#71. Verso est
Un museo di strumenti musicali in Nepal, i choon paan dello Sri Lanka e altre storie, più Andrea Codega con le sue Mappe.
Ciao !
Sai, tra le riflessioni nate durante le chiacchiere estive c’è un proposito: tenere lo sguardo alto sul mondo, o almeno provarci. La quotidianità ci ottenebra, rischiamo di segregarci nelle nostre fortezze, di osservare costantemente il nostro ombelico: senza l’imprevisto e il confronto non si costruiscono storie; senza storie la vita perde ricchezza.
Uno dei modi migliori che conosco per creare storie è viaggiare: non è necessario volare dall’altra parte del mondo, è possibile anche scoprire una città vicina, un angolo nascosto del luogo in cui viviamo, magari attraverso il passaparola.
Dato che i Dispacci però possono arrivare lontanissimi, oggi facciamo rotta verso Oriente, tra le vette del Nepal e sulle strade dello Sri Lanka, uno dei paesi che più mi sono rimasti nel cuore. Ci sono anche tre consigli su cose da leggere, visitare e guardare. E poi, chi meglio di
E tu, dove sei? Cosa c’è intorno a te, in questo momento?
Un tesoro di strumenti musicali nepalesi
Un giorno, a metà degli anni Novanta, Ram Prasad Kadel ha un’idea: raccogliere in un unico luogo le espressioni musicali delle centinaia di gruppi etnici nepalesi. Così, esplorando un patrimonio sconfinato, acquista e restaura strumenti dismessi, evitando che finiscano tra i rifiuti, oppure ne commissiona di nuovi ad artigiani locali. Prende così forma una collezione preziosa, sostenibile ed etica, che preserva un patrimonio, salva risorse dallo spreco, dona un contributo alle piccole economie autoctone: è il Music Museum of Nepal.
Dal terremoto del 2015 che ha sconvolto il paese il museo è in ristrutturazione, ma la sua grandiosità è ancora evidente negli oltre 650 strumenti custoditi ed esposti. Ad accogliere visitatori e visitatrici è un mastodontico sarangi — uno strumento ad arco il cui nome significa «centinaia di colori», a descriverne il suono incantevole — che potrebbe anche essere il più grande del mondo.
A volte, lo stesso Kadel sceglie uno strumento, lo estrae dalla teca e mostra ai turisti e alle tante scolaresche che arrivano da ogni parte del paese, ma non solo: ogni oggetto può essere suonato da musicisti professionisti e studiato da ricercatori, si organizzano concerti aperti al pubblico e registrazioni in studio.
La musica nepalese è custodita dal 2002 in questo luogo magnifico, incastonato a sua volta nel sito storico di Tripureshwor Mahadev, il più grande di Kathmandu.
Le panetterie musicali dello Sri Lanka
All’improvviso, in Sri Lanka, ti può capitare di ascoltare la Bagatella n. 25 in la minore di Beethoven — sì, Per Elisa — mentre sfrecci in bicicletta sulle strade sterrate, tra i villaggi di campagna, o salti su un tuk tuk per sgusciare nel traffico cittadino.
Quando la senti, annunciata da note stridenti e clangore metallico, significa solo una cosa: sta arrivando il choon paan, il panettiere mobile. Per tradizione, i choon paan vendono prodotti appena sfornati per colazione e nel pomeriggio, allietano il doposcuola dei bambini e diventano imprescindibili nelle aree rurali. Negli armadietti di vetro improvvisati, ma super funzionali, c’è di tutto: dalle frittelle di lenticchie ai dolci succulenti.
Dalla fine degli anni Novanta, i panettieri hanno adattato i tuk tuk per consegnare il pane nelle zone più remote, annunciando il loro arrivo con alcune delle musiche che più rimangono impresse come, non a caso, la regina incontrastata delle suonerie dei vecchi cellulari di un tempo.
La pandemia ha visto una loro rinascita, tuttavia oggi lo Sri Lanka sta vivendo un periodo di crisi economica, molti commercianti sono stati investiti dal caro del carburante e delle materie prime. Si deve anche fare i conti con la minore capacità di spesa delle famiglie srilankesi, che spesso vivono sotto la soglia di povertà. Nella capitale e nelle città più turistiche invece il business è fiorente, alcuni si sono attrezzati persino per vendere bibite e souvenir, con un inchino all’economia di mercato e lasciando un po’ sbiadire le origini poetiche e sociali della loro storia.
Perché c’è della poesia nell’immagine del choon paan che arriva annunciato dalla sua musica, ma c’è anche un profondo ruolo nell’aggregazione sociale delle piccole comunità e dei quartieri di grandi agglomerati urbani, spesso i più poveri; c’è l’inclusione degli ultimi, l’accesso ai beni primari, il sollievo, il sorriso, prima ancora delle bibite fresche da sorseggiare durante una foto rubata al tramonto.
Tre cose
📚 La Musica dei fantasmi di Vaddey Ratner
Il secondo romanzo di Vaddey Ratner è diviso in tre movimenti, proprio come una sinfonia, e di musica ne è intrisa ogni pagina. È la storia del ritorno in Cambogia di una rifugiata, arrivata dagli Stati Uniti per spargere le ceneri della zia, ma anche per scovare il misterioso Vecchio Musicista. Nella foresta vicino ai tempi di Angkor si imbatte in un ensemble composto dalle vittime di mine anti-persona: nemici durante la guerra e oggi uniti dalla musica, imbracciano strumenti sfigurati come i loro corpi. Corde pizzicate di un liuto, echi misteriosi, passato e presente si intrecciano in un romanzo che promette di rendere poesia ogni cicatrice.
Puoi trovare Musica dei fantasmi di Vaddey Ratner (tradotto da Giulia Masperi) sul sito dell’editore, O Barra O.
🖼️ Le storie dipinte da Yan Pei-Ming
Intimità e storia, oriente e occidente si fondono nella ricerca espressiva di Yan Pei-Ming, da sempre impegnato a indagare la relazione tra realtà e fantasia. Con le sue opere, l’artista ci guida alla scoperta della relazione tra memoria e presente, esprimendosi senza confine di genere e attingendo dalle tecniche pittoriche più diverse. Le sue creazioni monumentali nascono dall’accostamento di fonti dissimili come ritagli di giornale e fotografie personali; opere celebri della storia dell’arte e del cinema si trasformano in un sogno in bilico tra immaginifico e reale.
La mostra Yan Pei-Ming. Pittore di storie ti aspetta a Palazzo Strozzi, Firenze, fino al 3 settembre.
🎞️ Ribellione e fantasia nel terrore afgano
Le storie hanno il potere di cambiare il mondo, infondono coraggio e speranza anche quando tutto sembra andare in pezzi: Sotto il burqa è un film d’animazione tratto dal romanzo di Deborah Ellis (tradotto da Claudia Manzolelli per Rizzoli), diretto da Nora Twomey e che vede tra i produttori Angelina Jolie (al film è ispirata anche una graphic novel). Attraverso la ribellione di una giovane, nasce un inno al coraggio di donne, ragazze e bambine afgane, ma non solo: è un atto di fiducia verso chi sceglie di seguire il proprio cuore, nonostante i pericoli e le ingiustizie dell’estremismo e della guerra, una celebrazione della forza che può scaturire dalle parole, siano esse lettere, libri o racconti orali.
È un film che mi è piaciuto davvero molto e vorrei condividerlo con te: te lo regalo.
Conversazioni con chi ascolta, osserva, immagina, scrive:
Andrea Codega, Mappe
Ogni due settimane, c’è una newsletter che racconta «Storie, culture e persone Un Paese alla volta», come la presenta il suo autore,
. Si chiama , ed è una cartografia del mondo (e della consapevolezza) da non perdere.Cominciamo con ordine: chi sei, cosa fai nella vita?
Sono Andrea Codega e ho 26 anni. Ho studiato Lettere Moderne e poi Comunicazione a Milano, al momento sono SEO Specialist in un’agenzia marketing da circa un anno e mezzo, ma di fatto fin dal liceo mi è sempre piaciuto scrivere e avvicinarmi al mondo del giornalismo, informazione, divulgazione. Ho collaborato per un anno con il Giornale di Lecco prima di trasferirmi a Madrid per un Erasmus, e poi ho sempre scritto per diletto, soprattutto su diverse testate online riguardo calcio e sport, che di fatto sono le mie due passioni principali che lego alla scrittura.
Quando e come nasce Mappe?
Mappe nasce il 3 gennaio 2022, il giorno in cui compio 25 anni è uscita la prima puntata su Brasile e deforestazione amazzonica. Come ho scritto nella descrizione della newsletter, se non hai un podcast o una newsletter tra i 25 e 35 anni sembra che tu non possa appartenere a questo mondo. In realtà c’è anche di più: venivo da un mese in cui non ero stato confermato in uno stage extra-curricolare, e dunque ho avuto un po’ di tempo per me, per riorganizzare un po’ la mia vita e pensare a cosa avrei potuto fare.
Tra le tante cose, ho sempre voluto aprire un progetto “di scrittura e di creatività” che potessi sentire veramente mio. Continua a piacermi tantissimo scrivere per testate online di calcio e sport, ma soltanto su Mappe mi sento veramente svincolato da qualsiasi logica ed esigenza di contenuto o redazione: su Mappe tutto quello che pubblico e scrivo arriva dalla mia testa, da quello che mi interessa e anche dall’improvvisazione.
Non vedevo l’ora di poter realizzare — nel suo piccolissimo — un progetto del genere, e dopo un anno e mezzo non pensavo sicuramente di arrivare dove mi trovo ora, con qualche centinaio di iscritti.
In che modo scegli i temi di cui scriverai e ce n’è qualcuno, un luogo o un argomento, che ti è rimasto nel cuore?
Come dicevo, praticamente tutti i temi di cui parlo partono da un interesse personale. Un interesse che già può esserci per diversi temi — come quello sui Mondiali in Qatar, il pezzo su Islanda e gli scacchi a cui mi sono appassionato durante il lockdown — ma anche interessi e intuizioni che nascono improvvisamente sentendo podcast, leggendo newsletter e informandomi qua e là.
Ad esempio, la puntata Collo di bottiglia sull’Egitto nasce dal nulla, senza che io avessi la minima esperienza in materia di cavi di fibra ottica, semplicemente sentendo Luca Misculin nella puntata di sabato di Morning parlare di questo progetto Medusa mentre stavo andando in farmacia.
In linea generale sono una persona che — al di là di interessi più o meno prolungati — si appassiona molto e per un lasso di tempo molto ristretto a qualcosa che mi colpisce. Può essere il bar di fianco all’ufficio che per due mesi frequento decine di volte e poi abbandono — da qui la mia passione per il barista di fiducia, che cito in ogni puntata di Mappe —, può essere poi per la musica nella domanda successiva, e mi capita anche per diversi temi che poi compaiono su Mappe. Ti cito i miei tre preferiti:
Le isole Matsu tra i due litiganti, sia perchè la querelle Cina-Taiwan mi appassiona molto, sia perchè era un terreno piuttosto rischioso ma mi sembra di averlo trattato piuttosto bene, con l’aiuto dell’ospite Lorenzo Lamperti.
Kiss me litio: la terza puntata sul Cile, la prima con un ospite, Ferdinando Cotugno, sicuramente quella in cui mi sono più impegnato nei primi mesi di Mappe.
Come va con i bitcoin? su El Salvador: mi sembra che risponda perfettamente a quello che vorrei fosse la filosofia di Mappe, cioè permettere alle persone di informarsi su Paesi e temi meno rilevanti di altri, ma non per questo meno interessanti
Se dovessimo tracciare una mappa musicale, quali sarebbero le tue coordinate?
Come ti anticipavo prima, mi fisso molto e per un tempo limitato su tantissimi aspetti che mi circondano, e capita anche con la musica. Capita che per due settimane di fila ascolto un pezzo rap che non conoscevo e che ho ascoltato al Miami Festival (La mia noia di Nayt), e tutto questo si affianca a quelli che sono i tre artisti che più mi appassionano negli ultimi cinque anni. Milky Chance, Dargen D’Amico, i FASK: tutti e tre scrivono prima ancora di cantare — specialmente gli ultimi due — e non riuscirei mai ad appassionarmi concretamente di canzoni e testi che non siano pieni di significati.
Oltre a loro tre ci sono appunto diverse passioni temporanee, il rap americano (Drake, Pusha T), le classiche hit del momento ma non un genere in particolare. Mi piace molto tenermi aggiornato sulle novità musicali, a prescindere dal fatto che rispondano o meno a quello che mi piace.
E per quanto riguarda i libri, invece?
Leggo tantissimo fin da piccolo, anche se ho avuto qualche mese abbastanza fiacco in questo 2023.
Dal 2022 prendo nota su un’agenda di tutti i libri che leggo divisi per anno, mi piacerebbe diventasse una raccolta da riguardare poi tra tantissimi anni, e l’ho fatto anche perchè spesso mi dimentico dei titoli che leggo.
Un po’ come per la musica, non mi piace leggere romanzi fini a se stessi, mi piace leggere libri che abbiano risvolti sociali o comunque tematiche che hanno a che fare con storia, attualità, cultura. In realtà il mio libro preferito - o almeno quello che più mi ha colpito di recente - è Una vita come tante di Hanya Yanagihara (Sellerio), proprio un romanzo abbastanza fine a se stesso, ma struggente come poche altre cose. Per proseguire sul filone, ho iniziato da pochissimi giorni Shantaram di Gregory David Roberts (Neri Pozza).
Come esempio di questi romanzi/libri che parlino anche di risvolti storici e sociali ti cito 22/11/’63 di Stephen King (Sperling & Kupfer), romanzo distopico che affronta l’assassinio del presidente Kennedy (consigliato anche da
Ehi, sto già pensando ai Dispacci del futuro, quelli che scriverò dopo la pausa estiva: ti va di pensarli insieme a me? Ti lascio qualche domanda:
Per oggi è tutto, davvero.
Chissà quando tornerò a viaggiare verso Oriente. Nel frattempo, mi piacerebbe ricevere un dispaccio da te, ovunque tu sia!
Ci rileggiamo tra un paio di mercoledì, con i saluti prima delle vacanze.
A presto, stai bene.
Samantha
Quanta bellezza, grazie! Anche per avermi fatto scoprire Mappe, subito iscritta.