#63. Nina Simone
Un ricordo di Nina Simone, della sua eredità musicale e non solo; tre consigli per rivoluzionari, romantici radicali, grandi balli; Qualcosa di Alice Fadda.
Ciao !
In un’intervista del 1968, Nina Simone afferma: «Ecco cos’è la libertà per me: non avere paura». È una delle prime scene del documentario What Happened, Miss Simone? di Liz Garbus, le parole sono avvolte dalle note di I Wish I Knew How It Would Feel To Be Free.
Ho pensato a quanto coraggio sia necessario per essere liberi, ai rischi che molte persone sono disposte a correre per spezzare catene di ogni tipo. Ho pensato a quanto la musica, anche nelle situazioni più difficili e insostenibili, riesca a infondere coraggio e speranza.
Nell’aprile di venti anni fa, la musicista e attivista per i diritti civili viveva i suoi ultimi giorni terreni per lasciare un’eredità pazzesca, musicale e non solo.
Per ricordarla, in questo Dispaccio ci sono un documentario e un libro dedicati a the High Priestess of Soul; tre connessioni attive tra arte e contemporaneità; infine, con grande gioia, sbuca
La stella di Nina Simone
La giovane Eunice Kathleen Waymon ha un sogno, anzi un’ossessione: diventare una pianista classica, la prima pianista classica afroamericana. La madre è una predicatrice e lei inizia a suonare il piano durante i revival meeting in North Carolina; prende anche lezioni private e si muove agile tra Rachmaninov e Bach.
Cambia il suo nome quando, anni più tardi, per mantenersi gli studi alla Juilliard School di New York si esibisce in piccoli club: non vuole far sapere alla madre che suona la musica del diavolo dal tramonto all’alba. Il soprannome che le sceglie un amore ispanico, Nina, si lega così al nome della sua attrice francese preferita, Simone Signoret: nei primi mesi degli anni Cinquanta, nasce Nina Simone.
Dai piccoli club newyorchesi, quando sale sul palco del festival jazz di Newport, nel 1960, si accende una stella la cui luce splende ancora. In lei scorrono la vena tormentata del blues, la fluidità del jazz, l’energia del rock’n’roll: Nina Simone concentra un caleidoscopio di stili e linguaggi in performance infuocate. Ma non è solo voce che incanta.
Si schiera in prima linea nella lotta per i diritti civili degli afroamericani, attraversa l’Alabama marciando da Selma a Montgomery al fianco di Martin Luther King. In quei giorni, si esibisce in una Mississippi Goddam — composta in seguito all’omicidio di Medgar Evers — rabbiosa: racconta lei stessa come, da quel momento in poi, non riuscirà più a tornare all’ottava originale per la furia che le sale in gola.
Nina Simone è creatività e coscienza del proprio tempo e del proprio ruolo in un mondo violento e ingiusto. Una donna dal talento straordinario e tormentato, vittima di violenza prima e dei personali demoni negli ultimi anni della vita; una figura scolpita nel reale, lontana dalle copertine patinate, con una vocazione totalizzante alla musica, una vocazione che influenza tanto la vita privata quanto il ruolo nella collettività.
Quando Chanel, negli anni Ottanta, ripesca la sua My Baby Just Cares For Me per una campagna pubblicitaria, il mito torna a splendere e viene strappato all’oblio.
La storia della musicista e attivista è ricostruita attraverso interviste ripescate negli archivi, registrazioni dimenticate, lettere e diari personali, testimonianze di chi ha vissuto e suonato accanto a lei, come la figlia Lisa Simone Kelly: il documentario What Happened, Miss Simone? di Liz Garbus è disponibile su Netflix.
Se vuoi saperne di più, ti consiglio il libro I Put a Spell On You: The Autobiography Of Nina Simone (in inglese): c’è un ottimo articolo su Vanity Fair al riguardo.
Da una gomma da masticare all’eternità
Svetta sul piedistallo di marmo, custodita in una teca della mostra Stranger Than Kindness di Nick Cave, e non è una gomma da masticare qualsiasi: è stata nella bocca di Nina Simone.
Un salto indietro. È il 1999 e Cave è direttore del Meltdown Festival di Londra; subito dopo l’esibizione di Simone, nota un Warren Ellis che striscia furtivo verso lo Steinway dove la leggenda si è appena esibita. Il musicista trova lì il suo tesoro: una gomma da masticare appiccicata sotto il pianoforte.
Dall’aneddoto scaturisce un mosaico della vita di Ellis, un lungo viaggio che inizia in Australia per circumnavigare il globo; un viaggio durante il quale piccoli oggetti e chincaglieria sfavillano come preziose reliquie, creando l’identità di uno dei più magmatici musicisti in circolazione.
Dando vita al suo memoir, Ellis abbandona inaspettatamente il linguaggio delle note e fa sua la parola scritta, arricchendola con immagini e riflessioni, intagliando la vita intorno a un oggetto che assume sembianze liturgiche.
Nota a margine: come sia arrivata tra le sue dita la gomma da masticare di Nina Simone, Ellis lo racconta anche nel documentario 20.000 Days On Earth.
Che io sappia, Nina Simone’s Gum (Faber) non è ancora stato tradotto in italiano.
Tre cose
📚 Essi vivono, e ci parlano ancora
È una commedia horror-fantascientifica, nonché uno dei capolavori di John Carpenter. Tra i suoi fotogrammi, Essi vivono cattura e stigmatizza la mitologia sociopolitica degli Stati Uniti degli anni Ottanta, isolando criticità che, ancora oggi, avvelenano il mondo, come il culto dell’individualismo o il capitalismo feroce. È Sabrina Negri, già docente di Storia del Cinema e Conservazione del film al dipartimento di Cinema Studies della University of Colorado, a ripercorrere un film culto, in un viaggio scena per scena che prende in esame storia e ispirazioni, senza trascurare l’universo racchiuso nella mente di un regista unico come Carpenter.
Essi vivono di John Carpenter, scritto da Sabrina Negri, è pubblicato nella collana I migliori film della nostra vita di Gremese Editore.
🎶 Trasformarsi in Radical Romantics con Fever Ray
L’artista e attivista svedese Karin Dreijer, in arte Fever Ray, torna dopo cinque anni con un nuovo disco. Sin dalle prime battute, sembra che in Radical Romantics le rivendicazioni sociali e politiche degli album precedenti siano attutite in favore di un riscoperto intimismo. «Per amare devi scoprire te stessa e accettare i tuoi bisogni, il che può essere molto difficile. Da questo deriva una sorta di tristezza, che credo sia più presente in questo album. Ma è una tristezza molto pacifica» racconta a Chal Ravens in un’intervista per il Guardian. Fever Ray ha un dono: inanella visioni, cesella dettagli, infonde alla musica un respiro in equilibrio perfetto tra visione onirica e sguardo consapevole. Al suo fianco compaiono, tra gli altri, il produttore Nídia, il compositore Vessel e, non ultimi, Trent Reznor e Atticus Ross dei Nine Inch Nails.
🎊 Il Grand Bal di Ann Veronica Janssens
In quarant’anni di carriera, Ann Veronica Janssens ha esplorato i territori al confine tra scienza e arte, plasmando la sua materia preferita: la luce. L’immutabilità dell’opera è messa in discussione, l’ambiente circostante dialoga con architetture e sculture, mettendo l’accento sulla natura sensoriale degli spazi, cercando l’essenza delle cose: «È come se rimuovessi e riducessi sempre di più per provare ad arrivare alla dimensione minima», precisa Janssens. Grand Bal è una retrospettiva completa, una coreografia in cui danzano installazioni ambientali e opere più intime, dove sensi e performance, atmosfere surreali e rimandi alla contemporaneità danzano con chi la visita. Curata da Roberta Tenconi, Grand Bal è negli spazi di Pirelli HangarBicocca.
Conversazioni con chi ascolta, osserva, immagina, scrive:
Alice Fadda, Qualcosa
Nella vita è social media manager, digital strategist e creativa («È la prima volta che ho il coraggio di dirlo ad alta voce!», mi fa notare, e io le lancio un cinque alto, ndA); è anche osservatrice attiva e facilitatrice grafica, soprattutto per il gruppo di lettura Strategie Prenestine di cui è orgogliosamente la reporter visiva con i Disegnini Prenestini. Ha un blog, dove ha appena inaugurato la rubrica Intervistami, e una newsletter in cui scrittura e disegni confluiscono in un’alchimia meravigliosa.
Lei è
Qualcosa è una newsletter speciale, quali sono le tue ispirazioni?
Le ispirazioni me le regala soprattutto la realtà perché il mio lavoro creativo si basa moltissimo sull’osservazione, ma anche le illustratrici e gli illustratori che seguo su Instagram, gli albi illustrati che leggo con mia figlia Lila, le graphic novel e i libri. Qualunque cosa può diventare ispirazione per Qualcosa, anche un podcast sulle orse marsicane.
Come nasce l’idea di disegnare la tua newsletter? Quali sono il processo creativo, gli strumenti che usi?
Direi che è stata una scelta naturale. Dal 2020 ho iniziato a condividere su Instagram il mio diario visivo e da allora il disegno ha iniziato ad avere un ruolo sempre più fondamentale, diventando a poco a poco il mio mezzo per comunicare sui social. Erano anni che volevo creare una mia newsletter e forse il disegno mi ha dato il coraggio che mi mancava.
Questa domanda sul processo creativo devo dire che mi imbarazza perché non ne ho neanche uno straccio, o almeno credo. A volte non è facilissimo coordinare mano e testa, e il più delle volte mi trovo a lavorare alla newsletter “in emergenza”. A volte mi appunto delle cose e ho un tema da cui partire, altre volte vado totalmente a braccio. Uso prevalentemente l’iPad, anche se vorrei tanto tornare a disegnare su carta.
Immagina una tua giornata tipo, qual è la colonna sonora che ti accompagna?
Direi il robottino che pulisce casa perché sono un bel po’ maniaca delle pulizie, sicuramente i podcast (tra i più amati quelli di Roberta Lippi e Sara Poma), la colonna sonora di Stranger Things, la playlist Vai col Flow di
Quali libri consiglieresti per tenerci compagnia?
Il primo è sicuramente Il selvaggio di Guillermo Arriaga (Bompiani), fino a ora il mio libro preferito perché non c’è niente che lo abbia spodestato: farà freddo, ci sarà da piangere ma poi arriverà il sole. Se invece scrivete o volete lavorare sulla vostra creatività consiglio Manuale di Scrittura creativa di Simona Sciancalepore (Apogeo): consigli ed esercizi preziosi che vi daranno la spinta giusta per fare. E poi tutte ma proprio tutte le graphic novel di Tillie Walden, perché scrive delle storie meravigliose e le immerge in mondi disegnati così bene che sembrano essere davvero reali.
Per il Dispaccio di oggi è tutto.
Puoi trovare la versione audio anche su Spotify e, a tal proposito:
Se hai voglia di condividere le tue idee, se qualcosa ti ronza in testa, se hai domande, consigli, se non dormi, se pensi che parole e musica possano e debbano cambiare il mondo: scrivimi.
A presto,
Samantha
Mamma mia Samantha, ho i lucciconi agli occhi. Grazie davvero e che onore stare lì sotto a Nina Simone!
Che gigante Nina Simone! E bello il suggerimento su "Essi vivono", che tra l'altro mi ha attraversato il cervello proprio pochi giorni fa. A volte, il caso 😆.