#92. Ascoltare
Riscoprire l'arte dell'ascolto; l'esperienza sonora al Padiglione Italia della Biennale, incidere un testamento in vinile, rigenerarsi col silenzio.
L’ascolto è legato all’attenzione, esprime l’elaborazione profonda, sensoriale e psicologica, degli stimoli che ci circondano.
Ciao !
Se ci pensi, l’ascolto non si limita al canale uditivo: rumori, suoni e vibrazioni possono essere percepiti dal corpo nella sua interezza, all’occorrenza tradotti, ad esempio, in visualizzazioni.
Di certo l’ascolto deve essere allenato, per aiutarci sia a diventare più consapevoli in prima persona sia ad accogliere chi incontriamo.
Ecco perché nel Dispaccio di oggi ti racconto quanto sia importante saper ascoltare.
A tal proposito, il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia è un’esperienza sonora strabiliante; con il progetto And Vinyly, il musicista Jason Leach crea dischi-ricordo di chi non c’è più; Alessio Carciofi consiglia come prendere le distanze dal rumore di fondo digitale.
Bonus, alla fine: due appuntamenti per la prossima settimana!
Riscoprire l’arte perduta dell’ascolto
Oggi più che mai, la quantità di informazioni che ci circonda è soverchiante. Non sorprende, dunque, quanto spesso dimentichiamo dell’importanza di allenare l’ascolto, una pratica che sembra essersi persa nel vortice della frenesia quotidiana.
Allenare l’ascolto non riguarda solo la capacità di sentire attraverso l’apparato uditivo, bensì è più complessa: implica una profonda attenzione e un’intima consapevolezza nei confronti sia di noi in prima persona sia di chi ci circonda.
Diventa così cruciale comprendere i benefici che questa pratica può portare nelle nostre vite a livello cognitivo, emotivo e relazionale.
Si tratta di un processo attivo che richiede impegno, concentrazione ed empatia, ma che può essere di grande aiuto: ascoltare in modo efficace significa saper cogliere non solo le parole, ma anche le emozioni, sfumature e intenzioni di chi si rivolge a noi.
Dovrete addestrare voi stesso ad ascoltare senza sentire.
Per esempio, potete ascoltare il suono dei fiori che cadono o le rocce che crescono. Se veramente ascoltate, allora di sicuro il presente svanisce.
Da Shōgun, ep. 1x04 (Disney+), Il recinto a otto pareti
L’ascolto empatico ci permette insomma di entrare in sintonia con chi ci sta di fronte, di comprenderne bisogni e sentimenti, e di creare un clima di fiducia e reciproco rispetto. Ecco perché diventa un processo fondamentale per costruire relazioni solide e durature in ogni campo, consentendoci ad esempio di evidenziare gli aspetti positivi di un fatto o, al contrario, di risolvere eventuali conflitti in modo costruttivo.
In un mondo frenetico e iperconnesso, dove la comunicazione viaggia alla velocità della luce e l’attenzione è frammentata in mille notifiche, la pratica di ascoltare sembra tuttavia essere in declino.
Com’è possibile dunque migliorare la capacità di ascolto?
Innanzitutto, è importante essere consapevoli di quanto e come ascoltiamo. Ecco alcune domande rivelatorie: tendo a distrarmi con facilità? Interrompo spesso gli altri? Mi concentro solo su ciò che mi interessa? Mi focalizzo sulle risposte e non sulle domande? Prendere coscienza dei propri limiti, del resto, è il primo passo per superarli.
Esistono poi alcuni esercizi pratici, come il deep listening, che consiste nell’ascoltare con attenzione e senza giudizio, concentrandosi sul presente e sulle parole di chi ci parla. Un altro esercizio utile è riassumere un discorso o una spiegazione, a garanzia di aver compreso correttamente il messaggio, magari prendendo appunti.
Infine, è importante creare un ambiente favorevole all’ascolto, evitando distrazioni come notifiche o rumori di sottofondo invasivi.
Nel giornalismo, ad esempio, l’ascolto è fondamentale per una comprensione accurata degli argomenti e per trasmettere le storie in modo il più possibile autentico, cogliendo dettagli e sfumature che arricchiscono le narrazioni. Un buon pezzo ci porta sulla scena, offre un punto di vista inedito e spunti di riflessione: ci fa sentire il racconto.
Imparare ad ascoltare in modo efficace permette insomma di comunicare meglio, costruire relazioni più profonde e vivere in modo più empatico e comprensivo.
Pertanto, nonostante le sfide della contemporaneità, l’allenamento dell’ascolto rimane di fondamentale importanza per il benessere individuale e la comprensione del mondo che ci circonda.
Fidati.
Frontiere sonore
L’esperienza al Padiglione Italia della Biennale di Venezia
Nelle parole del giornalista Leonardo Merlini, il progetto del Padiglione Italia alla 60° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia è:
Un’esperienza sonora e spirituale forte, come ne abbiamo bisogno nel nostro tempo.
Nucleo dell’idea curata da Luca Cerizza, con l’assistenza di Francesca Verga, è una grande installazione sonora e ambientale realizzata da Massimo Bartolini; un itinerario in cui spazi vuoti e pieni, pause e movimenti danno origine a un’esperienza in continuo divenire.
Il tema della Biennale, Stranieri ovunque / Foreigners everywhere, è declinato qui nel non essere stranieri innanzitutto a sé, nell’ascoltarsi per comprendere noi e chi ci sta intorno: ascolto e incontro diventano così indissolubili. Nella serie di installazioni che compongono Due qui / To hear — gioco di parole sulla traduzione inglese approssimativa di “due qui”, “two here”, in “to hear” — l’ascolto è esperienza fisica e metafora di attenzione e accoglienza.
Attraversiamo uno spazio e attraversiamo allo stesso tempo una musica. Attraversiamo, forse, anche noi stessi.
Luca Cerizza
Nelle sale e nei giardini del Padiglione sono protagoniste le musiche scritte dalle compositrici elettroniche e sperimentali Caterina Barbieri e Kali Malone; il compositore Gavin Bryars, insieme al figlio Yuri, contribuisce inoltre alle creazioni sonore di Bartolini.
Il Public Program comprende poi performance con testi scritti ad hoc e interpretati da Nicoletta Costa e Tiziano Scarpa.
Incidere il testamento tra i solchi di un vinile
Il desiderio di ascoltare le voci dei defunti si perde nel tempo, come ricordano il racconto di Odisseo che incontra Tiresia nel regno dei morti o la fascinazione otto-novecentesca per le sedute spiritiche.
In tempi recenti, un musicista e produttore discografico inglese ha avuto l’idea di realizzare dei vinili con le ceneri dei defunti.
Nel suo laboratorio, Jason Leach pressa le ceneri funerarie su dei vinili trasparenti, in modo che possano essere innanzitutto osservate tra i solchi e poi, in qualche modo, ascoltate: nasce così il progetto And Vinyly, che fa il verso all’espressione “and finally”, ossia “e infine”.
In ogni disco, tra le ceneri di chi non c’è più, sono incise infatti canzoni e tracce audio di vario tipo, il tutto grazie a un complesso procedimento artigianale.
Oltre a rappresentare un ricordo, questa sorta di album postumo può anche essere programmato mentre si è ancora in vita, definendone il contenuto, per trasformarsi in un vero e proprio testamento sonoro, un modo per lasciare una traccia di noi a chi resta.
Consigli per rigenerarsi attraverso il silenzio
Le nostre giornate sono attraversate da un flusso incessante di stimoli fisici, analogici e digitali; i sensi sono costantemente all’erta, e la stanchezza mentale diventa spesso insostenibile. Inoltre:
Spesso ci rifugiamo nel rumore del digitale, anziché nutrirci del silenzio interiore.
A scrivere questa riflessione è Alessio Carciofi, docente di marketing e digital wellbeing. Proprio per recuperare quel silenzio interiore, cercare, e talvolta imporsi, la disconnessione è essenziale.
Nella sua analisi, Carciofi prende in esame tre consigli che dovrebbero entrare a far parte delle nostre abitudini, se non lo sono già (nota personale: per me lo sono).
Per cominciare, è importante riservare i primi minuti della giornata al silenzio, senza divorare smartphone e tablet subito dopo aver aperto gli occhi. C’è poi l’idea di dedicare al silenzio una zona della casa, uno spazio privo di dispositivi elettronici: ad esempio, nella mia camera da letto è vietato l’ingresso a ogni tipo di schermo.
Il silenzio purifica la nostra anima, aiutandoci a liberarci del rumore ambientale e delle distrazioni che accumuliamo ogni giorno.
Alessio Carciofi
Infine, un punto su cui mi sono confrontata anche con
, nell’approfondire la tutela dei momenti di libertà creativa: l’agenda non è uno strumento nato per essere forsennatamente riempito. È bene ricordarci di bloccare spazi di libertà nel calendario, tasselli dedicati al nostro benessere, che possono essere utilizzati per una passeggiata, un pisolino rigenerante, una seduta di yoga e così via, ma lontani dal digitale e, mi permetto di aggiungere, anche da attività che abbiano uno scopo produttivo.Puoi leggere l’articolo completo su Donna Moderna del 3 maggio 2024, numero 19.
Il Dispaccio di oggi — arrivato in un mondo che dovrà cavarsela senza Paul Auster — si chiude qui. Prima però un paio di appuntamenti:
Come ogni anno, dal 9 maggio sarò qualche giorno a Torino per il Salone del Libro, e per passare del tempo in città: se capiti da quelle parti e ti va di incontrarci per due chiacchiere, scrivimi!
Il 15 maggio, Tarun Nayar — che ho incontrato nel Dispaccio #66 — arriverà con la sua biomusica a Milano per un Modern Biology's Field Trip: ci sono ancora biglietti su Eventbrite, vieni anche tu?
Nel frattempo, dimmi: ascolti davvero le persone e ciò che ti succede intorno? Pratichi la suprema arte della disconnessione?
A presto, stai bene.
Samantha
La settimana scorsa parlavo con un'amica della mia esigenza di silenzio e stasi, sia prima di cominciare ogni cosa, sia tra le cose. Lei invece preferisce riempire i vuoti e mi ha stupito perché avevo sempre immaginato che fosse come me. Mi ero formata questa idea a partire da un'altra conversazione avuta tempo prima a proposito della musica e del significato di pause e silenzi (lei è pianista).
Io arrivo adesso e dico viva i vuoti e soprattutto bravissima tu perché numero dopo numero questo progetto ti somiglia sempre di più, è sempre più te. Avanti Dispacci ❤️