#109. Quando musica e libri si incontrano
La Bookshop Band fa musica ispirata ai libri, e ha conquistato anche Pete Townshend
Sai cosa penso? Che la musica e i libri potrebbero salvare il mondo, se solo ci fosse maggiore consapevolezza del loro incredibile potere.
Ciao !
Ci sono due musicisti, Beth Porter e Ben Please, che scrivono canzoni ispirate a opere letterarie e fanno magie: sono la Bookshop Band, e non vedevo l’ora di conoscerla.
Romanzi che ispirano canzoni
Quando inizia la videochiamata, Beth Porter e Ben Please sono immersi nei libri, letteralmente. E non potrebbe essere altrimenti, del resto, dato che sto incontrando la Bookshop Band.
I due musicisti si trovano a Wigton, «la città del libro in Scozia», mi spiegano, e le pareti coperte di volumi di ogni tipo saranno protagoniste della nostra chiacchierata, facendo apparire come per magia le pagine di cui parleremo.
Tutto inizia quasi quindici anni fa, quando gli incontri con autori e autrici alla libreria Mr. B’s Emporium di Bath diventano speciali: ogni evento infatti prende forma anche grazie alle canzoni scritte appositamente da coloro che, ben presto, diventano noti come «la band che fa musica ispirata ai libri». La stessa band le cui musiche compaiono in premi come Oscar e BAFTA e che attraversa in tour Europa e nord America.
«Quando scriviamo una canzone partiamo dal presupposto di essere lettori, senza pensare al fatto che l’autore sarà seduto in una stanza ad ascoltare» chiarisce Ben Please. «Leggiamo il libro, poi ci facciamo prendere dal panico (ridono, nda) e scriviamo una o due canzoni, che sono in un certo senso le nostre risposte emotive a quanto abbiamo assorbito. Forse qualcosa di particolare ha attirato la nostra attenzione, qualcosa che ha a che fare con le nostre vite o che ci ha particolarmente interessato, oppure è il primo pensiero quando chiudiamo il volume. Le canzoni sono risposte personali, non sono adattamenti del testo».
«Non raccontiamo necessariamente la storia del libro, piuttosto lo accompagniamo in un viaggio»
Beth Porter
Durante ogni concerto, i due raccontano qualcosa dei libri protagonisti, poi suonano le canzoni, regalando alle persone presenti una sorta di essenza di ciò che ascolteranno.
L’incontro tra musica, parole e persone
Le canzoni scritte e suonate dal duo sono quindi rappresentazioni emotive di un’opera letteraria. In questo senso, parole e musica si incontrano su un piano inedito, dialogando tra loro e consentendo a chi assiste a una performance della Bookshop Band di vivere un’esperienza originale e stimolante, mentre i due imbracciano chitarra, violoncello e ukulele, punteggiano il ritmo al glockenspiel, si cimentano con l’harmonium.
«Quando le persone vengono da noi, dopo il concerto, e dicono “Mi è piaciuta molto questa canzone, mi ha fatto venire voglia di leggere questo libro!” si crea un legame, una connessione» spiega Please.
È interessante scoprire come l’incontro tra musica e parole si rifletta nelle diverse quotidianità, dando origine a un’esperienza unica, allo stesso tempo personale e collettiva, in grado di lasciare una traccia nella vita di chiunque, che sia una lettura, un ritornello, un incontro fortunato o uno scambio di idee.
«C'è una canzone ispirata al libro di una nostra amica, Etta e Otto e Russell e James di Emma Hooper; parla di una donna anziana che inizia a soffrire di amnesie, e vuole vedere il mare prima di dimenticarlo» inizia a descrivere Beth Porter. «Così, lascia un biglietto a suo marito, Otto, e parte per il viaggio. La canzone The Edge Of The World parla della perdita di memoria e, quando la suoniamo, tocca molte persone, perché in tante hanno avuto a che fare con chi soffre della perdita di memoria. Quindi spesso c'è una risposta emotiva tangibile».
Il coinvolgimento, dato anche dalla sensibilità nel toccare corde universali, è tale che, come sottolinea Please: «A volte capita di notare che qualche persona piange tra il pubblico».
Se la risposta è intensa, non va dimenticata un’altra particolarità dei concerti della Bookshop Band, ovvero la possibile presenza delle autrici e degli autori.
«A volte non se lo aspettano, c’è un po’ di apprensione e pensano: “Che diavolo è questa strana band che suona il mio libro”» continua Please. «Chi scrive può ricevere una critica, ma la nostra è una risposta emotiva al suo lavoro. Abbiamo avuto autori che sono scappati in lacrime, il che a volte è un po' imbarazzante, altre volte la risposta è stata “La canzone non era ciò che mi aspettavo” o all’opposto “È esattamente ciò che volevo”».
«La nostra musica è una sorta di testimonianza del talento di molti di questi autori, che lasciano senza nemmeno rendersene conto»
Ben Please
Metti un concerto in una libreria
La maggior parte delle canzoni scritte dalla Bookshop Band, e racchiuse in una discografia di quattordici album, sono state create per gli eventi della libreria Mr. B's Emporium.
«Eravamo in uno spazio molto piccolo e intimo, avevamo appena finito di scrivere le canzoni e le suonavamo in pubblico» Porter sorride. «Non avevamo amplificazione, non c'era nessun posto dove nascondersi, era tutto molto grezzo! Ma credo che il legame che si instaurava con il pubblico in piedi, stando attenti a non colpirlo con un colpo di violoncello o con un archetto, fosse davvero molto profondo. Dopo le difficoltà iniziali, ci siamo abituati e penso che quell’ambiente abbia avuto un ruolo fondamentale. Tendo a essere molto meno nervosa se suono in una sala molto grande che in una piccola sala intima con la famiglia e gli amici!».
I due non si sono limitati a suonare nelle librerie, anzi: sono saliti sui palchi di festival e teatri, senza tuttavia perdere il potere della connessione con il proprio pubblico. «A un certo punto è come se il palco collassasse e non ci fossero più barriere tra noi e chi ci ascolta. Quindi siamo felici di suonare anche in spazi più grandi!» precisa Ben.
Il disco con Pete Townshend (proprio lui)
È un amico comune a trovare una sistemazione per Beth e Ben durante i concerti del 2018, un piccolo cottage appena fuori Londra. Il padrone di casa è Pete Townshend.1
I due lasciano come regalo un cd, consapevoli delle tonnellate di proposte che il chitarrista degli Who riceve in ogni momento della vita. Eppure, accade qualcosa: quel disco entra nel lettore, nelle orecchie e nella testa di Townshend, che ne è conquistato.

In breve, nasce il disco Emerge, Return prodotto dallo stesso Townshend e pubblicato la scorsa estate; è stato mixato da John Wood, l’ingegnere del suono già al lavoro per Nick Drake, e vanta con una cover firmata da Stanley Donwood, artista che ha collaborato a lungo con i Radiohead. Così, i tre partono in tour girando in più o meno tutto il Regno Unito.
«Penso che ogni musicista cominci con lo scrivere qualcosa, e lui segue la maggior parte della scrittura degli Who nel suo studio, lavorando al pianoforte o armeggiando con la chitarra» considera Beth. «Come uno scrittore, passa molto tempo in un ambiente chiuso, senza suonare di fronte a migliaia di persone. Inoltre, gestiva una libreria, quindi credo proprio ami la lettura».
La storia personale e artistica di Townshend lo lega indissolubilmente alla letteratura: alla fine degli anni Settanta fonda una casa editrice e inaugura la libreria Magic Bus a Richmond, senza dimenticare il lavoro per Faber and Faber, così come gli articoli, i racconti e i libri scritti.
«Per uno come Pete l'importante è la musica, non lo spazio. Oltre agli Who, ha fatto lui stesso dei piccoli tour in libreria con la moglie Rachel Puller, alcuni anni fa; avendone gestita una, non può che essere a suo agio tra libri e letture!» aggiunge Ben. «Credo che l’idea di suonare con noi gli sia piaciuta innanzitutto per il suo legame con la scrittura. Ci siamo divertiti moltissimo con lui, nel suo studio. Era nel suo elemento, aveva strumenti e sintetizzatori; abbiamo lavorato insieme ed è stato molto naturale, eravamo tre musicisti che si divertivano a fare musica».
Musica folk e storie contemporanee
Se una delle funzioni più antiche della musica è di raccontare e tramandare storie, la Bookshop Band risale alle origini, al suo cuore pulsante. E l’innesco primario delle loro storie è la narrativa contemporanea.
«Ciò che facciamo è molto simile alla musica folk, nel senso che prendiamo delle storie e creiamo musica, ma le nostre fonti sono i libri, spesso contemporanei, il che rende la nostra esperienza un po' unica» dice Ben. «Abbiamo una sorta di libertà nel fare ciò che ci piace, entro i limiti di ciò che possiamo suonare. È un legame davvero naturale».
Ci sono stati ovviamente dei casi in cui i due si sono trovati al cospetto di classici della letteratura, britannica e internazionale.
«Abbiamo collaborato con la National Portrait Gallery di Londra per alcune canzoni ispirate a una mostra su Charlotte Brontë, alcuni anni fa» ricorda Beth Porter. «Inoltre, abbiamo scritto alcune canzoni su Shakespeare per il V&A, su Charles Dickens, ma sono stati tutti eventi piuttosto specifici. L’ispirazione per la narrativa contemporanea nasce invece, appunto, nella libreria Mr. B's».
E poi c’è un filone da non trascurare, il cui interesse da parte di chi ama la lettura, nonché del mercato, è sempre più rilevante, e a ragion veduta: la letteratura per l’infanzia.
«Ci siamo trasferiti in Scozia e abbiamo avuto due bambini. Passiamo la vita a leggere libri per loro, quindi una delle cose che volevamo fare era scrivere delle canzoni ispirate a questi testi. Abbiamo appena terminato un album che si rifà alla letteratura scozzese per l’infanzia» rivela Ben Please. «Stiamo cercando di trovare altri modi per dedicarci a diversi tipi di libri, oltre a portare avanti la collaborazione con Mr. B's».
Dunque, quali libri leggere?
Come alla fine di un loro concerto, e con la curiosità aizzata da tutti i volumi in bella vista intorno a loro, è arrivato il momento della fatidica domanda: quali sono i libri preferiti della Bookshop Band?
«Uno dei miei libri preferiti, e inaspettati, si chiama Le ore invisibili di David Mitchell, che ha scritto anche Cloud atlas. È un libro fantasy e mi è piaciuto per il modo in cui è stato scritto, i diversi personaggi, le prospettive che cambiano continuamente, in modo da immedesimarsi sempre nella storia di una persona diversa. Tra gli altri miei preferiti ci sono due libri di Emma, quello che ti abbiamo mostrato prima e un altro, intitolato Our homesick songs», suggerisce Beth.
«I luminari di Eleanor Catton, che è scritto come un racconto vittoriano» aggiunge Ben. «Il mio libro preferito prima di fondare la Bookshop Band era invece La pietra di luna di Wilkie Collins. L'ho letto e ho iniziato a parlare in inglese vittoriano, il linguaggio ti riporta a quell'epoca. L'altro è Underland di Robert Macfarlane. Anche in questo caso ti porta visceralmente ed emotivamente in luoghi in cui non andresti mai, luoghi terrificanti sotto terra, catacombe e bunker nucleari, ma in modo vivido: è come viaggiare dalla tua poltrona», conclude il musicista, armeggiando con tutti i volumi che ha preso dagli scaffali intorno.
Se una chiacchierata con Beth e Ben ha la capacità di infondere nuova fiducia nel mondo, un mondo che scricchiola sotto il peso di insicurezze e atrocità, posso solo immaginare cosa rappresenti un concerto. Prendi due meraviglie della vita — la musica e i libri — e fissale in un momento che risuona di speranza: è un piccolo passo per una realtà migliore, ma è a piccoli passi che si scalano le vette più alte.
Nel sito della Bookshop Band trovi date, dischi e altre notizie.
Appendice: i libri nell’intervista
Se disponibile, è citata l’edizione italiana:
Emma Hopper, Etta e Otto e Russell e James, traduzione di Elena Dal Pra, Bompiani, 2015
David Mitchell, Le ore invisibili, traduzione di Katia Bagnoli e Claudia Cavallaro, Sperling & Kupfer, 2016
David Mitchell, Cloud Atlas. L’atlante delle nuvole, traduzione di Luca Scarlini e Lorenzo Borgotallo, Mondadori, 2024
Emma Hopper, Our homesick songs, S&S/Marysue Rucci Books, 2019
Eleanor Catton, I luminari, traduzione di Chiara Brovelli, Fandango Libri, 2014
Wilkie Collins, La pietra di luna, traduzione di Alessandra Tubertini, Fazi, 2016
Robert Macfarlane, Underland, traduzione di Duccio Sacchi, Einaudi, 2020
Il Dispaccio di oggi finisce qui, e arriva il tuo momento. Dimmi:
C'è una canzone che ti ricorda un libro?
Scrivila nei commenti!
Prima di salutarci, c’è anche un appuntamento: al Cinema Massimo di Torino, dal 21 al 28 febbraio torna l’ottimo festival di musica e cinema SEEYOUSOUND.
Qualche titolo della nuova edizione? Blur: To The End, Googoosh - Made of Fire, Mogwai: If The Stars Had a Sound (che trovi in questo Dispaccio) e Peaches Goes Bananas.
Controlla il sito seeyousoud.org per info e biglietti.
Ci vediamo lì? Intanto, grazie sempre.
Samantha
L’attività di Pete Townshend in campo letterario è ricca di articoli, poesie, sceneggiature, saggi, racconti. Nel 1977 ha fondato la Eel Pie Publishing e aperto la libreria Magic Bus a Richmond; inoltre ha lavorato come editor per la casa editrice Faber and Faber a Londra. Alcune opere? Ha scritto per riviste musicali come Melody Maker e Rolling Stone; la raccolta di racconti Horse’s Neck è del 1985; nel 1999 pubblica Lifehouse, una sceneggiatura scritta insieme al drammaturgo Jeff Young per un radiodramma della BBC; l’autobiografia, Who I Am, è del 2012, e sette anni dopo arriva il romanzo The Age of Anxiety.
Bellissima la parte dove dicono che le canzoni sono risposte personali e che non raccontano storie di un libro ms accompagnano in un viaggio.
È stata bella scorrevole!
Sei bravissima 💘💘
Non conoscevo questo gruppo, mentre ho letteralmente adorato Etta e Otto e Russel e James e il pezzo che hanno composto è proprio bello. Grazie mille per questa intervista.