#62. Vulcani
Un'ecologia sonora con il progetto musicale "Vakning", il documentario "Fire Of Love", la canzone indiana "Naatu Naatu". La vulcanica Valentina Aversano è ospite degli Accenti.
Ciao !
Hai presente la zona delle fumarole di Pisciarelli, dalle parti di Pozzuoli? È un luogo in continua, tumultuosa ebollizione; la terra sbuffa biossido di carbonio e zolfo ricordando in ogni attimo di essere viva, che la prodigiosa bellezza del Golfo di Napoli racchiude un pericolo inimmaginabile.
Il fascino del rischio intrinseco alla radicale bellezza della natura ha fatto sì che, la scorsa estate, fossi pronta a fiondarmi nei pressi del vulcano Fagradalsfjall, tornato a ruggire dopo un periodo di quiete. Tuttavia, qualche ora dopo il mio atterraggio in Islanda, l’attività ha deciso di interrompersi — mi sono consolata, tra le altre cose, con una splendida aurora boreale — e non ho mai camminato sui detriti piroclastici.
Il Dispaccio di oggi racconta un progetto sonoro che è una sinfonia primordiale, la storia d’amore e scienza di due studiosi, una canzone che arriva da una terra dove il magma è tenuto a bada con lo zucchero. Ci sono anche tre consigli e, per gli Accenti, l’ospite è la vulcanica
.Sinfonie primordiali ed ecologia sonora
Quando si pensa alla musica come chiave di lettura del mondo, c’è un nome su tutti: Raymond Murray Schafer. Alla fine degli anni Sessanta, il compositore, scrittore e ambientalista (non necessariamente in quest’ordine) conia la definizione di soundscape, il paesaggio sonoro:
«Ecco la nuova orchestra: l’universo sonoro! Ed ecco i suoi nuovi musicisti: chiunque e qualsiasi cosa sappiano emettere un suono» (Il paesaggio sonoro).
«Paesaggio sonoro può essere una composizione musicale, un programma radio o un ambiente acustico» (Educazione al suono. 100 esercizi per ascoltare e produrre il suono).
L’intero universo è musicale, dallo sciabordio delle onde marine ai borboglii cosmici. A tal proposito, prima di tornare a esibirsi nelle sue sinfonie, il vulcano islandese Fagradalsfjall ha taciuto per otto secoli. Poi, il 21 marzo di due anni fa, si è risvegliato.
La polifonia vulcanica è pazzesca: il brontolio sordo che precede l’esplosione, le profondità della terra che gorgogliano sotto la sottile crosta terrestre, i boati che schiantano il silenzio; e poi ancora il crepitio del fiume di lava che, nell’avanzare lento, trascina rocce, sterpaglie, ossa di animali perduti, lapilli che ticchettano sul terreno, il sibilo del vento che trasporta le ceneri. È la sinfonia primordiale della terra, il suono che l’accompagna da milioni di anni e al cui cospetto le nostre vite, in fugace passaggio, non rappresentano altro che un’interferenza dettata dal caso.
Maestro dell’elettronica, australiano di nascita e islandese d’adozione, Ben Frost ha catturato i suoni del vulcano insieme al musicista Francesco Fabris. Equipaggiati di microfoni, geofoni e una buona dose d’intraprendenza, in quella primavera si sono cimentati nella registrazione sul campo dell’eruzione.
È nato così Vakning (risveglio, dall’islandese), un progetto sonoro diventato un album e presentato in anteprima dal vivo lo scorso novembre a Roma, all’Auditorium San Fedele. Durante la performance, le registrazioni sono riprodotte da diversi altoparlanti e si integrano con i suoni creati del materiale lavico presente in sala, e manipolato dai due artisti, in un gioco tra rigorosa documentazione e unicità dell’evento sonoro. Ricerca e registrazione sul campo si uniscono alla musica, approccio scientifico ed espressione artistica si fondono; il linguaggio emotivo cattura l’attenzione e crea un legame tra spettatore, artista-ricercatore e fenomeno naturale.
Vakning rivela la maestosità della natura, la sua mutevolezza e la grandiosità di una bellezza da difendere ogni giorno, con ogni mezzo e ogni espressione. È necessaria una maggiore attenzione all’ecologia dei sensi e, in particolare, a quella uditiva. Perché l’ecologia sonora è antidoto a una società anestetizzante e anestetizzata.
Fire Of Love, una storia d’amore e scienza
Lei geochimica e lui geologo, scivolano l’una nelle braccia dell’altro sospinti dagli impercettibili movimenti della Fossa Renana; si scoprono legati dall’interesse per la vulcanologia, complementari nelle differenze: sono Katia e Maurice Krafft. Lei studia i dettagli, lui insegue il disegno più grande; «La curiosità è più forte della paura» nel loro incessante studio dei vulcani.
I due dedicano l’intera vita alla ricerca, scattano foto e immortalano video, si bruciano la pelle, raccontano l’imprevedibilità e la complessità dei fenomeni naturali attraverso le loro voci.
Il documentario Fire Of Love è una storia d’amore e di scienza straordinaria, una storia di fuga dall’umanità — un’umanità gretta e noiosa rispetto alla solennità della natura — che tuttavia proveranno a proteggere, indirizzando gli studi verso la prevenzione dai disastri conseguenti alle attività vulcaniche.
Le immagini di Fire Of Love iniziano, e sfumano, accompagnate dalle note di Orca di Nicolas Godin (già negli Air), una Je me sens vivre di Dalida sintetizza la passione incondizionata che domina la vita dei Krafft e la voce di Miranda July narra un’esistenza vissuta fino all’ultimo respiro.
Puoi trovare Fire Of Love in streaming su Disney+.
Da una leggenda indiana alle stelle
Il tempio di Lakshmi-Narasimha è costruito sulla cima di una collina a Mangalagiri, una piccola città dell’Andhra Pradesh. Il colle è un vulcano inattivo che, secondo la leggenda, può essere tenuto a bada versando dell’acqua zuccherata sulla sommità.
In questa regione dell’India si parla il Telugu, una lingua dravidica in cui è girato il film RRR, di recente protagonista alla notte degli Oscar. Col brano Naatu Naatu, Maragadha Mani, Rahul Sipligunj e Kaala Bhairava hanno infatti soffiato ad altri candidati come Lady Gaga, Rihanna e David Byrne il premio per Best Original Song.
Nota a margine: l’India è stata protagonista della serata anche con The Elephant Whisperers di Kartiki Gonsalves, che ha vinto come miglior cortometraggio documentario.
Tre cose
🎶 Dream trasforma l’anima in musica
Per Alessandro Sciarroni la musica è l’unica rappresentazione possibile dell’anima. Nasce da questa idea Dream, progetto che coinvolge un pianista, interprete di brani classici e contemporanei, e sei performer che interagiscono direttamente con il pubblico. Prende così forma un’installazione vivente e in continuo mutamento, un’opera site-sensitive in cui fluiscono suoni, emozioni, rumori, odori diversi.
Dream va in scena l’1 e 2 aprile nell’ambito di FOG, alla Triennale di Milano.
🎙️ La gratitudine per l’arte e la vita di Patti Smith
Il 21 marzo è stata la Giornata mondiale della Poesia: quale occasione migliore per ascoltare la voce di
, poetessa del rock? Lo scrittore (e co-fondatore di Substack) l’ha incontrata agli Electric Lady Studios di Jimi Hendrix, a New York, dove Smith ha registrato Piss Factory, la sua prima canzone, nonché il leggendario disco Horses. L’intervista si ascolta e legge qui: The Active Voice: Patti Smith loves being alive.📰 Di stanchezza diffusa e solidarietà silenziosa
«Tu ascolti le mie canzoni in filodiffusione (cuffie senza fili ma fili noi, intrecciati così), puoi indovinare in quale momento volterò la pagina del libro che tengo alto sulla testa – lo tengo come una guida turistica il suo ombrellino di riconoscimento tra la folla, lo leggo come si leggono le stelle, sopra le teste di tuvtti».
C’è un nuovo post negli Affanni di Virginia Pignata (ti ricordi di lei? L’abbiamo incontrata nel Dispaccio #58. Perle) che, come sempre, rivela dettagli splendenti del mondo. Si legge qui: Le stanchezze che abbiamo in comune.
Conversazioni con chi ascolta, osserva, immagina, scrive:
Valentina Aversano, Basilico
Sbrina le idee, ecco cosa fa
: una creatura magnetica ed entusiasta, che sa ascoltare e innescare processi creativi, creare connessioni. In poche parole, è un faro nella notte, con un cuore grande.La classica domanda per iniziare: che combini, cosa fai nella vita?
Sono una consulente di comunicazione digitale freelance: mi prendo cura di persone e progetti che vogliono raccontarsi online in modo diverso, interessante e personale. Poi aiuto le idee a fare un salto e a diventare qualcosa di più concreto, che siano spazi o prodotti web. Dal 2019 leggo e rido insieme a Strategie Prenestine, gruppo di lettura che ho fondato insieme a Carola Moscatelli e che ha l’ambizione di portare il mondo a Roma est.
Come nasce Basilico? E come si integra con il tuo bellissimo blog e, oggi, con la tua attività di consulenza?
Ho spedito la prima newsletter ad aprile 2016: volevo riprendere a scrivere, ma cercavo un posto che fosse più nascosto del blog o dei social, più intimo. L’ho chiamata Basilico perché è una delle mie parole preferite e perché evoca un profumo che amo e che mi fa sentire felice. All’inizio la newsletter era un modo per condividere cose che mi piacevano, poi è diventata un diario molto personale e poi, dopo un po’ di pause e ripartenze, ha trovato la sua forma definitiva: una domenica al mese racconto una cosa che ho scoperto, una cosa che ho imparato e una cosa che mi ha fatto cambiare idea. L’idea è di Roberta Tedesco, digital strategist e mia amica dai tempi del liceo. La sua intuizione è stata geniale perché avere una gabbia fissa ha aiutato tantissimo la mia creatività e mi ha ridato il piacere di immaginare i contenuti per i vari numeri. Piano piano, grazie alla scrittura per la newsletter, ho ripreso anche ad aggiornare il blog: ho iniziato a scrivere online nel 2003, su Splinder, e ho sempre visto l’avere uno spazio tutto mio come il modo più libero di esprimermi e sperimentare. Oggi il blog è la casa dei miei pensieri, sia personali che professionali: racconto il mio lavoro e i progetti che seguo, immagino rubriche sulla creatività per divertirmi e fare approfondimento, condivido la mia passione per la lettura e ospito firme che mi piacciono, dal mio libraio Alessio Zambardi a Carola Moscatelli che scrive di cinema e serie tv, passando per Agnese Bregnocchi che scrive un diario a puntate sulla sua vita canadese. I pezzi escono due volte a settimana e sarebbe bello se riuscisse a crescere ancora: in futuro vorrei che somigliasse sempre di più a un magazine con ancora più voci, non solo la mia.
Quanto è importante essere consapevoli delle nostre conquiste ed essere generosi nella condivisione?
Stare online per me significa condividere: non tanto i momenti privati come in un reality con le telecamere accese 24 ore su 24, quanto quello che scopri, quello che impari, gli errori, le piccole gioie e le rivoluzioni.
Dal raccontare il proprio percorso e le proprie passioni possono nascere ispirazioni, progetti, incontri e nuove reti. La cosa più bella per me, poi, è condividere per dialogare: quando spedisco Basilico ricevo tante risposte da chi mi legge e così imparo, scopro, mi ispiro ancora.
Ogni invio della tua newsletter ha un preciso rimando musicale, nel titolo: quale potrebbe essere una tua playlist ideale?
Ho una playlist per qualsiasi cosa, dai pezzi che canto in playback per strada a quelli che mi aiutano a scrivere e a concentrarmi mentre lavoro. Mi piace ascoltare novità e innamorarmi di suoni che non conosco, ma poi torno sempre alla musica che mi fa sentire più a casa: sono e resterò sempre fan dei fine anni Novanta-primi Duemila perché il mio cuore batte per l’indie pop-electro-rock di quel periodo, dagli Strokes ai Death Cab for Cutie. Adesso però sono nel tunnel totale dei Nu Genea.
Uno sguardo al comodino: quali sono i libri che oggi consiglieresti?
Sto leggendo La ricreazione è finita di Dario Ferrari, uscito per Sellerio: mi sto divertendo moltissimo e lo consiglio perché racconta il mondo universitario con un’ironia dissacrante e un’intelligenza che manca a tanta cultura italiana. Tra gli altri colpi di fulmine recenti consiglio La dimensione oscura di Nona Fernandez (traduzione di Carlo Alberto Montalto, gran vía) e La cronologia dell’acqua di Lidia Yuknavitch (traduzione di Alessandra Castellazzi, nottetempo): sono due letture SBAM che mi hanno prima disintegrata e poi rimessa insieme, impossibile dimenticarle.
Un’ultima cosa, prima di scappare!
Giovedì 30 marzo sarò alla Biblioteca Valvassori Peroni di Milano, in compagnia di Maria Serra: insieme presenteremo il suo romanzo Il karma del camaleonte. Ci accompagneranno le letture dal vivo di Equi.Voci Lettori.
L’appuntamento (qui l’evento Facebook) è alle 18.00, ti unisci a noi?
Per il Dispaccio di oggi è tutto.
Che rapporto hai con i vulcani? Se hai voglia di condividere le tue idee, se hai domande, consigli, se non dormi, se pensi che parole e musica possano e debbano cambiare il mondo: scrivimi.
A presto,
Samantha