#80. Rinascita
Guardare il mondo da prospettive inedite, sempre; poi celebrare l'inverno con una tradizione cinese, un'antica leggenda persiana e le danze dei nativi americani.
Un paio di secoli fa, Charles Dickens scriveva che «numerosi sono i cuori ai quali il Natale arreca un breve periodo di gioia e felicità». Oggi mi domando: ovunque tu sia, com’è la strada che stai percorrendo? Come ti senti? Sei felice?
Ciao !
Spero che tutto proceda per il meglio, che tu stia ricevendo un’adeguata dose di sorrisi e ti stia godendo una tregua dalla frenesia.
Questi giorni rappresentano spesso un’altalena emozionale, in bilico tra la gratitudine per ciò che abbiamo e il rimpianto per ciò che non abbiamo più, la volontà di condividere e la fatica nel raccogliere gli ultimi frutti della nostra semina.
Forse però c’è un punto da cui partire: fissare un momento di rinascita, catturare le energie, osservare la luce farsi spazio nelle tenebre.
Il Dispaccio di oggi vola in Asia per celebrare il Dongzhi, fa tappa in medio oriente per l’antica festa persiana di Shab-e Yalda, approda nel continente americano per il cerimoniale Shalako degli Zuni: perché il Natale è da tempo un evento globale, eppure in questi giorni particolari e ricchi di magia di fine dicembre si possono scoprire tradizioni millenarie, tutte che celebrano i nuovi inizi e la speranza.
E poi, alla fine, c’è un regalo per te.
Un’altra prospettiva del mondo
Fin da piccola sono stata attratta dalle carte geografiche. Mi affascinava l’idea di poter ritrarre il mondo in forma tangibile, di delineare i contorni delle coste, evidenziare le vette, colorare terre e mari. Una sfida al futuro, per tracciare linee là dove il foglio era ancora sgombro o, al contrario, popolato da creature fantastiche.
Tra le mie preferite ci sono le antiche mappe che provano a spostare il fuoco da qui, dall’occidente come punto di riferimento unico e indiscutibile; c’è anche AuthaGraph World Map, creata da Hajime Narukawa, una proiezione bidimensionale del mappamondo che conserva intatte le proporzioni di oceani e continenti, diversa dalla mappa di Mercatore, quella che usiamo da sempre e impariamo a conoscere sui muri di scuola.
Chiamata anche origami, per come si può spacchettare, la carta dell’architetto giapponese offre una visione del globo più equilibrata, in cui i continenti non sono distorti a seconda della loro latitudine. In particolare, l’Africa, che sulla mappa di Mercatore appare molto più piccola dell'Asia, ha la sua giusta dimensione.
Adoro inoltre scovare antiche mappe il cui punto di vista parte dai ghiacciai artici, dalle catene andine, dalle steppe asiatiche e viaggia verso l’incontro con l’altro e l’indefinito. Queste mappe ci ricordano che il mondo è un luogo vasto e variegato, con culture e prospettive diverse.
Nessuna persona, del resto, vive in completo isolamento, così come nessun gruppo umano. Quando parliamo di società indigene, ad esempio, parliamo di gruppi che conservano una continuità con il passato precoloniale bruscamente interrotto, e che oggi non solo difendono e preservano lingua, cultura e territorio, ma rappresentano un’alternativa alla maggioranza, nella maggior parte dei casi bianca e imposta con l’oppressione.
Tali società ci insegnano che il mondo è una rete di relazioni, in cui tutti siamo interconnessi. Ci ricordano che non esiste un solo modo di vivere, bensì molteplici culture e tradizioni che meritano di essere conosciute, rispettate e valorizzate.
Tra queste, il solstizio d’inverno rappresenta un momento magico, un legame ancestrale che attraversa l’intero pianeta, legato anche al Natale dei primi cristiani.
Nell’emisfero nord avviene a dicembre e segna il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno: è un dato astronomico che assume un valore spirituale e religioso. Il Sole sembra spegnersi, esaurire la propria energia, per poi all’improvviso iniziare una rinascita. Le tenebre sono sconfitte e si scivola verso una nuova primavera. Nelle ultime settimane, in cui il Sole sta conoscendo il brillamento più intenso degli ultimi anni, sembra peraltro prendere forma l’idea di una ricarica delle batterie celesti.
Il mondo è un luogo in continua trasformazione. Le mappe, le culture, le persone: tutto è in movimento. È importante essere aperti a nuove prospettive, a nuove culture, a nuovi modi di osservarlo: solo così possiamo comprendere appieno la complessità e la bellezza del nostro pianeta.
Così carte geografiche, società indigene, eventi come il solstizio d'inverno diventano tasselli di un grande mosaico. Ci ricordano l’infinito splendore e la complessità dell’universo e dei legami indissolubili che ci uniscono.
Celebrare il Dongzhi
Il Dongzhi è una delle principali festività cinesi, nata oltre 2000 anni fa, quando contadini e pescatori fermavano le attività per celebrarlo con le proprie famiglie. Segna l’inizio dei “Nove Nove dell’Inverno”, ossia dei nove periodi di nove giorni ciascuno dopo i quali finisce l’inverno e inizia la primavera. Quest’anno cade il 22 dicembre.
Anche se le generazioni più giovani sono sempre meno propense a celebrarlo, in Cina e a Taiwan rimane occasione d’incontro tra famiglie e generazioni diverse, un momento per riunirsi e ricordare gli antenati. C’è anche una canzone che tradotta significa (spero di non sbagliare) La canzone dei nove giorni dei morti, spesso intonata da persone di ogni età.
L’antica festa persiana di Shab-e Yalda
Nell’antica Persia, durante la notte più lunga dell’anno, si celebrava il trionfo del Sole, il dio Mithra, sulle tenebre: è la “Notte della nascita”, la festa di Shab-e Yalda (in farsi “shab” significa “notte” e “yalda” nascita). La festa di origine zoroastriana si celebra in Iran, ma anche in altri paesi come Afghanistan, Azerbaijan, Kurdistan, Pakistan, Tajikistan.
Le famiglie si riuniscono per stringersi e proteggersi dall’oscurità, si mangiano dolci allo zafferano e frutti come melograno e pistacchi tostati; si aspetta l’alba leggendo ad alta voce le poesie di Hafez, nell’attesa di un giorno nuovo.
Il cerimoniale Shalako dei nativi americani Zuni
Per gli Zuni, nativi americani Pueblo del New Mexico occidentale, l’inizio dell’anno coincide con il solstizio d'inverno e si celebra con il cerimoniale Shalako, un evento dove la danza è protagonista. Il Pekwin, sacerdote del sole, si prepara al rito con un intenso periodo di digiuno e preghiere; quando arriva il momento, annuncia in modo solenne l’itiwanna, la rinascita del sole.
Qui entrano in scena i kachina, delle maschere che rappresentano gli spiriti della natura e degli antenati per gli Zuni, gli Hopi e altri popoli Pueblo, spero rappresentati anche da piccole bambole. In questo caso arrivano gli Shalako, alti simulacri con la testa di uccello, mediatori tra la terra e la divinità.
Le celebrazioni sono chiuse ai non nativi dagli anni Novanta.
Ricorderò l’ultimo anno come la pratica della saggezza, delle scelte che spesso ti conducono dove non immaginavi di volerti dirigere e persino lontano da dove vorresti rimanere, ma fatte nel nome del bene che puoi volere a te e a chi ti è accanto; delle porte chiuse e delle lettere mai inviate, di rami da potare per aspettare i germogli e lasciar cadere i rovi, di accoglienza per il nuovo. Facciamo sì che il cuore pulsi in un luogo sicuro, nel luogo che chiamiamo casa, qualsiasi cosa voglia dire.
I Dispacci per me sono stati un luogo di crescita, confronto e incontro. Quindi grazie per essere qui, grazie se hai scritto, corretto, suggerito, letto.
Questo è un regalo per te, una playlist dei Dispacci, un paio d’ore a suon delle musiche che abbiamo intercettato insieme.
Il Dispaccio di oggi finisce qui.
Prima di salutarti, vorrei consigliarti di leggere l’ultimo numero di
Vorresti anche un libro? Direi di affidarci alla penna di Dino Buzzati con la raccolta Il panettone non bastò (Mondadori).
Ci ritroviamo con il nuovo anno: spero sarai ancora qui con me, ho un quaderno zeppo di idee. Passa delle buone feste, se festeggerai, e scrivimi, se ti va. Ti mando un abbraccio.
A presto, stai bene!
Samantha
Tra le tante cose che mi fanno amare Dispacci, c'è la sua capacità di sorprendermi ogni volta con cose che non conoscevo, anche nei consigli di lettura: perciò mi precipiterò in biblioteca per "Il panettone non bastò" di Dino Buzzati. Grazie Samantha!
E' molto interssante leggerti. Tutti questi viaggi nel mondo colmi di storie incredibili, non fanno altro che infiammare la mia curiosità. Le mappe di Narukawa sono bellissime. Io sono in quella fase li. In attesa di una rinascita ma, sono ancora brodo primordiale, o forse, come l'atomo di un qualsiasi alemento che viene bombardaro da tanta energia esterna per poi trasformarsi in qualco'altro. Bho. Non so . Ho le idee pocco chiare per ora. Ciao