Tutto quello che c’è da sapere sui Dispacci

I Dispacci sono la newsletter che racconta il mondo attraverso la musica: in questa pagina trovi tutte le informazioni.

  1. L’autrice: Samantha Colombo

  2. Lo spirito dei Dispacci

  3. Utilizzo di Spotify e Bandcamp

  4. Nota linguistica


L’autrice: Samantha Colombo

Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano Remain In Light e la Cnn inaugura le sue trasmissioni: sin dal primo giorno, insomma, musica e informazione hanno contraddistinto la mia vita.

Sono una giornalista da alcuni lustri, e attualmente lavoro come SEO Manager per le testate italiane di Condé Nast, dove sono approdata dopo alcuni anni al Corriere della Sera.
In passato, sono stata una firma della rivista musicale Jam fino alla sua chiusura, e ho poi collaborato con diverse realtà, come Rolling Stone e Amadeus.

Qualche accenno alla mia formazione musicale? Mi sono laureata in Etnomusicologia con una tesi sulla programmazione di Radio Popolare, ho frequentato un master in Giornalismo e critica musicale al CPM di Franco Mussida e ho iniziato la mia carriera scrivendo su alcune fanzine negli anni Novanta.

Da tre anni scrivo una newsletter che racconta il mondo e la natura attraverso la musica: i Dispacci.

I viaggi sono la mia principale fonte d'ispirazione, nell'incontro tra culture, scoperta di tradizioni e percorsi lontani dal turismo di massa.
Amo frequentare i cinema, quando posso la mattina.


Lo spirito dei Dispacci

Una foto di Sarajevo è la prima immagine che accoglie chi entra in casa mia.
Per la precisione, è una foto scattata al violoncellista Vedran Smailović tra le macerie della Biblioteca Nazionale, distrutta da un incendio raccontato anche dai C.S.I. nella canzone Cupe vampe. La foto, che lo riprende suonare l'Adagio in sol minore di Tommaso Albinoni, è diventata una locandina della prima edizione del Sarajevo Film Festival: dopo un anno di guerra, nel pieno dell'assedio, la resistenza passa anche dall'arte, mentre le bombe provano a cancellare non solo un popolo, ma pure la sua intera cultura.
Questo poster ha attraversato con me la Bosnia.

Mi capita spesso di ripensare a quella città, a quella terra: a Sarajevo il futuro scorre accanto a un passato antico, le cicatrici sono sfoggiate con orgoglio, la storia e le storie si mescolano.
Lo spirito di Sarajevo è rimasto incollato a molte delle cose che faccio, alla condivisione, all'urgenza di custodire la memoria, al bisogno di un pensarci collettivo. Attraversano il senso della scoperta, di noi e di chi ci sta intorno. Quando scrivo, di musica, i miei Dispacci, ricordo Sarajevo, ce l'ho davanti agli occhi nel suo essere struggente, luminosa e salda, pur nelle contraddizioni spesso dilanianti.
Forse è il mio modo per dare uno sguardo più profondo al mondo, uno sguardo che si prenda il suo tempo, che vada oltre le apparenze, che non si arroghi il diritto di giudicare.

Del resto, mai come oggi, e intendo il presente più stretto, la musica è uno strumento di incontro, conoscenza e persino denuncia, pur se relegato troppo spesso ai margini. Questo mi porto nel cuore da dieci anni, e tutti questi sentimenti, lo so per certo, hanno una casa.


Utilizzo di Spotify e Bandcamp

Sono un’utente di Spotify da ormai parecchi anni e sin dagli inizi possiedo un account premium. Tuttavia, una precisazione è doverosa: vorrei che questa newsletter non venga interpretata come una pubblicità o un sostegno alla piattaforma.
Ho considerato più volte l’idea di cancellare il mio account a causa delle numerose controversie che l’azienda ha affrontato nel corso del tempo.
Devo ammettere che non ho ancora preso questa decisione perché continuo a trovare molti aspetti positivi nel suo utilizzo, come la facilità di condividere brani e album all’interno degli articoli, limitazione tecnica che spero non riguardi più in futuro altre piattorme di streaming musicale.

Utilizzo invece Bandcamp principalmente per due motivi. Innanzitutto, le condizioni riservate ad artiste e artisti sono più favorevoli rispetto ad altre piattaforme, consentendo loro di guadagnare una percentuale maggiore dalle vendite e offrendo un controllo più diretto sui propri contenuti. Questo non solo supporta meglio chi fa musica, ma garantisce anche una maggiore qualità e varietà nella musica disponibile.
In secondo luogo, Bandcamp offre un’opportunità unica di scoperta musicale al di fuori del flusso mainstream: la piattaforma è ricca di realtà indipendenti che potrebbero non trovare spazio altrove. L’esperienza di ascolto è più diversificata, e permette di esplorare nuovi generi e talenti che difficilmente avrei scoperto altrove.


Nota linguistica

In seguito a varie riflessioni, ho scelto di scrivere questa newsletter evitando l’uso del maschile sovraesteso. In italiano, infatti, il maschile plurale generico è usato per indicare gruppi di persone di generi diversi, diventando il nostro neutro. Ho voluto tuttavia prendere le distanze dalla neutralità imposta dal maschile sovraesteso per dare spazio a una rappresentazione più inclusiva: ad esempio, “gli artisti” diventano “le artiste e gli artisti”.

Rappresentato con il simbolo Ə nell’alfabeto fonetico internazionale (IPA), lo schwa è uno strumento di linguaggio inclusivo, simile all’asterisco o alla chiocciola. Diverse studiose, come la sociolinguista Vera Gheno, lo promuovono in quanto, come suggerito in Femminili Singolari, risolve un problema di pronuncia: lo schwa corrisponde a un suono vocalico neutro già presente in alcuni dialetti italiani e in altre lingue straniere.
Non è comunque l'unica soluzione possibile: Virginia Cafaro, in Manifesto Pisolini, afferma che «la neutralità linguistica è una sperimentazione e, come tale, è sicuramente imperfetta». Lo schwa, ad esempio, può essere di difficile lettura per le persone con DSA: per la mia vicinanza personale a questo tema preferisco non utilizzarlo, tuttavia accolgo senza limitazioni contributi che si esprimono optando per questa soluzione.

In futuro mi riservo il diritto di continuare a scoprire e sperimentare altre alternative. Concludo osservando che una delle critiche più comuni all'uso di alternative linguistiche, oltre a cliché come «si è sempre fatto così», è che i cambiamenti linguistici non possono essere sempre imposti dall'alto, sebbene vi siano delle eccezioni, come la riforma dell'ortografia tedesca.
Per questo credo che la rivoluzione linguistica, con le sue sperimentazioni, aggiustamenti e discussioni, sta emergendo dal basso, sia dalle comunità marginalizzate sia dalle scelte di case editrici indipendenti.
Il dibattito sul linguaggio inclusivo è destinato a rimanere aperto ancora a lungo, auspico da questo punto di vista un continuo impegno in base alle diverse sensibilità e possibilità, ma sempre con un alto tasso di consapevolezza.

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I Dispacci sono la newsletter di Samantha Colombo dedicata ai paesaggi sonori: ogni due mercoledì, raccontano il mondo e la natura attraverso la musica.

People

Sono una giornalista, consulente SEO editoriale ed etnomusicologa. Due mercoledì al mese, invio Dispacci dove racconto il mondo e la natura attraverso la musica.