#90. Intervista a Urna Chahar-Tugchi
La cantante e musicista URNA canta le meraviglie di natura e vita, e la sua voce mostra le connessioni invisibili che legano le creature viventi.
Ascoltando la sua voce per la prima volta, un critico musicale ha scritto: «La sua voce mi ricorda il sibilo del vento, la fredda audacia delle pietre e il calore bruciante del sole». Ecco le parole migliori per presentare URNA, cantante e musicista nata nella Mongolia Interna e in costante esplorazione del mondo.
Dopo l’incontro con i Marlene Kuntz in occasione dei 30 anni dall’uscita di Catartica, le interviste musicali dei Dispacci ospitano la cantante e polistrumentista Urna Chahar-Tugchi.
Il canto dell’invisibile di URNA
La voce di URNA schiude un mondo inesplorato, in connessione profonda con i legami sottili che intrecciano la natura e tutte le creature viventi.
Intercetto Urna Chahar-Tugchi nei dintorni di Orvieto, in procinto di mettersi in viaggio per gli spettacoli italiani di Persephone, insieme a Luigi Cinque e Stefano Saletti, un concerto dedicato al mito della dea dove si intrecciano strumenti, tradizioni e temi provenienti dall’area mediterranea e mediorientale.
La figura di URNA — questo il suo nome d’arte — è ammaliante. Nata nella Mongolia Interna, incontra la musica da piccola e continua a perfezionarsi fino a iscriversi al conservatorio di Shangai. Negli anni, dà vita a diversi album, intraprendendo un percorso in equilibrio tra le collaborazioni più diverse e i viaggi che le consentono di entrare in connessione con realtà sociali e culturali differenti. Una panacea ispirazionale per i suoi dischi, nei quali la tradizione mongola si fonde con la maestria da polistrumentista, le strutture e i temi delle canzoni contemporanee.
Ciò che colpisce in particolare è la profonda connessione con i suoni della terra, con le vibrazioni invisibili che reggono il mondo e stabiliscono connessioni tra esseri viventi.
Come insegna Edgar Varèse, la musica è un insieme di suoni organizzati, di ogni tipo e provenienza: e in questa infinita sinfonia universale, URNA utilizza la propria voce come strumento primordiale, duttile e inossidabile, per cantare le meraviglie inestimabili della vita.
La voce è il nostro primo strumento musicale: cosa rappresenta per te il canto?
URNA — Cantare è per noi umani: aprirsi, connettersi, conoscere meglio il proprio respiro. In breve, respirare meglio! E respirare è vita!
Per me, cantare significa condividere con le persone: sentire, trovare, percepire le parti dimenticate, nascoste, inconsce in ognuno di noi!
Tra le tante collaborazioni, c’è Persephone, con Luigi Cinque e Stefano Saletti: ho letto che vi siete incontrati a Samarcanda, un luogo magico. Puoi raccontare questo progetto?
URNA — Ho suonato con il grande violinista Zoltan Lantos al Festival internazionale di Samarcanda. Sì. Samarcanda è davvero un luogo magico e ho conosciuto Luigi al Festival.
Dopo Samarcanda, abbiamo fatto diversi progetti insieme. Grazie, Luigi!
Abbiamo iniziato Persephone prima musicalmente e poco a poco, concerto dopo concerto. Dopo alcuni concerti Luigi, Stefano e io abbiamo pubblicato il disco.
Che auguro a tutti voi di apprezzare!
Hai citato la natura come una delle tue influenze in diverse occasioni: in che modo ti ispira?
URNA — Chiaramente, la natura influenza tutta la vita nell'universo. La vita può esistere solo con la natura e la natura è vita, luce del sole, aria, acqua... e molto altro ancora.
Con la mia musica canto la natura, le cose positive e tutte le esperienze meravigliose nel cammino della vita.
Credo che la natura ispiri ogni persona e tutti gli esseri viventi!
Si dice che la musica sia un linguaggio universale (e naturalmente lo è!): quando canti in lingua mongola, anche se chi ascolta non la conosce, percepisce forza, dolcezza, speranza. Secondo te, qual è il segreto?
URNA — Tutto ciò che gli occhi possono vedere è solo visibile. Ci sono livelli incomparabilmente grandi e numerosi nell’universo che sono invisibili. Tutti sono collegati attraverso le vibrazioni e la musica tocca le vibrazioni.
Il mongolo è una lingua poetica ricca e meravigliosa. Molte delle mie composizioni sono scritte da me proprio con testi in mongolo. E molta della mia musica nasce sul momento, compreso il linguaggio. I testi di queste canzoni sono sempre una nuova nascita! Condivido tutto questo.
Possiamo dire che la lingua in cui mi esprimo è la mia! Proprio come la musica, viene trasmessa da me al mio pubblico al momento.
Nella tradizione antichissima della Mongolia si parla di “lingua celeste”, come dicono anche i vecchi sciamani.
La musica tocca le vibrazioni. Lo dico spesso: Il canto è la chiave della nostra connessione con le anime. Quando la musica ti tocca profondamente, c’è un grande spazio pieno di miracoli, libero e aperto.
Sono molto grata per il dono meraviglioso del mio pubblico, che condivide esperienze così belle attraverso la mia musica.
Il Dispaccio di oggi si conclude qui. Conoscevi già URNA oppure l’hai scoperta leggendo queste righe? Raccontamelo.
La voce di un’artista incredibile come lei merita di abbandonarsi all’ascolto, così come di condividere idee e scoperte.
A presto.
Samantha
Comincia il concerto. E' vero, la voce è molto melodiosa, chiudo gli occhi e mi proietta lontano, non c'è bisogno di strumenti... La seconda canzone è per i genitori, e il tono si fa più vivace. Alla terza è lei stessa che ti invita a chiudere gli occhi, ché ti porta direttamente laggiù, in Mongolia... 😍