#97. Cambiamento
La musica come forza rivoluzionaria e il suo legame con l'ambiente; le voci di Djuena Tikuna, Baaba Maal, Lotta; e poi un appuntamento.
La musica è scintilla di cambiamento, una forza rivoluzionaria per sua stessa natura.
Ciao !
Quanto abbiamo bisogno, in questi tempi incerti, di cambiare, di costruire le fondamenta per un futuro migliore per noi e per chi verrà dopo? E come può la musica aiutarci?
Oggi torno su un tema molto caro ai Dispacci, il legame tra musica e ambiente, ricordando il potere che un canto o una melodia possono avere sia nell’aumentare la nostra consapevolezza, sia nell’unirci tutte e tutti verso un obiettivo comune.
Ci sono poi le esperienze di Djuena Tikuna dal Brasile, Baaba Maal dal Senegal e Lotta, italiana, che fondono arte e attivismo in ogni opera.
Quindi, cominciamo.
Per alzare la propria voce
C’è una frase cui penso spesso:
Ci sono argomenti, situazioni e sentimenti che gridano di essere cantati, anziché scritti.
Andrew Revkin
È di Andrew Revkin, giornalista scientifico e ambientale, da anni impegnato nella sensibilizzazione sui cambiamenti climatici, nonché musicista. La musica, infatti, è un catalizzatore di cambiamento per sua stessa natura: ovunque ci troviamo nel mondo, riesce a raccontare storie, trasmettere informazioni e veicolare idee.
Ha una forza straordinaria perché riesce a raggiungere un pubblico vasto, trasformando il pensiero individuale in collettivo, l’arte in pensiero politico e forza sociale. Pochi giorni fa ho incontrato Samuele Strufaldi che, parlando del suo progetto in Costa d’Avorio, ha sottolineato come questa esperienza gli abbia ricordato quanto la musica sia parte integrante della vita quotidiana. Non solo perché accompagna ogni evento sociale, ma anche perché coinvolge tutte e tutti nel canto e nella danza durante le diverse cerimonie.
Ci sono frammenti precisi della storia in cui la musica è protagonista: basta ricordare la nascita del blues, che fonde preghiera, ribellione e rivendicazione identitaria.
Tuttavia non è necessario viaggiare troppo indietro nel tempo. Parlando di ambiente, le tempeste di sabbia che sconvolsero gli Stati Uniti negli anni Trenta, descritte da John Steinbeck in Furore, ispirano le Dust Bowl Ballads di Woody Guthrie, il santo patrono della canzone di protesta, che sulla chitarra sfoggia la scritta “This machine kills fascists”. All’inizio degli anni Settanta risuona poi Big Yellow Taxi di Joni Mitchell, con il famoso verso “They paved paradise, put up a parking lot”.
Divagazioni storiche a parte, il vero punto di svolta, che interessa direttamente il legame tra musica e attivismo ambientale, è il Live Earth del 2007, una maratona musicale di ventiquattr’ore in diretta da otto città sparse per il mondo, ispirata allo storico Live Aid ma con il focus sull’urgenza della crisi ambientale. Diciassette anni fa.
Dall’inizio del nuovo Millennio, sempre più artisti hanno usato la musica per sensibilizzare sul tema ambientale: Björk con il disco Biophilia, Hands Off The Antarctic di Thom Yorke, All The Good Girls Go To Hell di Billie Eilish, che racconta di una California devastata dalle fiamme, e Grimes con il disco dall’eloquente titolo Miss Anthropocene.
La discografia di innumerevoli personalità artistiche più o meno note è punteggiata dalla crisi climatica e dall’urgenza di difendere l’ambiente.
Bonus track: The 1975 è una canzone dell’omonima band inglese che nasce intorno a un discorso di Greta Thunberg, pubblicata a un anno dal suo primo sciopero, nell’agosto del 2018.
C’è un fenomeno che merita ancora più attenzione: lo spostamento del baricentro verso i paesi in via di sviluppo e, soprattutto, verso le minoranze etniche e le comunità indigene. Qui la musica usa tutto il suo potere come mezzo irrefrenabile per alzare la propria voce, infrangere barriere e arrivare ovunque. Lo si percepisce ascoltando le canzoni di Djuena Tikuna dal Brasile o dei Café Tacvba dal Messico.
Infine, c’è un ultimo aspetto da considerare, che ci riporta a Edgard Varèse, secondo cui la musica è suono organizzato, di ogni tipo. Ascoltare la musica del pianeta, come le sonorizzazioni dei vulcani islandesi o dei ghiacciai in Groenlandia, consente agli scienziati di accedere a un bacino enorme di dati e, non meno importante, di divulgarli a un pubblico sempre più vasto.
Intervallo: un di Dispaccio di qualche tempo fa.
Esperienze straordinarie come quella di David Monacchi, che da anni raccoglie i suoni delle foreste pluviali e nella sua Sonosfera li trasforma in un vero e proprio “portale emozionale”, sono esemplari: chiunque si sieda all’interno del teatro vive un’esperienza unica, ed è informato anche sull’urgenza di salvaguardare gli ecosistemi in pericolo.
Se il mondo naturale sta gridando il proprio dolore, il minimo che possiamo fare è imparare ad ascoltarlo. E in questo senso, la musica è uno strumento quotidiano in sostegno al cambiamento.
Ascoltiamo musica con coscienza.
Scegliamo artiste e artisti che utilizzano la loro voce per sensibilizzare sui temi ambientali. Condividiamo la musica che ci ispira: diffondiamo i brani e i video musicali che ci hanno colpito, per amplificare il messaggio. Esploriamo le piattaforme musicali andando oltre i soliti confini, di genere e geografici. Supportiamo le artiste e gli artisti impegnati nell’attivismo: acquistiamo i loro album, partecipiamo ai loro concerti e ascoltiamo le cause che stanno loro a cuore.
Frontiere sonore
Natura e identità nella voce di Djuena Tikuna
Al secolo Denizia Araújo Peres, Djuena Tikuna è una cantante indigena dell’Amazzonia nonché prima giornalista indigena in Brasile. I suoi brani sono tutti interpretati nella lingua Tikuna, il popolo dell’Alto Rio Solimões, al confine tra tra Brasile, Colombia e Perù, ed evocano il rapporto simbiotico con la natura.
Sono tantissime le iniziative cui prende parte, una delle più popolari a livello globale è forse la sua esibizione alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, nel 2016, quando ha cantato l’inno nazionale brasiliano in Tikuna.
La terra cantata da Baaba Maal
Originario della città di Podor, nel nord del Senegal, Baaba Maal in quasi mezzo secolo dedicato alla musica non si è mai risparmiato nel raccontare le sue terre, utilizzando la lingua Fulani, e nel mettere l’accento sull’importanza della conservazione delle risorse naturali.
È impegnato anche in iniziative a sostegno dell’utilizzo di energie rinnovabili e dello sviluppo di un’agricoltura a basso impatto ambientale; inoltre, è UNCCD Goodwill and Land Ambassador.
Il nome nel destino di Lotta
Durante La Magma, camminata artistica che si è svolta a Parigi qualche settimana fa, Lotta lo ricorda senza mezzi termini:
Balleremo, canteremo e protesteremo insieme finché avremo voce e corpo per farlo.
Raccontare la crisi climatica attraverso la musica è la missione di Lotta, artivista per vocazione, che unisce nelle sue canzoni la potenza della musica per lasciar deflagrare il dissenso e l’urgenza di cambiamento.
Scritto e interpretato in prima persona, Detonazione è il suo spettacolo in tre atti per voce e contrabbasso.
Prima di chiudere il Dispaccio di oggi, un appuntamento speciale e che mi rende davvero entusiasta!
Al festival Minatori del Suono, sabato 22 giugno, Clara Pogliani del collettivo Ci Sarà Un Bel Clima e io saremo protagoniste del talk You say yo want the revolution: Musica, clima, cambiamenti.
L'evento si tiene a Madonna del Sasso (VB) e tutte le info sono qui.
D’accordo, l’agenda del mese di giugno è on fire, ma se hai cose da raccontarmi, mi troverai sempre qui. E se ti va di passare a trovarci a Minatori del Suono, palesati e facciamo due chiacchiere!
A presto, stai bene e occhio all’anticiclone Minosse.
Samantha