#60. Scoperta
Le immagini di Emilija Škarnulytė alla scoperta di un universo inedito e le esplorazioni vocali di Meredith Monk. Per gli Accenti c'è Andrea M. Alesci, con la sua newsletter Linguetta.
Ciao !
C’è un’antica filastrocca, pubblicata dalla scrittrice Sarah Josepha Hale nel 1830, che recita: «Mary had a little lamb». Queste parole, quarantasette anni dopo, sono le prime a essere registrate e riascoltate. La voce riprodotta è quella di Thomas Edison.
È il dicembre del 1877 quando Edison dimostra ad alcuni colleghi il potere della sua invenzione, cui sta lavorando da qualche tempo e che brevetterà di lì a breve, il 19 febbraio 1878: il fonografo. Qualche anno più tardi, Emile Berliner introduce dei miglioramenti, sostituendo al cilindro un disco e ottenendo una qualità di riproduzione pazzesca per l’epoca: nasce così il grammofono. Il resto è storia.
Se il fonautografo di Édouard-Léon Scott de Martinville è il primo strumento a consentire la registrazione del suono, a Edison si deve un cambiamento memorabile: con il fonografo è possibile anche riprodurlo, ascoltarlo, riascoltarlo ancora e ancora. L’evento sonoro non è più effimero, inizia l’era della riproducibilità; la musica si decontestualizza, raggiunge luoghi lontani. Oggi abbiamo a disposizione diversi modi per fruire della musica, dall’immediatezza dello streaming al caldo fruscio del vinile. Il suono vive e regna in ogni luogo, raccontando ciò che siamo e, in molti casi, plasmando ciò che saremo.
Il suono è scoperta, di noi stessi e di chi abita il mondo là fuori.
Per inciso, quasi un secolo più tardi, Mary Had A Little Lamb è stata ripresa da Paul McCartney & Wings.
In questo Dispaccio ci immergeremo negli abissi con Emilija Škarnulytė; arriva Meredith Monk, dea nell’esplorazione dello strumento musicale primordiale: la voce. Infine, ti segnalo alcune cose interessanti da scoprire.
Per gli Accenti arriva
che, raccontando la sua newsletter , sfodera tre consigli libreschi su misura per le lettrici e i lettori dei Dispacci.Esplorare l’Aphotic Zone con Emilija Škarnulytė
Le acque più profonde dell’oceano, le più oscure e ricche di meraviglie: qui si immerge Emilija Škarnulytė, regista e artista visuale dal talento evocativo incomparabile.
Per il cortometraggio Aphotic Zone, il suo sguardo si addentra senza remore tra le montagne sottomarine del Pacifico, al largo del Costa Rica. Qui, nella zona afotica, si è ipnotizzati da squame iridescenti, corpi lattiginosi e tentacoli danzanti, mentre futuristici bracci robot si insinuano nella scena. Tra le riprese sottomarine, compare il Duga — il mastodontico radar sovietico — ricreato in digitale, che si trasforma in monito di una civiltà ormai sepolta. I suoni degli abissi comprendono anche due musiche originali, Deep Sea Dweller e Aphotia, quest’ultima composta dalla stessa artista.
Come sempre nelle installazioni multimediali e nei video di Škarnulytė, documentario e fantastico si intrecciano, realtà e suggestione si confondono, luci e suoni guidano in un mondo sconosciuto in bilico tra memoria e fantasia, tra poesia e reportage. Chi guarda è assorbito in un’esperienza che invita ad abbandonare la prospettiva antropocentrica, a domandarsi come affronteremo il futuro, cosa resterà di noi. A trovare non risposte, bensì consapevolezza.
Puoi guardare Aphotic Zone su Mubi: se non hai l’abbonamento, scrivimi per la visione del film in regalo!
La “musica visiva” di Meredith Monk
La voce è il primo strumento a disposizione dell’essere umano: la padronanza e l’esplorazione della vocalità permette di disegnare affreschi musicali unici, dando vita a universi sonori inediti. Artista multidisciplinare e pioniera nelle sue esplorazioni vocali, Meredith Monk è una delle figure contemporanee più illuminanti: nelle sue opere musica, movimento e immagine si intrecciano in un’arte che, per parafrasare le sue stesse parole, diventa “musica visiva”, una musica corporea, ancestrale, che schiude nuovi orizzonti.
Nei prossimi giorni, Meredith Monk sarà a Milano per due appuntamenti:
in concerto con Katie Gissinger e Allison Sniffin per FOG Performing Arts Festival alla Triennale (sabato 18 febbraio);
in conversazione con Andrea Lissoni al Pirelli HangarBicocca (domenica 19 febbraio).
Tre cose
🎞️ Musica e teatro come resistenza
«Ci sono tanti modi di resistere alla guerra. Odessa lo fa suonando, recitando, cantando»: inizia così il servizio di Jacopo Albarello, da vedere sul sito di Sky.
💭 Le frequenze di Radio Paperoga
Il 13 febbraio era la Giornata Internazionale della Radio, su Topolino 3507 si è celebrata con Radio Paperoga: puoi cercarlo in edicola o acquistarlo qui.
📰 Una penna (musicale) di platino
Ho scritto per il Corriere della Sera un articolo dedicato ad Alessandro La Cava, classe 2000 e penna d’oro, anzi di platino, della musica italiana contemporanea.
Conversazioni con chi ascolta, osserva, immagina, scrive:
Andrea M. Alesci, Linguetta
«Le parole sono importanti» e su questo siamo d’accordo, spero. La prima volta che sono incappata in
sono rimasta incantata da connessioni, pensieri e suggestioni che qualche parola, in apparenza semplice, è in grado di trasmettere. E poi ha una grafica deliziosa, questa:Una domanda classica, per presentarti: cosa fai nella vita?
Argh, il domandone! Direi che transito, sono sempre in fase di passaggio. Battute a parte, al momento leggo e racconto per lavoro: lo faccio per alcuni progetti di promozione della lettura con medie e superiori. Poi mi si trova in giro per scuole elementari e biblioteche, come autore e con laboratori di scrittura. E ogni tanto appaio anche in veste di libraio. Ma avendo studiato giornalismo e comunicazione, cerco comunque di trovare spazi in cui esercitarle.
Linguetta è un nome speciale, come lo hai scelto e, in generale, come nasce l'idea di questa newsletter?
Nasce come tutte le idee: da un bisogno impellente. Un po’ come quando chiesero a Gianni Rodari: «Come si fa a sapere quando si diventa scrittori?». E lui disse: «Si capisce che si deve scrivere quando, se proprio non si scrive, ci fa male il braccio».
Ecco, era quel bisogno lì, di dire le cose: quelle che sapevo, che ho letto, studiato, capito della lingua; ma pure quelle che non ho ancora capito, perché quello spazio di incertezza è lo spazio della possibilità.
Lì succedono le cose, che non ti aspetti. Come essere ospitato un giorno (è oggi!) dentro Dispacci.
Per la newsletter volevo un nome polisemico, perché mi piacciono le cose che si prestano a tanti usi, come il coltellino svizzero. Così, Linguetta: che può essere quella delle lattine (da tirare se vogliamo bere un sorso, o farci una scatoletta di fagioli), quella delle scarpe (che ci sistemiamo prima di camminare), e poi la linguetta che a volte cacciamo fuori dalla bocca in modo irriverente, perché è giusto fare le cose seriamente ma senza prendersi troppo sul serio.
Hai un pensiero bellissimo, che è «La lingua dà forma al pensiero, e fa accadere le cose»: quanto è importante, soprattutto in questo periodo storico, saperci esprimere e saper ascoltare?
Adesso che viviamo circondati da un flusso costante di storie, la responsabilità di ogni parola è maggiore. Non ce ne servono mica tante di parole, e per capire quali usare basta ascoltare chi abbiamo davanti. Non è facile perché dobbiamo rinunciare al giudizio, ad avere ragione. Però si impara, è un esercizio costante. Ascoltare è come leggere: si assimila, si lascia depositare, si capiscono le sfumature. Poi un giorno si è pronti a dire, a trovare le parole giuste per fare funzionare le persone e le cose.
In Linguetta lingua, identità, comportamenti si intrecciano, ma se ti chiedessi di parlare di musica, quale sarebbe la tua colonna sonora?
Per me la musica è situazionale, cambia a seconda di come mi sento. Però ha questo superpotere: in un momento, zac, ti trasporta in un'altra dimensione, ed è come vedere il mondo trasfigurato. Se sto scrivendo spesso mi faccio trascinare nei loop dalle colonne sonore cinematografiche, anche perché il cinema è un amore incondizionato (ci ho pure scritto due tesi, sul cinema: una su C’era una volta in America, l'altra sulla metamorfosi nei film di fantascienza). Però sto divagando. E allora vado con tre pezzi disparati: Cantaré di Mannarino, uno qualsiasi cantato da Ella Fizgerald, e il tema principale di Ritorno al futuro.
Quali libri consiglieresti per capire meglio il mondo intorno?
Dentro Linguetta i consigli sono sempre multiformi: saggi, romanzi, racconti, poesie, graphic novel, albi illustrati. Tutto si tiene quando serve a capire. A lettrici e lettori di Dispacci consiglio queste tre cose: Le ragioni del dubbio. L'arte di usare le parole di Vera Gheno, nume tutelare linguistico fin dall'inizio di Linguetta e capace di trovare sempre le parole esatte; Figure di Riccardo Falcinelli, perché ti fa stare dentro le immagini, che ci circondano ma che spesso non riusciamo a decifrare, e imparare a guardare vuol dire imparare ad ascoltare; e poi un libro di filastrocche senza età: Versi del senso perso di Toti Scialoja, che è un bestiario alla Borges capace di fare esplodere il senso, perché quello che gli interessa è il suono che fanno le parole. Fa bene perdersi nell'immaginazione di Scialoja, a divagare si riescono a vedere le cose da un'altra prospettiva.
Per il Dispaccio di oggi è tutto.
Se hai voglia di condividere le tue idee, se vuoi esplorare la zona afotica, se hai domande, consigli, se non dormi, se pensi che parole e musica possano e debbano cambiare il mondo: scrivimi.
I Dispacci tornano nella tua mail mercoledì 8 marzo, con un numero speciale che non vedo l’ora di condividere con te.
A presto!
Samantha