopo fotogramma. Che ne pensi?
Il Dispaccio di oggi racconta storie nascoste, che traggono linfa vitale da antiche radici, ma che lo fanno guardando al futuro; storie di creature sfuggenti, moderne sirene, spiriti inafferrabili, ombre ai margini, unite dal potere catartico e salvifico della musica.
L’anima radicale della musica
Qualche tempo fa,
ha osservato nella sua newsletter cheIl modello culturale in cui cresciamo ci plasma, anche inconsapevolmente.
E funziona allo stesso modo con la lingua, per cui serve che facciamo uno sforzo per trovare le parole giuste, quelle che funzionano e non si adeguano pigramente alla situazione, come tenderebbe a farci fare il nostro cervello.
[...] Significa riuscire a intravedere gli automatismi e scardinarli, il più delle volte con un esercizio semplice semplice: fermarsi e pensare, in ascolto.
Da Linguetta #111, Rivedersi di Andrea M. Alesci
Leggendo queste righe, se le tue sinapsi sono sempre pronte a intercettare il risvolto musicale di ogni cosa, torna subito alla mente come la musica rappresenti un invito scintillante all’accoglienza.
La sua natura più profonda è infatti un nucleo magmatico che nasce per unire chiunque: persone di una comunità, una band in una sala prove, la folla di adunate oceaniche, sconosciuti in treno; ciò che unisce promuove anche la comprensione e la tolleranza, se siamo pronti ad abbandonare i pregiudizi più pervicaci che sembrano influenzare e polarizzare sempre di più le nostre opinioni.
Quando mi viene chiesto se se ho degli esempi concreti del potere aggregativo della musica, procedo con il mio personale catalogo, sempre in aggiornamento, come è giusto che sia.
Iniziando dal più facile, i festival musicali sono un coacervo di umanità varia, un crocevia di esperienze, oltre che di suoni pronti per essere scoperti e amati.
La musica può soprattutto essere protagonista della creazione di spazi inclusivi, anche in ambienti spesso dimenticati, come sta succedendo per le periferie delle grandi città e i piccoli centri del nostro paese. Corsi di musica gratuiti o a prezzi calmierati, organizzati da scuole e associazioni culturali, non consentono solo l’accesso a corsi e laboratori a chi non può permettersi costosissime lezioni private, ma rappresentano un faro nella solitudine: offrono uno spazio di aggregazione, un modo per sentirsi parte attiva e consapevole di una comunità che è la base dell’esperienza civile (sì, lo dico sempre: la musica è anche politica).
A Novara, città a poca distanza da dove scrivo, c’è ad esempio Supernova, raccontata da Emilio Casalini nel suo programma Generazione Bellezza (disponibile su RaiPlay), un’associazione che gestisce la Caserma Passalacqua, monolite dismesso, dandogli nuova vita:
Un modo nuovo per affidare beni pubblici ai cittadini che li possono usare al meglio. È così che l'amministrazione comunale affida il mastodontico edificio ad un gruppo di associazioni cittadine. Ma non le lascia da sole, ad arrangiarsi, ma il pubblico si unisce ai privati del terzo settore nella gestione delle attività, ognuno portando del suo. E fioriscono laboratori di musica, di danza, di rap, di stampa 3D, di falegnameria, a fianco agli sportelli dei servizi sociali del comune. Tutto insieme. E le mura si riempiono di vita e di vite.
#Generazione Bellezza del 06/04/2023, Supernova… Novara!
Oppure il
di Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove nel fitto cartellone di concerti, jam session e appuntamenti letterari, spicca ora un servizio di sportello psicologico, in uno spazio che apre le sue porte su una zona sicura.Ancora, la riscoperta sempre più ardente della musica tradizionale incentiva la conoscenza della storia, oppure può aiutare a confrontarci e conoscere realtà altre, come quelle dei migranti, ascoltando racconti di oppressione e resistenza, come per i cantautori afghani in esilio, o ancora nelle canzoni di pace di Shaden Gardood.
Il potere della musica è luminoso e rappresenta un ruolo importante nella promozione di una forma d’arte, certo, ma forse soprattutto di uno strumento di inclusione e contrasto all’emarginazione, tutt’altro che accessorio nelle nostre vite. Del resto, solo tenendo bene a mente il ruolo attivo della cultura, quello che presuppone confronto e conoscenza di sé stessi e dell’altro, è possibile costruire un domani.
La danza inafferrabile di Jantra
Immagino la tastiera turchese brillare nella notte, guidata da un artista concentrato, che sfiora con precisione i tasti e ipnotizza per ore il pubblico con interminabili improvvisazioni. Il suo nome è Jantra ed è un prodigio dell’elettronica. Autodidatta, non possiede un telefono ed è uno spirito libero, una creatura sfuggente persino al suo discografico, Vik Sohonie, fondatore della Ostinato Records di New York.
Sohonie ha intercettato i beat di Jantra su YouTube e da allora ne è rimasto folgorato. La Jaglara, danza cosmica in cui l’artista eccelle, affonda le radici nel Sera sudanese, si sprigiona attraverso tastiere rielaborate, corre tra le campagne di Fashaga, un lembo di terra tra Sudan, Etiopia ed Eritrea, puntando dritta allo spazio.
Come si cattura la musica di uno spirito, il cui nome può essere tradotto in “follia”? Sohonie recupera vecchie registrazioni digitali e su nastro, poi lo insegue tra feste e improvvisazioni (come racconta al Guardian) confezionandone di nuove in alta definizione. Nasce così il disco Synthesized Sudan: Astro-Nubian Electronic Jaglara Dance Sounds from the Fashaga Underground, un viaggio da intraprendere subito, senza remore.
Mélusine cantata da Cécile McLorin Salvant
Quando Jean D’Arras scrive la sua storia di Mélusine, alla fine del XIV secolo, compila quella che rimarrà la versione letteraria più famosa di una leggenda del folklore europeo. Per farla breve, Mélusine è una creatura metà donna e metà serpente che sposa Raymondin, ma a una condizione: egli non dovrà mai farle visita il sabato. Quando l’uomo infrange la promessa, scopre il segreto dell’amata, la sua natura per metà umana e per metà rettile.
Cécile McLorin Salvant assorbe il mito di una creatura ibrida, rispecchiandosi nell’essere un misto di culture e tradizioni. Nel disco, interamente cantato in francese, la sua voce accarezza i versi di una canzone composta da Leo Ferré e ispirata a una poesia di Louis Aragon, per scivolare poi sulla batteria spazzolata de La route enchantée e librarsi nella purezza scintillante di voci e percussioni di Dites moi que je suis belle. Un concept album nato dalla leggenda, che solca i generi e si fa tremendamente attuale..
Una cantastorie radiofonica chiamata Kerabai Sargar
La specialità di Kerabai Sargar, speaker radiofonica indiana di circa settant’anni, è comporre canzoni che raccontano il mondo di oggi.
Kerabai lavora per la radio della Mann Deshi Foundation ed è una delle voci più popolari dell’emittente: il suo compito, giorno dopo giorno, è catturare l’attenzione di chi l’ascolta raccontando antiche leggende così come temi di attualità, ad esempio quelli legati al cambiamento climatico, come la gestione del suolo, i nuovi metodi di irrigazione, le fonti di energia alternativa e così via.
Radio Mann Deshi Tarang (che si può ascoltare in streaming) è una delle community radio indiane, composte da uno sparuto staff, spesso multitasking; le trasmissioni hanno poca portata, eppure in un paese vasto come l’India raggiungono un numero significativo di villaggi e piccole comunità, come diversi gruppi Adivasi e i dalit, o parìa, che altrimenti sarebbero esclusi, dimenticati nelle campagne che si estendono fuori dai grandi centri urbani. Un potere che ha salvato centinaia di persone, ad esempio, durante la pandemia, granzie a informazioni sui vaccini, lezioni radiofoniche in sostituzione delle scuole e quant’altro.
La musica è fondamentale. E la radio resta uno dei canali principali di informazione in India, persino più di Internet.
Avviso last minute: oggi alla Triennale di Milano si tiene un incontro con Mo’min Swaitat, fondatore di Majazz Project e Palestinian Sound Archive, l’archivio digitale di musica tradizionale palestinese e siriana che ho raccontato nel Dispaccio #75. Mosaico. Fossi in te, passerei da quelle parti: ecco tutte le info!
Così, la newsletter di oggi finisce qui.
Ci ritroviamo tra un paio di settimane. Aspetto tue, se hai riflessioni o storie da raccontare, e ti mando un abbraccio.
A presto, stai bene.
Samantha
Grazie per la menzione, Samantha 💛. E come sempre ho scoperto un sacco di cose (che storia quella di Kerabai Sangar!).