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Avatar di Alessandro Loppi

Nel gennaio del 2005, mia moglie ed io stavamo in Egitto, in un resort sperduto tra il mare e il deserto. Un deserto terroso e uniforme, con dune piccole e continue. Un bel giorno, decidiamo di affidarci a una guida per percorrerlo con la bicicletta per una ventina di chilometri, non di più. Insieme a noi, una coppia di tedeschi. Appena superata la prima duna, perdo il gruppo, visto che pedalavo troppo lentamente e mi distraevo di continuo. Ti posso assicurare che tutto sembrava uguale e che non riuscivo a ritrovare né il sentiero verso il resort né la direzione presa dal piccolo gruppo.

Mi sono detto "fermati, che tanto la guida sa come trovarti".

Intorno a me le dune e il nulla, il nulla e le dune. E grazie che le tre religioni monoteistiche sono nate del deserto!

Mi dirai "perché non hai seguito le tracce delle bici?". E qui arriva il suono, un suono che non dimenticherò mai. Più che altro, un leggerissimo sussurro: quello di un vento leggerissimo, soffuso, dolce e delicato che aveva già cancellato le esili tracce delle ruote, dei passi, di qualsiasi cosa fosse passata su quel terreno quasi sabbioso. Un suono impercettibile, ma evocativo e meraviglioso, che accompagnò le poche foto che scattai, prima che la guida si palesasse da un insospettabile punto, per riprendermi e portarmi là dove il gruppo si era fermato per prendere il fatidico tè nel deserto.

Sono un musicomane, appassionatissimo di ennetanti generi musicali. Ma quel suono, quel sussurro di vento leggero e suadente, non lo dimenticherò mai.

Stammi bene, Samantha.

Alla prossima, Alessandro

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Avatar di Valentina Aversano

Grazie Samantha, quanti orizzonti spalancati in un numero solo, wow! Io posso dirti che ho iniziato a smettere di andare in giro con le cuffie per fare più caso ai suoni che mi circondano. La mia cosa preferita sono i frammenti di conversazioni ascoltate per strada.

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