Ottant’anni fa c’era chi donava la vita per la libertà, oggi si può ancora cantare per difenderla, ovunque nel mondo: Bella ciao lo ricorda a ogni nota.
Ciao !
Il 25 aprile del 2025 segna un anniversario importante: sono trascorsi ottant’anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Un’occasione per tornare alle origini di un canto che non smette di attraversare il tempo e i confini, e che continua a dare voce a chi resiste.
Oggi ti accompagno in un viaggio musicale tra memoria e attualità, per raccontarti perché quella canzone — ancora e sempre lei — ha qualcosa da dire anche adesso.
Il mondo in un canto di libertà
Penso ai racconti dei nonni, ai cortei con le bandiere, alle voci che intonano insieme Bella ciao: l’80º anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo è un momento di memoria personale e collettiva.
In particolare quella canzone — diventata simbolo della Resistenza italiana — attraversa le generazioni e i continenti, unendo popoli diversi sotto la stessa melodia di ribellione e speranza.
Un inno universale contro l’oppressione
Le origini di Bella ciao si perdono nel tempo, risuona nelle risaie intonata dalle mondine e non ci sono prove del suo uso effettivo durante la Resistenza, eppure ciò che conta oggi, al netto della filologia, è la sua eco, il suo essere simbolo: spezza il silenzio, sovrasta le bombe.

Nei decenni, è diventata un inno universale contro l’ingiustizia.
Nel 1995, un disco collettivo prodotto dai C.S.I. e intitolato Materiale resistente 1945-1995 ha celebrato mezzo secolo dalla Liberazione, presentando una Bella ciao interpretata dai Modena City Ramblers e una Ciao bella delle Officine Schwartz.
Qualche anno più tardi, nel disco Nella notte ci guidano le stelle. Canti per la Resistenza compaiono ancora due versioni di Bella ciao: una cantata al femminile, da Lalli e Yo Yo Mundi, e una affidata alle voci di Vinicio Capossela e del greco Dimitris Mystakidis. Ci sono anche una Fischia il vento, realizzata in chiave strumentale dalla chitarrista americana Marisa Anderson, e l’inno repubblicano spagnolo A las barricadas rinato grazie al curdo Serhat Akbal insieme a Kento e Bestierare.
La musica non si cura dei confini tracciati su una carta geografica e neppure del tempo che scorre, intrecciando la Resistenza italiana storica con le resistenze di tutto il mondo.
Dalla Serbia a Gaza
Oggi, Bella ciao vive nuove esistenze in nuovi contesti, diventando colonna sonora di proteste e rivendicazioni dall’Europa al Medio Oriente, dall’Asia alle Americhe.
A Niš, in Serbia, il pianista itinerante Davide Martello — celebre per raggiungere con il suo pianoforte portatile le zone di conflitto — ha suonato la canzone accompagnando centinaia di manifestanti.
Per questo suo impegno artistico a sostegno delle proteste, Martello è stato fermato e accompagnato fuori dal paese dalla polizia. Nonostante tutto, la sua musica aveva già innescato una scintilla: infondere coraggio e rinsaldare la speranza attraverso il canto.
A migliaia di chilometri di distanza, il brano porta consolazione e forza anche sotto altri cieli. Nella Striscia di Gaza, dove la popolazione civile affronta sofferenze indicibili da mesi, c’è chi combatte la paura con le note.
Una mattina di aprile, dopo una notte di bombardamenti tra le più atroci, il musicista Ahmed Muin Abu Amsha ha imbracciato oud e chitarra insieme a due adolescenti palestinesi: tra le tende di un campo profughi hanno iniziato a suonare e cantare Bella ciao, circondati dai bambini che battevano le mani a tempo.
Il video della performance improvvisata è diventato virale sui social: vedere e ascoltare quel canto di speranza tra le macerie e la disperazione sconvolge per la forza che sprigiona.
«Mi sono svegliato con il suono dei miei figli che cantavano e suonavano, come se non fosse successo nulla la sera prima. La loro innocenza mi ha scosso»
Ahmed Muin Abu Amsha
Le note di Bella ciao risuonano tra le bandiere degli studenti serbi e le macerie della terra palestinese come già in passato hanno risuonato in piazza Tahrir al Cairo, tra le vie di Teheran, nei cortei di Algeri.
Ovunque ci si alzi contro l’oppressione, una melodia semplice e potente torna a farsi sentire, cantata in decine di lingue e accenti, sempre riconoscibile nell’innocenza che continua a cantare nonostante tutto, e in cui ritroviamo la voce della Resistenza.
La memoria in musica: eredità e futuro
Cantare Bella ciao oggi, in Italia e ovunque nel mondo, significa anche sentirsi parte di una storia più grande, che ci lega a chi ottant’anni fa scelse di resistere per un futuro migliore e, allo stesso tempo, a chi nel mondo continua a lottare perché quei valori di libertà e giustizia prevalgano.
La Costituzione della Repubblica Italiana, figlia della Resistenza, custodisce questi valori in ogni suo articolo. Tuttavia, come ammoniva Sandro Pertini:
«La Costituzione è un pezzo di carta: spetta a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta... in questo senso la Resistenza continua»1
Ecco perché Bella ciao non è mai una semplice canzone del passato: è un canto vivo, che ci invita a ricordare e agire, a non dare per scontata la libertà di cui godiamo. Attraverso le sue strofe, la memoria si trasmette in forma di musica e diventa identità e impegno.
Il Dispaccio di oggi finisce qui, ma le note continuano a viaggiare.
Ti invito, in questo 25 aprile speciale, a cantare ancora una volta Bella ciao, magari insieme alle persone a cui tieni, pensando a chi l’ha cantata prima di te e a chi la sta cantando ora in altre parti del mondo.
Lasciamo che la musica porti con sé memoria e speranza, per celebrare la Libertà conquistata e quella da riconquistare ogni giorno.
Buona Liberazione, dunque, e grazie per esserci: sorridi, scendi in piazza, pensa, canta anche per me.
A presto,
Samantha
Spesso citata con delle variazioni, la frase attribuita a Sandro Pertini non risulta trascritta in un documento ufficiale, ma è presente in varie fonti, tra cui molti testi divulgativi sulla Resistenza.
Per approfondire la figura di Pertini e il contesto in cui queste parole, che ne riflettono i valori e lo spirito, furono pronunciate, consiglio il documentario Pertini – Il combattente, disponibile su RaiPlay.