#87. Incontrare i Marlene Kuntz
Cristiano Godano e Riccardo Tesio raccontano Catartica a 30 anni dall'uscita e ricordano che «chi fa musica deve scuotere il mondo».
Ciao !
Dopo l’intervista alla BabelNova Orchestra, sul palco di Sanremo insieme a Dargen D’Amico, i Dispacci oggi arrivano in edizione speciale con i Marlene Kuntz, incontrati qualche giorno fa e in tour per celebrare i 30 anni dall’uscita del loro primo disco: Catartica.
I Marlene Kuntz e 30 anni di Catartica per «scuotere il mondo»
Tre decenni, un disco che ha ispirato almeno un paio di generazioni e la stessa energia degli esordi raccontati da Cristiano Godano e Riccardo Tesio.
«È stata la realizzazione di un sogno dopo anni di cantina. Eravamo al limite dell’energia e il disco rappresentava un traguardo raggiunto».
La nascita di Catartica, il primo album dei Marlene Kuntz, è rievocata così da Cristiano Godano, in una sala riunioni della Universal Music Italia che si affaccia sulla città alabastrina.
Sono passati trent’anni dall’esordio discografico della band che, dai locali di Cuneo e dintorni, ha contaminato la storia recente della musica italiana.
Il titolo del disco nasce on the road, vicino a La Spezia, durante una trasferta per le registrazioni, prova a ricordare Godano. Ed è un elemento fondamentale: la prima parola sulla copertina sarebbe stata giudicata, sviscerata, nel peggiore dei casi condannata. Pertanto è necessario colpire subito nel segno, trovare un’espressione che resti nella testa «un po’ come Ultramega OK», precisa Godano, rievocando il debutto dei Soundgarden. Ed eccola lì, la parola, un emblema: Catartica.
Accanto a lui è seduto Riccardo Tesio, chitarrista e fondatore della band. Insieme saliranno, di nuovo, sul palco per un tour italiano ed europeo con varie date già sold out. Un cerchio che si chiude, una festa — inserire qui la citazione di Festa mesta — in un mondo del tutto diverso da quello che ha visto nascere l’album, e non del tutto migliore.
Eppure, tre decenni e un cambio di secolo dopo, Catartica suona ancora e i Marlene Kuntz sono indicati da almeno un paio di generazioni di artiste e artisti come numi tutelari della loro musica.
Il sound che ha cambiato la storia
«Non c’è mai stato un momento topico durante il quale ci siamo accorti dell’importanza di Catartica, è stata una progressione», sottolinea Godano.
Quello che è certo è che il disco ha lasciato una forte impronta di sé, e che numerose band hanno accolto il messaggio artistico in modo più o meno dichiarato, come i Verdena, per ricordarne una. Un’importanza germinale che fa sì che ancora oggi, e sono parole di Godano stesso, i membri del gruppo provino per questo lavoro «un’affettuosa tenerezza».
«Abbiamo dato il massimo» interviene Riccardo Tesio, «Uno dei crucci era quello di riuscire a suonare come i nostri maestri, di non uscire con le ossa spezzate dal confronto con loro».
Dalle prime interviste in poi, serpeggia il rimando ai Sonic Youth, diventato più una leggenda che specchio delle reali influenze della band. Con la produzione di Marco Lega e Gianni Maroccolo per l’etichetta Consorzio Produttori Indipendenti, Catartica intercetta l’urgenza espressiva che, da oltreoceano, sfocia nell’hardcore e nel grunge, rielaborandola attraverso le influenze individuali dei singoli, dal metal al noise, e alla ricercatezza poetica e letteraria dei testi, rigorosamente in lingua italiana.
«Non penso che il rock sia la vera musica. Il rock è una tra le tante musiche immaginabili; non considero una tragedia il fatto che possa avere i suoi alti e bassi» interviene Godano.
Oltre alle mode musicali, anche le rogne sono diverse rispetto al 1994: altre guerre, il mondo mandato all’aria da una pandemia, le ripercussioni sociali della digitalizzazione, la crisi climatica.
«La rabbia di Catartica è una rabbia positiva, oggi spesso ascolto più frustrazione» puntualizza Tesio.
Fare musica per creare stupore
Tuttavia, a rendere inossidabile un disco c’è sempre un segreto. In questo caso, va ricercato nella storia stessa della band; una matrice creativa che da un lato ha assicurato la longevità dei Marlene Kuntz, pur tra cambi di formazione e progetti paralleli, dall’altro fa sì che suonare Catartica abbia non solo un senso, bensì inneschi diverse riflessioni su cosa vuol dire fare musica.
«Ha funzionato il fatto che lavorassimo a modo nostro, portando avanti le nostre idee e cercando di essere sinceri con noi stessi. La lezione di Catartica è di essere onesti, portare sul palco nel miglior modo possibile la nostra musica perché è questo che vogliamo fare» rivela Tesio.
È stato così, ad esempio, per Karma Clima e la residenza artistica nella comunità di Ostana, sui pendii della Valle Po: occuparsi di crisi climatica, immergersi nel presente e prendere parola in un dibattito spesso scomodo, farlo in ogni fase del processo creativo, gettarsi a capofitto, insieme al proprio pubblico, nel catastrofico stupore della contemporaneità. A volte la risposta di chi ascolta e di chi critica premia, a volte no: l’importante è non scalfire la propria identità.
«L’artista deve suscitare qualcosa in chi ascolta, non andare incontro al gusto che si presuppone abbia il pubblico: deve scuotere» conclude Tesio.
I concerti dei Marlene Kuntz
E poi c’è la dimensione live, essenziale fin dal primo giorno.
L’incontro di Luca Bergia, batterista e fondatore, con Cristiano Godano a un concerto torinese dei Public Enemy è un pezzo di storia della musica. E proprio a Bergia, scomparso la scorsa primavera, è dedicato il tour.
Protagonisti dei concerti saranno quasi tutti i pezzi di Catartica, tre da Il vile e tre da Ho ucciso paranoia, la trilogia degli anni Novanta, in una sorta di compendio del secolo scorso «per fotografare un suono, un’atmosfera, un’idea», sottolinea Godano.
Infine, per i feticisti dei supporti analogici e della filologia musicale — abbracciamoci forte ecc. —, nella riedizione dell’album viene ripescata la traccia inedita Fine della danza, che spunta dal prezioso e mitico bootleg Demosonici. Un reperto di archeologia musicale registrato nel 1992 che, come fa notare Tesio, contiene i germi di Catartica. Bonus inoltre per il video di Lieve, canzone che gli allora C.S.I. hanno incluso nel live acustico In quiete.
Il resto non è affatto storia; il resto è qui, vivo e presente.
La newsletter speciale di oggi finisce qui: sei stato a un concerto dei Marlene, magari a quello di Milano ieri sera? Hai rimesso su qualche disco del 1994? Raccontamelo, sono curiosa.
A presto, stai bene.
Samantha
Quel disco, cos'è stato? Avevo 16 anni. Siccome non potevamo andare ai concerti, ammesso che i concerti arrivassero quaggiù, e non potevamo neanche permetterci tutti i dischi, con gli amici li compravamo a turno e organizzavamo ascolti collettivi, come un concerto in differita, solo per noi. Era tanto tempo che non pensavo a quei pomeriggi. Abbassavamo tutte le tapparelle, luci spente,
la stanza si riempiva di musica e basta